Il saggio presenta una ricostruzione della riflessione che Antonio Rosmini sviluppa intorno al tema del dispotismo in generale e del dispotismo delle masse, in particolare. Si pone l’accento sul fatto che il Roveretano, coerentemente con il suo spirito analitico e sistematico, offre più definizioni di dispotismo, a vari livelli di approfondimento e allo scopo di esaminare il concetto e guardare il fenomeno da più punti di vista. Il dispotismo, bersaglio polemico dei suoi scritti di filosofia politica e giuridica, si identifica, principalmente, con l’ingiustizia del potere: nell’ottica rosminiana la gestione dispotica del potere politico ha le sue origini nel tentativo di assolutizzazione del potere stesso. A nostro giudizio, Rosmini riconduce tale tentativo a radici razionalistiche e alla dottrina del diritto divino dei re. Ispirandosi a Tocqueville, e coerentemente con le sue premesse antropologiche, il Roveretano illustra il rischio di perdere la libertà che caratterizza le società politiche democratiche, in cui la tirannia delle maggioranze tende a soffocare i diritti di ogni minoranza, in nome dell’utilità pubblica e senza alcun rispetto per il diritto di natura e di ragione, sul quale ogni società civile rettamente costituita dovrebbe fondarsi.
Antonio Rosmini: il dispotismo delle masse
FERRONATO, MARTA
2004
Abstract
Il saggio presenta una ricostruzione della riflessione che Antonio Rosmini sviluppa intorno al tema del dispotismo in generale e del dispotismo delle masse, in particolare. Si pone l’accento sul fatto che il Roveretano, coerentemente con il suo spirito analitico e sistematico, offre più definizioni di dispotismo, a vari livelli di approfondimento e allo scopo di esaminare il concetto e guardare il fenomeno da più punti di vista. Il dispotismo, bersaglio polemico dei suoi scritti di filosofia politica e giuridica, si identifica, principalmente, con l’ingiustizia del potere: nell’ottica rosminiana la gestione dispotica del potere politico ha le sue origini nel tentativo di assolutizzazione del potere stesso. A nostro giudizio, Rosmini riconduce tale tentativo a radici razionalistiche e alla dottrina del diritto divino dei re. Ispirandosi a Tocqueville, e coerentemente con le sue premesse antropologiche, il Roveretano illustra il rischio di perdere la libertà che caratterizza le società politiche democratiche, in cui la tirannia delle maggioranze tende a soffocare i diritti di ogni minoranza, in nome dell’utilità pubblica e senza alcun rispetto per il diritto di natura e di ragione, sul quale ogni società civile rettamente costituita dovrebbe fondarsi.Pubblicazioni consigliate
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