L'A. espone alcune riflessioni sul processo inglese davanti alla High Court cui ha partecipato come litigating solicitor. Secondo l'A. la vera caratteristica che rende il processo inglese così diverso dai nostri, che chiamiamo di civil law, ed assai diverso dallo stesso processo statunitense e, probabilmente, dallo stesso processo civile più o meno globalizzato che potrebbe forse prendere piede in estremo Oriente è proprio una elevata, ed ivi ancora persistente, autoreferenzialità corporativa: nessuna riforma illuministica volta a debellarla autoritariamente (come in Austria e Prussia), nessun socialismo giuridico o dottrine cristiano-sociali volte a funzionalizzarla a battaglie più ampie. La quale situazione se non astorica è almeno ingombrante e talora imbarazzante, però non secerne solo difetti ma anche molte virtù, a cominciare dalle modalità con le quali avviene la selezione dei giudici. Non si può diventare giudice se non si è stati a lungo barrister o, qualche rara volta, ma solo se si è veramente "smart", anche solicitor. Occorre avere molti anni di professione e, oltre all'età, occorre che la fama del candidato sia avvertita nell'ambiente specie per effetto del modo incisivo e preminentemente orale di argomentare durante i trials. Questo modo di fare processo, dal sapore un po' arcaico, nell'ultimo trentennio ha saputo scoprire le esigenze dell'economia globalizzata. E ciò perché, nonostante tutta quella autoreferenzialità corporativa, i membri più distinti della lawyers community sono persone molto intelligenti, educate in maniera prensile, che godono di una visione mista economia e diritto tipica della tradizione giuridico-ebraica.

Il processo civile alla High Court di Londra, un intarsio fra Medioevo e globalizzazione economica.

CONSOLO, CLAUDIO
2009

Abstract

L'A. espone alcune riflessioni sul processo inglese davanti alla High Court cui ha partecipato come litigating solicitor. Secondo l'A. la vera caratteristica che rende il processo inglese così diverso dai nostri, che chiamiamo di civil law, ed assai diverso dallo stesso processo statunitense e, probabilmente, dallo stesso processo civile più o meno globalizzato che potrebbe forse prendere piede in estremo Oriente è proprio una elevata, ed ivi ancora persistente, autoreferenzialità corporativa: nessuna riforma illuministica volta a debellarla autoritariamente (come in Austria e Prussia), nessun socialismo giuridico o dottrine cristiano-sociali volte a funzionalizzarla a battaglie più ampie. La quale situazione se non astorica è almeno ingombrante e talora imbarazzante, però non secerne solo difetti ma anche molte virtù, a cominciare dalle modalità con le quali avviene la selezione dei giudici. Non si può diventare giudice se non si è stati a lungo barrister o, qualche rara volta, ma solo se si è veramente "smart", anche solicitor. Occorre avere molti anni di professione e, oltre all'età, occorre che la fama del candidato sia avvertita nell'ambiente specie per effetto del modo incisivo e preminentemente orale di argomentare durante i trials. Questo modo di fare processo, dal sapore un po' arcaico, nell'ultimo trentennio ha saputo scoprire le esigenze dell'economia globalizzata. E ciò perché, nonostante tutta quella autoreferenzialità corporativa, i membri più distinti della lawyers community sono persone molto intelligenti, educate in maniera prensile, che godono di una visione mista economia e diritto tipica della tradizione giuridico-ebraica.
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