L’ipotesi di base della ricerca presentata - ipotesi sottesa anche a ricerche precedenti da me condotte con adulti (Zammuner 1993b, 1996) - è che l’emozione estetica possa e debba essere considerata del tutto simile ad altre emozioni (ad es., paura, tristezza, ecc.), e dunque concettualizzata ed analizzata in termini di componenti emozionali, e di struttura e ‘decorso’ del processo emotivo. Si ipotizza perciò che essa non sia una «emozione di lusso», ma che abbia invece, tanto quanto le altre emozioni, una funzione importante di segnale circa la qualità e la salienza, in un dato momento, dell’interazione tra persona e mondo. Naturalmente, così come avviene per qualunque emozione, anche l’emozione estetica ‘prototipica’ ha in qualche misura una sua natura ‘peculiare’, specifica che, come mostreranno i risultati della ricerca, non può che riguardare le sue componenti, i suoi antecedenti e le sue conseguenze, vale a dire gli oggetti e le circostanze che la elicitano, le costellazioni di ‘sentimenti’ in cui si articola, i comportamenti e le tendenze d’azione che suscita, le sue risposte espressive tipiche, e così via. Centrale anche nell’accezione più comune di esperienza/emozione estetica è comunque soprattutto il fatto che uno dei ‘giudizi’ fondamentali sull’oggetto viene espresso lungo la dimensione bello-brutto. In questo capitolo discuteremo l’esperienza estetica in quanto esperienza emotiva, ipotizzando che essa non sia dissimile da altre esperienze emotive, e dunque che sia proficuo concettualizzarla ed analizzarla così come si concettualizzano ed analizzano altre emozioni. In altre parole, annulleremo, per così dire, la dicotomia cognizione-emozione in una concettualizzazione in cui la cognizione è parte integrante, costitutiva dell’esperienza emotiva.
L'emozione estetica negli adolescenti
ZAMMUNER, VANDA
2001
Abstract
L’ipotesi di base della ricerca presentata - ipotesi sottesa anche a ricerche precedenti da me condotte con adulti (Zammuner 1993b, 1996) - è che l’emozione estetica possa e debba essere considerata del tutto simile ad altre emozioni (ad es., paura, tristezza, ecc.), e dunque concettualizzata ed analizzata in termini di componenti emozionali, e di struttura e ‘decorso’ del processo emotivo. Si ipotizza perciò che essa non sia una «emozione di lusso», ma che abbia invece, tanto quanto le altre emozioni, una funzione importante di segnale circa la qualità e la salienza, in un dato momento, dell’interazione tra persona e mondo. Naturalmente, così come avviene per qualunque emozione, anche l’emozione estetica ‘prototipica’ ha in qualche misura una sua natura ‘peculiare’, specifica che, come mostreranno i risultati della ricerca, non può che riguardare le sue componenti, i suoi antecedenti e le sue conseguenze, vale a dire gli oggetti e le circostanze che la elicitano, le costellazioni di ‘sentimenti’ in cui si articola, i comportamenti e le tendenze d’azione che suscita, le sue risposte espressive tipiche, e così via. Centrale anche nell’accezione più comune di esperienza/emozione estetica è comunque soprattutto il fatto che uno dei ‘giudizi’ fondamentali sull’oggetto viene espresso lungo la dimensione bello-brutto. In questo capitolo discuteremo l’esperienza estetica in quanto esperienza emotiva, ipotizzando che essa non sia dissimile da altre esperienze emotive, e dunque che sia proficuo concettualizzarla ed analizzarla così come si concettualizzano ed analizzano altre emozioni. In altre parole, annulleremo, per così dire, la dicotomia cognizione-emozione in una concettualizzazione in cui la cognizione è parte integrante, costitutiva dell’esperienza emotiva.File | Dimensione | Formato | |
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