Iniziamo con un esempio. Porto un amico in una stanza. In quella stanza vi sono un tavolo, una sedia, un libro ed un gatto che dorme sopra la sedia. Niente altro. Chiedo: “Quanti oggetti ci sono nella stanza?”. Supponiamo che la risposta dell’amico sia: “Quattro”. Continuo chiedendo: “Quali sono?”. Risposta: “Un tavolo, una sedia, un libro ed un gatto”. Ribatto: “E non conti te stesso?”. “Allora cinque”. “E le pagine del libro? E le gambe della sedia? La coda del gatto?”. Così di seguito 1. Un modo per bloccare questa catena di quesiti consiste nel sostenere che la domanda iniziale è mal posta. Sarebbe correttamente formulata se fossero specificati i tipi di oggetti da contare 2. Perciò è corretto chiedere quanti tavoli ci sono nella stanza, o quante sedie, o quanti libri, o quanti gatti, o quanti esseri umani... dal momento che in questi casi si fornisce un’appropriata specificazione del quesito in questione. Nello specificare i tipi di oggetti da contare, ai termini per tipi— i termini sortali — quali ad esempio “tavolo”, “sedia”, “libro”, “gatto”, “essere umano”..., sono associati, in un qualche modo, criteri d’identità. Condizione necessaria e sufficiente per la correttezza del quesito è la sua specificazione nei termini di un tipo — espresso per mezzo di un termine sortale — ed il possesso di un criterio d’identità per quel tipo. L’obiettivo di questo lavoro è quello di fornire un’analisi dell’espressione “criterio d’identità”. Intendo escludere che alcuni significati standard siano il significato dell’espressione in questione. Se il significato di “criterio d’identità” è uno di questi allora la soluzione proposta per bloccare la catena di quesiti prodotti dalla domanda: “Quanti oggetti ci sono nella stanza?” è falsa.

Sul contare oggetti. Contro una proposta (fatte le debite precisazioni)

CARRARA, MASSIMILIANO
2000

Abstract

Iniziamo con un esempio. Porto un amico in una stanza. In quella stanza vi sono un tavolo, una sedia, un libro ed un gatto che dorme sopra la sedia. Niente altro. Chiedo: “Quanti oggetti ci sono nella stanza?”. Supponiamo che la risposta dell’amico sia: “Quattro”. Continuo chiedendo: “Quali sono?”. Risposta: “Un tavolo, una sedia, un libro ed un gatto”. Ribatto: “E non conti te stesso?”. “Allora cinque”. “E le pagine del libro? E le gambe della sedia? La coda del gatto?”. Così di seguito 1. Un modo per bloccare questa catena di quesiti consiste nel sostenere che la domanda iniziale è mal posta. Sarebbe correttamente formulata se fossero specificati i tipi di oggetti da contare 2. Perciò è corretto chiedere quanti tavoli ci sono nella stanza, o quante sedie, o quanti libri, o quanti gatti, o quanti esseri umani... dal momento che in questi casi si fornisce un’appropriata specificazione del quesito in questione. Nello specificare i tipi di oggetti da contare, ai termini per tipi— i termini sortali — quali ad esempio “tavolo”, “sedia”, “libro”, “gatto”, “essere umano”..., sono associati, in un qualche modo, criteri d’identità. Condizione necessaria e sufficiente per la correttezza del quesito è la sua specificazione nei termini di un tipo — espresso per mezzo di un termine sortale — ed il possesso di un criterio d’identità per quel tipo. L’obiettivo di questo lavoro è quello di fornire un’analisi dell’espressione “criterio d’identità”. Intendo escludere che alcuni significati standard siano il significato dell’espressione in questione. Se il significato di “criterio d’identità” è uno di questi allora la soluzione proposta per bloccare la catena di quesiti prodotti dalla domanda: “Quanti oggetti ci sono nella stanza?” è falsa.
2000
La relazione uomo-mondo
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11577/1340525
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