Ormai consolidato intorno al 1830-1835, come attestano le pagine di Scipione Sighele e di Francesco Antonio Marsilli, il romanticismo trentino si innesta su un classicismo nettamente sbilanciato sul versante della gravitas, frutto dei contatti con la cultura tedesca e del ruolo svolto dall’Accademia Roveretana degli Agiati. La vita culturale trentina della prima metà dell’Ottocento è segnata dalla fedeltà al suo recente passato e, intrisa di classicità in misura molto maggiore di quanto non avvenga nel resto d’Italia, spicca la sua estrema apertura non per il suo bisogno di omologazione. L’età romantica è per la regione un momento di straordinaria vitalità. La mancanza di un personaggio di assoluto rilievo capace di imporsi sulla scena nazionale, con la sola controversa eccezione del Prati, non basta a modificare il giudizio complessivo, ed è merito indiscusso delle folta schiera di letterati trentini( Zajotti, Gazzoletti, Bresciani, Puecher Passavalli, Gar, Marsilli, Maffei) tutti variamente collegati all’area veneta, aver irrobustito il nostro romanticismo di competenze peculiari in ambiti altrimenti negletti come la poesia in vernacolo, la traduzione e la ricerca storica e archivistica. Ancora legati alla tradizione, non immuni da nostalgie puriste, convinti della funzione civile della letteratura, sensibili ai problemi dell’educazione popolare e della stampa periodica, attenti con inclinazioni puriste, alla questione della lingua: questi sembrano essere i romantici trentini.
Romanticismo italiano e romanticismo trentino: ipotesi e materiali di ricerca
RASI, DONATELLA
2002
Abstract
Ormai consolidato intorno al 1830-1835, come attestano le pagine di Scipione Sighele e di Francesco Antonio Marsilli, il romanticismo trentino si innesta su un classicismo nettamente sbilanciato sul versante della gravitas, frutto dei contatti con la cultura tedesca e del ruolo svolto dall’Accademia Roveretana degli Agiati. La vita culturale trentina della prima metà dell’Ottocento è segnata dalla fedeltà al suo recente passato e, intrisa di classicità in misura molto maggiore di quanto non avvenga nel resto d’Italia, spicca la sua estrema apertura non per il suo bisogno di omologazione. L’età romantica è per la regione un momento di straordinaria vitalità. La mancanza di un personaggio di assoluto rilievo capace di imporsi sulla scena nazionale, con la sola controversa eccezione del Prati, non basta a modificare il giudizio complessivo, ed è merito indiscusso delle folta schiera di letterati trentini( Zajotti, Gazzoletti, Bresciani, Puecher Passavalli, Gar, Marsilli, Maffei) tutti variamente collegati all’area veneta, aver irrobustito il nostro romanticismo di competenze peculiari in ambiti altrimenti negletti come la poesia in vernacolo, la traduzione e la ricerca storica e archivistica. Ancora legati alla tradizione, non immuni da nostalgie puriste, convinti della funzione civile della letteratura, sensibili ai problemi dell’educazione popolare e della stampa periodica, attenti con inclinazioni puriste, alla questione della lingua: questi sembrano essere i romantici trentini.Pubblicazioni consigliate
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