Il giurista di formazione positivista tende comunemente ad escludere dal mondo del diritto l'idea di giustizia. Dimentica che il diritto non è mero esercizio di una tecnica, ma sottile esercizio di un'arte: ars boni et aequi. Le conseguenze sono di particolare gravità: sul piano della legislazione, perché la legge formale concepita come fine, e non come mezzo, può essere facile veicolo d'ingiustizia; sul piano della giurisdizione, perché un'attività interpretativa che non risponde ad esigenze di giustizia rischia di ridursi a strumento autoreferenziale del potere costituito. Nell'esperienza concreta dell'ordinamento italiano non mancano indicazioni di segno diverso, quali la sentenza della Suprema Corte n. 500/1999, in tema di risarcibilità degli interessi legittimi. Molte sono, tuttavia, le testimonianze di un modo di concepire il diritto che continua ad ignorare il problema della giustizia. Un'inversione di tendenza è più che auspicabile: la giustizia, e con essa il “senso del dovere” e la “legge morale” dovrebbero tornare ad ispirare il giurista; il diritto, inteso come ius, e non come lex, ne trarrebbe fondamentale giovamento.

Giustizia e ingiustizie

BERTOLISSI, MARIO
2004

Abstract

Il giurista di formazione positivista tende comunemente ad escludere dal mondo del diritto l'idea di giustizia. Dimentica che il diritto non è mero esercizio di una tecnica, ma sottile esercizio di un'arte: ars boni et aequi. Le conseguenze sono di particolare gravità: sul piano della legislazione, perché la legge formale concepita come fine, e non come mezzo, può essere facile veicolo d'ingiustizia; sul piano della giurisdizione, perché un'attività interpretativa che non risponde ad esigenze di giustizia rischia di ridursi a strumento autoreferenziale del potere costituito. Nell'esperienza concreta dell'ordinamento italiano non mancano indicazioni di segno diverso, quali la sentenza della Suprema Corte n. 500/1999, in tema di risarcibilità degli interessi legittimi. Molte sono, tuttavia, le testimonianze di un modo di concepire il diritto che continua ad ignorare il problema della giustizia. Un'inversione di tendenza è più che auspicabile: la giustizia, e con essa il “senso del dovere” e la “legge morale” dovrebbero tornare ad ispirare il giurista; il diritto, inteso come ius, e non come lex, ne trarrebbe fondamentale giovamento.
2004
Scritti in memoria di Livio Paladin
8824315364
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