La ricerca indaga il ruolo svolto da élite intellettuali nella genealogia della guerra dei Balcani e oggetto d'indagine è il Memorandum stilato nel 1986 dalla prestigiosa Accademia delle Scienze e delle Arti di Belgrado, un testo che ha avuto una rapida ed estesa diffusione. Nel documento si analizza la fine della Jugoslavia indicando cause e soluzioni, "prima" che il conflitto sfociasse in guerra. Il testo è stato studiato utilizzando il programma Spad-t, il quale permette di applicare l'analisi delle corrispondenze lessicali a dati testuali. Tutti i principali fattori emersi contribuiscono a descrivere la condizione del popolo serbo lungo una "dimensione etnica". Si registra una contrapposizione tra i serbi e un generico "loro" (i non serbi). Tale contrapposizione fonda la "costruzione del nemico", il quale, essendo non serbo, viene percepito come una "minaccia". Una simile minaccia assume anche i toni di una paura culturale, espressa soprattutto sul piano della "contaminazione linguistica". Infatti la lingua è una delle caratteristiche fondamentali dell'identità etnica, per questo motivo risulta essere una via privilegiata quando si attivano processi di "differenziazione intergruppi". Nella parte relativa al Kosovo, è interessante il risultato che vede la "causa del conflitto" nella "diversità etnica". La dimensione civica che caratterizzava la realtà sociale della ex Jugoslavia viene completamente soffocata dall'affermazione violenta e perentoria del demico (la "serbitudine").

Civico e demico nelle ideologie nazionaliste distruttive. La città come nemico nel conflitto dei Balcani

ZAMPERINI, ADRIANO
2002

Abstract

La ricerca indaga il ruolo svolto da élite intellettuali nella genealogia della guerra dei Balcani e oggetto d'indagine è il Memorandum stilato nel 1986 dalla prestigiosa Accademia delle Scienze e delle Arti di Belgrado, un testo che ha avuto una rapida ed estesa diffusione. Nel documento si analizza la fine della Jugoslavia indicando cause e soluzioni, "prima" che il conflitto sfociasse in guerra. Il testo è stato studiato utilizzando il programma Spad-t, il quale permette di applicare l'analisi delle corrispondenze lessicali a dati testuali. Tutti i principali fattori emersi contribuiscono a descrivere la condizione del popolo serbo lungo una "dimensione etnica". Si registra una contrapposizione tra i serbi e un generico "loro" (i non serbi). Tale contrapposizione fonda la "costruzione del nemico", il quale, essendo non serbo, viene percepito come una "minaccia". Una simile minaccia assume anche i toni di una paura culturale, espressa soprattutto sul piano della "contaminazione linguistica". Infatti la lingua è una delle caratteristiche fondamentali dell'identità etnica, per questo motivo risulta essere una via privilegiata quando si attivano processi di "differenziazione intergruppi". Nella parte relativa al Kosovo, è interessante il risultato che vede la "causa del conflitto" nella "diversità etnica". La dimensione civica che caratterizzava la realtà sociale della ex Jugoslavia viene completamente soffocata dall'affermazione violenta e perentoria del demico (la "serbitudine").
2002
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