Il contributo si apre affrontando la questione di metodo posta dall’atipicità del repertorio liturgico, che non è il canto di un momento storico circoscritto né l’espressione di un’area delimitata, ma rappresenta il risultato di una sedimentazione plurisecolare e l’applicazione di un linguaggio unico e tendenzialmente universale, elaborato in epoca medievale. Partendo da questo presupposto, il testimone liturgico-musicale più antico della cattedrale di Padova, il Liber ordinarius E57 del sec. XIII, che riserva un'importanza insolita alla dimensione musicale, viene prima letto e commentato in rapporto alle vicende e alle testimonianze che hanno segnato la formazione delle realtà ecclesiali nell’Italia nordorientale. Si passa quindi ad esaminare l’organizzazione del canto rubricata nel ms. E57, che viene ricostruita utilizzando anche altre fonti della Biblioteca del Seminario e della Biblioteca Capitolare di Padova (S697, B16*, A20*, C56-56) e, quindi, restituita nelle sue disposizioni generali, nei riti solenni, nelle processioni e nei drammi liturgici, mettendo in rilievo le specificità e gli unica. Pur presentando numerose particolarità sia nei testi che nelle intonazioni, in generale la liturgia medievale di Padova risulta fedele all’ordo romano e trova conferma nei repertori internazionali. Il principale elemento di distinzione consiste nell’originale gestione dei testi e dei canti, resi funzionali ad una liturgia di azione che, attraverso i ruoli assegnati ai singoli ministri del culto da una regia molto accurata e attenta, privilegia la rappresentazione e il coinvolgimento, attribuendo alla celebrazione dei riti in canto un forte significato rievocativo.

Musica e liturgia nella canonica Sanctae Mariae Patavensis ecclesiae. Il ms. E57 (sec. XIII) della Biblioteca capitolare di Padova

LOVATO, ANTONIO
2003

Abstract

Il contributo si apre affrontando la questione di metodo posta dall’atipicità del repertorio liturgico, che non è il canto di un momento storico circoscritto né l’espressione di un’area delimitata, ma rappresenta il risultato di una sedimentazione plurisecolare e l’applicazione di un linguaggio unico e tendenzialmente universale, elaborato in epoca medievale. Partendo da questo presupposto, il testimone liturgico-musicale più antico della cattedrale di Padova, il Liber ordinarius E57 del sec. XIII, che riserva un'importanza insolita alla dimensione musicale, viene prima letto e commentato in rapporto alle vicende e alle testimonianze che hanno segnato la formazione delle realtà ecclesiali nell’Italia nordorientale. Si passa quindi ad esaminare l’organizzazione del canto rubricata nel ms. E57, che viene ricostruita utilizzando anche altre fonti della Biblioteca del Seminario e della Biblioteca Capitolare di Padova (S697, B16*, A20*, C56-56) e, quindi, restituita nelle sue disposizioni generali, nei riti solenni, nelle processioni e nei drammi liturgici, mettendo in rilievo le specificità e gli unica. Pur presentando numerose particolarità sia nei testi che nelle intonazioni, in generale la liturgia medievale di Padova risulta fedele all’ordo romano e trova conferma nei repertori internazionali. Il principale elemento di distinzione consiste nell’originale gestione dei testi e dei canti, resi funzionali ad una liturgia di azione che, attraverso i ruoli assegnati ai singoli ministri del culto da una regia molto accurata e attenta, privilegia la rappresentazione e il coinvolgimento, attribuendo alla celebrazione dei riti in canto un forte significato rievocativo.
2003
Canonici delle cattedrali nel medioevo
8883142128
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