Significativo già il titolo, che indica oggetto della ricerca non solo la vera e propria congiura eversiva del 63, ma sia riallaccia agli smacchi elettorali subiti in precedenza da Catilina, dalla doppia ripulsa del 66 per mano del console ostile Volcacio Tullo, fino alle bocciature comiziali del 64 e del 63 a.C. Viene così spiegato perché Catilina si allei con Autronio Peto nei moti del gennaio 65 e possa allora aspirare fondatamente al consolato, e come abbia goduto all’inizio dell’appoggio di Crasso e Cesare, poi orientati su altri candidati dopo aver constatato che Catilina intendeva promuovere una politica personalistica, contravvenendo alle loro direttive. Si risolve altresì la discrepanza fra la data indicata da Sallustio per l’avvio della seconda congiura, a metà dell’anno 64, e quanto si evince da Cicerone e dalla tradizione liviana, con spostamento alla seconda metà del 63. Il fatto è che Cicerone, che ha condizionata l’intera produzione seriore, (come sarà per il ruolo di Antonio ai Lupercali del 44), Livio compreso, considera la coniuratio solo da quando divenne rivolta armata, ma concorda implicitamente con Sallustio quando risulta allarmato fin dall’inizio del suo consolato, con la preoccupazione di neutralizzare Antonio Ibrida mediante la permutatio provinciarum. Cicerone e Sallustio finiscono così per collimare, non solo sul piano evenemenziale, ma anche sulla valutazione dei veri obiettivi dei catilinari: arrivare al potere per via legale, mediante il consolato di Catilina con Ibrida e mediante l’intesa con Lentulo Sura pretore e alcuni tribuni, per poi instaurare un regime assolutistico previa resa dei conti tra i due provvisori alleati, reciprocamente decisi a giocarsi a vicenda, in quanto entrambi smaniosi del potere assoluto, Catilina per emulazione di Silla e Lentulo Sura inebriato dalla profezia del terzo Cornelio, dopo Cinna e Silla, destinato a possedere Roma.

Le congiure di Catilina

BESSONE, LUIGI
2004

Abstract

Significativo già il titolo, che indica oggetto della ricerca non solo la vera e propria congiura eversiva del 63, ma sia riallaccia agli smacchi elettorali subiti in precedenza da Catilina, dalla doppia ripulsa del 66 per mano del console ostile Volcacio Tullo, fino alle bocciature comiziali del 64 e del 63 a.C. Viene così spiegato perché Catilina si allei con Autronio Peto nei moti del gennaio 65 e possa allora aspirare fondatamente al consolato, e come abbia goduto all’inizio dell’appoggio di Crasso e Cesare, poi orientati su altri candidati dopo aver constatato che Catilina intendeva promuovere una politica personalistica, contravvenendo alle loro direttive. Si risolve altresì la discrepanza fra la data indicata da Sallustio per l’avvio della seconda congiura, a metà dell’anno 64, e quanto si evince da Cicerone e dalla tradizione liviana, con spostamento alla seconda metà del 63. Il fatto è che Cicerone, che ha condizionata l’intera produzione seriore, (come sarà per il ruolo di Antonio ai Lupercali del 44), Livio compreso, considera la coniuratio solo da quando divenne rivolta armata, ma concorda implicitamente con Sallustio quando risulta allarmato fin dall’inizio del suo consolato, con la preoccupazione di neutralizzare Antonio Ibrida mediante la permutatio provinciarum. Cicerone e Sallustio finiscono così per collimare, non solo sul piano evenemenziale, ma anche sulla valutazione dei veri obiettivi dei catilinari: arrivare al potere per via legale, mediante il consolato di Catilina con Ibrida e mediante l’intesa con Lentulo Sura pretore e alcuni tribuni, per poi instaurare un regime assolutistico previa resa dei conti tra i due provvisori alleati, reciprocamente decisi a giocarsi a vicenda, in quanto entrambi smaniosi del potere assoluto, Catilina per emulazione di Silla e Lentulo Sura inebriato dalla profezia del terzo Cornelio, dopo Cinna e Silla, destinato a possedere Roma.
2004
9788895672151
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