Riscrivere gli antichi dal tardo Quattrocento al Settecento, i moderni dal Classicismo rinascimentale all'Ottocento romantico: queste, nel loro libero intrecciarsi, le direttrici fondamentali della sequenza storica proposta nella prima parte del volume. Gli studi che la compongono si aprono con il biblico libro di Giuditta, che, rinarrato in forma di cantare dalla rimatrice fiorentina Lucrezia Tornabuoni intorno alla seconda metà del XV secolo; in forma di poema, a distanza di pochi decenni, dall'umanista spalatino Marko Marulić, rappresenta uno dei più importanti banchi di prova delle moderne letterature europee, e si chiudono con la versione in «italica favella» dell'Osman di Gundulić, con la quale il massimo poema del Barocco raguseo viene fatto conoscere al pubblico italiano di primo Ottocento attraverso il recupero dell'archetipo epico posto alla base della sua fonte di ispirazione primaria: la Gerusalemme liberata. Al centro di questa polarizzazione si colloca il sondaggio sul fitto dialogo intertestuale intrattenuto dall'autore dell'Osman con la tradizione italiana delle lacrime; la registrazione della memoria del Petrarca e del Tasso, del Tansillo e di Erasmo da Valvasone, del Guarini e di Girolamo Preti, di Gregorio Comanini e di Marino nella libera trasposizione del figliuol prodigo da lui prodotta negli anni Venti del Seicento. Sono invece le interne vicissitudini della letteratura nazionale a orientare comparatisticamente la ricerca sull'imitazione, sui furti, sulle poetiche (e impoetiche) riscritture dell'Eneide degli anni Trenta-Sessanta del Cinquecento, la lettura dell'attualizzante "travestimento" dell'Ars oraziana operato da Metastasio nel Settecento, i rilievi sulle tracce lasciate nella Liberata dal poema sacro rinascimentale, l'indagine sulle cinquecentesche metamorfosi del mito Proteo in Tasso, Patrizi, Sannazaro. La seconda parte del volume, per molti aspetti legata alla prima dalla medesima metodologia di analisi e dall'identica attenzione al rapporto Antichi-Moderni, ma incentrata su temi e forme della letteratura del Cinquecento, ospita contributi sugli scritti giovanili del filosofo di Cherso (Eridano, commento alle Rime del Contile, Barignano), un ritratto di Girolamo Muzio (duellante e duellista), una disamina dell'epistolario postumo di Sertorio Quattromani. Il volume è stato valutato "Eccellente" dai tre valutatori del CIVR che l'hanno sottoposto a esame.

Riscrivere gli antichi, riscrivere i moderni e altri studi di letteratura italiana e comparata tra Quattro e Ottocento

BORSETTO, LUCIANA
2002

Abstract

Riscrivere gli antichi dal tardo Quattrocento al Settecento, i moderni dal Classicismo rinascimentale all'Ottocento romantico: queste, nel loro libero intrecciarsi, le direttrici fondamentali della sequenza storica proposta nella prima parte del volume. Gli studi che la compongono si aprono con il biblico libro di Giuditta, che, rinarrato in forma di cantare dalla rimatrice fiorentina Lucrezia Tornabuoni intorno alla seconda metà del XV secolo; in forma di poema, a distanza di pochi decenni, dall'umanista spalatino Marko Marulić, rappresenta uno dei più importanti banchi di prova delle moderne letterature europee, e si chiudono con la versione in «italica favella» dell'Osman di Gundulić, con la quale il massimo poema del Barocco raguseo viene fatto conoscere al pubblico italiano di primo Ottocento attraverso il recupero dell'archetipo epico posto alla base della sua fonte di ispirazione primaria: la Gerusalemme liberata. Al centro di questa polarizzazione si colloca il sondaggio sul fitto dialogo intertestuale intrattenuto dall'autore dell'Osman con la tradizione italiana delle lacrime; la registrazione della memoria del Petrarca e del Tasso, del Tansillo e di Erasmo da Valvasone, del Guarini e di Girolamo Preti, di Gregorio Comanini e di Marino nella libera trasposizione del figliuol prodigo da lui prodotta negli anni Venti del Seicento. Sono invece le interne vicissitudini della letteratura nazionale a orientare comparatisticamente la ricerca sull'imitazione, sui furti, sulle poetiche (e impoetiche) riscritture dell'Eneide degli anni Trenta-Sessanta del Cinquecento, la lettura dell'attualizzante "travestimento" dell'Ars oraziana operato da Metastasio nel Settecento, i rilievi sulle tracce lasciate nella Liberata dal poema sacro rinascimentale, l'indagine sulle cinquecentesche metamorfosi del mito Proteo in Tasso, Patrizi, Sannazaro. La seconda parte del volume, per molti aspetti legata alla prima dalla medesima metodologia di analisi e dall'identica attenzione al rapporto Antichi-Moderni, ma incentrata su temi e forme della letteratura del Cinquecento, ospita contributi sugli scritti giovanili del filosofo di Cherso (Eridano, commento alle Rime del Contile, Barignano), un ritratto di Girolamo Muzio (duellante e duellista), una disamina dell'epistolario postumo di Sertorio Quattromani. Il volume è stato valutato "Eccellente" dai tre valutatori del CIVR che l'hanno sottoposto a esame.
2002
8876945946
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