L’applicazione della Microscopia a Forza Atomica per lo studio delle “biosuperfici”, intese come superfici inorganiche modificate con biomolecole variamente ancorate, sta aprendo la strada alla comprensione dei fenomeni d’interazione tra macromolecole. Una promettente applicazione sembra essere quella relativa all’impiego dell’AFM nella ricerca genica, per la visualizzazione dei cambiamenti e delle variazioni conformazionali degli acidi nucleici in funzione delle caratteristiche dell’ambiente e delle interazioni con le proteine. Per ottenere questi risultati è necessario disporre di supporti ai quali sia possibile legare stabilmente e specificamente le molecole biologiche d’interesse, privi di contaminazioni superficiali che potrebbero inficiare i risultati. Con entrambe le procedure presentate sono stati realizzati supporti solidi piatti, puliti e caratterizzati da un controllato e riproducibile numero di gruppi funzionali disponibili. Queste procedure sono state ottimizzate per ottenere allo stesso tempo la superficie con la minor rugosità e la più elevata densità superficiale di gruppi –NH2, valutando al contempo quale fosse il miglior amminosilano per la reazione considerata. I supporti così preparati costituiscono un buon biomateriale di partenza per la successiva immobilizzazione di molecole biologiche sia in forma di film sottili sia, mediante l’introduzione di gruppi specifici superficiali, come molecole isolate

Gli ω-amminosilani nella preparazione di superfici piatte e chimicamente attive: caratterizzazione mediante AFM e fluorescenza

ZENNARO, LUCIO
2001

Abstract

L’applicazione della Microscopia a Forza Atomica per lo studio delle “biosuperfici”, intese come superfici inorganiche modificate con biomolecole variamente ancorate, sta aprendo la strada alla comprensione dei fenomeni d’interazione tra macromolecole. Una promettente applicazione sembra essere quella relativa all’impiego dell’AFM nella ricerca genica, per la visualizzazione dei cambiamenti e delle variazioni conformazionali degli acidi nucleici in funzione delle caratteristiche dell’ambiente e delle interazioni con le proteine. Per ottenere questi risultati è necessario disporre di supporti ai quali sia possibile legare stabilmente e specificamente le molecole biologiche d’interesse, privi di contaminazioni superficiali che potrebbero inficiare i risultati. Con entrambe le procedure presentate sono stati realizzati supporti solidi piatti, puliti e caratterizzati da un controllato e riproducibile numero di gruppi funzionali disponibili. Queste procedure sono state ottimizzate per ottenere allo stesso tempo la superficie con la minor rugosità e la più elevata densità superficiale di gruppi –NH2, valutando al contempo quale fosse il miglior amminosilano per la reazione considerata. I supporti così preparati costituiscono un buon biomateriale di partenza per la successiva immobilizzazione di molecole biologiche sia in forma di film sottili sia, mediante l’introduzione di gruppi specifici superficiali, come molecole isolate
2001
Atti - Scuola Nazionale di Biofisica, IX ciclo
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