Il lavoro espone i risultati degli studi cristallochimici e isotopici condotti sulle ossa dello scheletro conservate nell'abbazia benedettina di Santa Giustina a Padova, che una tradizione medievale attribuisce a San Luca evangelista. Sono state utilizzate metodologie analitiche precise e poco distruttive al fine di garantire la massima integrità dei reperti in studio (microscopia ottica ed elettronica) diffrattometria e spettrometria dei raggi X, spettrometria di massa per gli isotopi del piombo e del carbonio). E' stato caratterizzato il tessuto osseo del femore, tale tessuto appare fortemente alterato dai processi di alterazione microbica ed è interessato da evidenti processi di ricristallizzazione. Sono state studiate le incrostazioni della superficie esterna delle ossa del bacino, prodotte da una intensa quanto rapida aggrossione del piombo della bara durante il processo di decomposizione cadaverica. Vengono poste in relazione cronologica scheletro e cassa e ricostruiti alcuni eventi della storia post-deposizionale della salma, documentando inoppugnabilmente che la attuale cassa è quella originaria. Le analisi del radiocarbonio 14C, condotte in due diversi laboratori (Tucson e Oxford) forniscono datazioni tra loro congruenti entro i limiti dell'errore. In funzione del diverso grado di confidenza vengono definiti gli intervalli temporali dal II al IV secolo A.D.(1σ) e dalla seconda metà del I all'inizio del V secolo A.D. (2σ). Una analoga datazione, condotta su frammenti del teschio attribuita all'evangelista Luca conservato in vativcano, evidenzia come tale reliquia. databile al V-VI secolo non possa essere correlato allo scheletro padovano.

Indagini sulle reliquie attribuite a "San Luca Evangelista", Basilica di Santa Giustina in Padova: studi cristallochimici, isotopici e datazione mediante 14C dei reperti ossei

MOLIN, GIANMARIO;SALVIULO, GABRIELLA;
2003

Abstract

Il lavoro espone i risultati degli studi cristallochimici e isotopici condotti sulle ossa dello scheletro conservate nell'abbazia benedettina di Santa Giustina a Padova, che una tradizione medievale attribuisce a San Luca evangelista. Sono state utilizzate metodologie analitiche precise e poco distruttive al fine di garantire la massima integrità dei reperti in studio (microscopia ottica ed elettronica) diffrattometria e spettrometria dei raggi X, spettrometria di massa per gli isotopi del piombo e del carbonio). E' stato caratterizzato il tessuto osseo del femore, tale tessuto appare fortemente alterato dai processi di alterazione microbica ed è interessato da evidenti processi di ricristallizzazione. Sono state studiate le incrostazioni della superficie esterna delle ossa del bacino, prodotte da una intensa quanto rapida aggrossione del piombo della bara durante il processo di decomposizione cadaverica. Vengono poste in relazione cronologica scheletro e cassa e ricostruiti alcuni eventi della storia post-deposizionale della salma, documentando inoppugnabilmente che la attuale cassa è quella originaria. Le analisi del radiocarbonio 14C, condotte in due diversi laboratori (Tucson e Oxford) forniscono datazioni tra loro congruenti entro i limiti dell'errore. In funzione del diverso grado di confidenza vengono definiti gli intervalli temporali dal II al IV secolo A.D.(1σ) e dalla seconda metà del I all'inizio del V secolo A.D. (2σ). Una analoga datazione, condotta su frammenti del teschio attribuita all'evangelista Luca conservato in vativcano, evidenzia come tale reliquia. databile al V-VI secolo non possa essere correlato allo scheletro padovano.
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