Il testo presenta separatamente i contributi dei tre autori sul tema del riparto di giurisdizione. Vincenzo Carbone riparte dalle origini, ossia dalla l. 20 marzo 1865 n. 2248 all. E, per giungere fino al 1992, quando il sistema di riparto di giurisdizione, consolidato nella Costituzione, è stato messo in crisi dall'accoglimento, nella nostra legislazione, di principi comunitari in tema di appalti pubblici di lavori o forniture, con cui è stata introdotta una limitata risarcibilità degli interessi legittimi lesi, in violazione del diritto comunitario. L'A. si sofferma, in particolare, sul successivo ampliamento da parte del legislatore, dell'ambito della giurisdizione esclusiva e sull'intervento con cui la Corte costituzionale ha dichiarato l'incostituzionalità dell'art. 7 l. n. 205/2000. Claudio Consolo propone, invece, un'attenta e approfondita analisi della sentenza n. 204/2004 della Corte costituzionale, della quale richiama il percorso attraverso cui ha visto la luce, per riflettere, poi, sugli effetti incisivamente manipolativi da essa prodotti, che ci riconducono alle origini del riparto di giurisdizione tra giudici ordinari e amministrativi, così come impostato alla fine del secolo scorso. Anche Adolfo di Majo, nel suo contributo, esamina la sentenza n. 204/2004 della Corte costituzionale e propone alcune riflessioni critiche in ordine all'affermazione che la Pubblica Amministrazione deve agire "come autorità" di fronte al cittadino, per giustificare in tal modo la giurisdizione del giudice amministrativo. L'A. propone qualche considerazione critica anche riguardo alla discutibile attualità della tradizionale distinzione diritti - interessi legittimi, nell'ambito dei rapporti che scaturiscono dall'agire della P.A.

Il "waltzer delle giurisdizioni" rigira e ritorna a fine ottocento

CONSOLO, CLAUDIO;
2004

Abstract

Il testo presenta separatamente i contributi dei tre autori sul tema del riparto di giurisdizione. Vincenzo Carbone riparte dalle origini, ossia dalla l. 20 marzo 1865 n. 2248 all. E, per giungere fino al 1992, quando il sistema di riparto di giurisdizione, consolidato nella Costituzione, è stato messo in crisi dall'accoglimento, nella nostra legislazione, di principi comunitari in tema di appalti pubblici di lavori o forniture, con cui è stata introdotta una limitata risarcibilità degli interessi legittimi lesi, in violazione del diritto comunitario. L'A. si sofferma, in particolare, sul successivo ampliamento da parte del legislatore, dell'ambito della giurisdizione esclusiva e sull'intervento con cui la Corte costituzionale ha dichiarato l'incostituzionalità dell'art. 7 l. n. 205/2000. Claudio Consolo propone, invece, un'attenta e approfondita analisi della sentenza n. 204/2004 della Corte costituzionale, della quale richiama il percorso attraverso cui ha visto la luce, per riflettere, poi, sugli effetti incisivamente manipolativi da essa prodotti, che ci riconducono alle origini del riparto di giurisdizione tra giudici ordinari e amministrativi, così come impostato alla fine del secolo scorso. Anche Adolfo di Majo, nel suo contributo, esamina la sentenza n. 204/2004 della Corte costituzionale e propone alcune riflessioni critiche in ordine all'affermazione che la Pubblica Amministrazione deve agire "come autorità" di fronte al cittadino, per giustificare in tal modo la giurisdizione del giudice amministrativo. L'A. propone qualche considerazione critica anche riguardo alla discutibile attualità della tradizionale distinzione diritti - interessi legittimi, nell'ambito dei rapporti che scaturiscono dall'agire della P.A.
2004
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