Il fagiano rappresenta una delle principali specie aviarie di interesse faunisticovenatorio allevate in Italia. Il coronavirus del fagiano, associato fin dagli anni ‘80 a malattia respiratoria e renale viene oggi considerato specie differente (PhCoV) dal virus delle bronchite infettiva (IBV), seppure ad esso antigenicamente correlato. Scopo di questo lavoro è descrivere la presenza di PhCoV in soggetti allevati nel nord Italia, sia attraverso l’isolamento e caratterizzazione del virus sia a seguito di indagine siero-epidemiologica in animali allevati e a vita libera. Sono stati isolati due ceppi, rispettivamente nel 1996 e 2000, in corso di episodi caratterizzati da mortalità (fino al 10%) nei giovani di 2-7 settimane e presenza di lesioni renali (urolitiasi) e gotta viscerale. L’isolamento è avvenuto su uova embrionali di pollo inoculate per via allantoidea e confermato mediante ME. Per la caratterizzazione virale, oltre allo studio delle lesioni renali e viscerali mediante microscopia elettronica ultrastrutturale, si è eseguito un test di sieroneutralizzazione con 12 ceppi di IBV, da cui è emerso solo un basso titolo sieroneutralizzante con il ceppo CR-84221. Lo studio delle caratteristiche genetiche degli isolati e del grado di correlazione con IBV si è basato sul sequenziamento e di due segmenti genomici (Spike, S1 e Matrix, M) e sul confronto filogenetico con le sequenze disponibili in GenBank. L’identità del gene S1 è risultata più elevata, per entrambi gli isolati, con il ceppo B1648 (88.1% e 91.3%) mentre l’identità del gene M era praticamente la medesima con tutti i ceppi di IBV controllati (88.3% - 92.1%). La regione ipervariabile S1 degli isolati italiani è stata confrontata con quella dei ceppi inglesi descritti nel 2002 e si è visto che la più elevata identità di entrambi i ceppi era verso il ceppo PhUK/438/94 (88.8% e 94.0%). L’indagine sierologica è stata condotta in Emilia Romagna al fine di stabilire la presenza e diffusione del coronavirus sia in popolazioni allevate (704 sieri da 16 aziende, nel 1998) che a vita libera (275 sieri tra il 1995 e il 2002). Per l’evidenziazione degli anticorpi cross reattivi con IBV è stato usato un test ELISA del commercio. Sono stati rilevati animali sieropositivi in 6 delle 16 aziende esaminate e il numero dei soggetti sieropositivi variava da 2 (4.5%) a 5 (11.4%) mentre, per quanto concerne gli animali selvatici, si sono trovati due soli soggetti positivi. In conclusione, questi dati permettono di affermare la presenza del coronavirus in popolazioni di fagiani allevati, ma non in animali a vita, libera ed enfatizzano il rischio di trasmissione di infezioni alla fauna selvatica legate alle procedure di gestione faunistico venatoria.

Coronavirus del fagiano (PHCOV): isolamento del virus e indagini sierologiche in fagiani allevati in Italia

CECCHINATO, MATTIA;
2005

Abstract

Il fagiano rappresenta una delle principali specie aviarie di interesse faunisticovenatorio allevate in Italia. Il coronavirus del fagiano, associato fin dagli anni ‘80 a malattia respiratoria e renale viene oggi considerato specie differente (PhCoV) dal virus delle bronchite infettiva (IBV), seppure ad esso antigenicamente correlato. Scopo di questo lavoro è descrivere la presenza di PhCoV in soggetti allevati nel nord Italia, sia attraverso l’isolamento e caratterizzazione del virus sia a seguito di indagine siero-epidemiologica in animali allevati e a vita libera. Sono stati isolati due ceppi, rispettivamente nel 1996 e 2000, in corso di episodi caratterizzati da mortalità (fino al 10%) nei giovani di 2-7 settimane e presenza di lesioni renali (urolitiasi) e gotta viscerale. L’isolamento è avvenuto su uova embrionali di pollo inoculate per via allantoidea e confermato mediante ME. Per la caratterizzazione virale, oltre allo studio delle lesioni renali e viscerali mediante microscopia elettronica ultrastrutturale, si è eseguito un test di sieroneutralizzazione con 12 ceppi di IBV, da cui è emerso solo un basso titolo sieroneutralizzante con il ceppo CR-84221. Lo studio delle caratteristiche genetiche degli isolati e del grado di correlazione con IBV si è basato sul sequenziamento e di due segmenti genomici (Spike, S1 e Matrix, M) e sul confronto filogenetico con le sequenze disponibili in GenBank. L’identità del gene S1 è risultata più elevata, per entrambi gli isolati, con il ceppo B1648 (88.1% e 91.3%) mentre l’identità del gene M era praticamente la medesima con tutti i ceppi di IBV controllati (88.3% - 92.1%). La regione ipervariabile S1 degli isolati italiani è stata confrontata con quella dei ceppi inglesi descritti nel 2002 e si è visto che la più elevata identità di entrambi i ceppi era verso il ceppo PhUK/438/94 (88.8% e 94.0%). L’indagine sierologica è stata condotta in Emilia Romagna al fine di stabilire la presenza e diffusione del coronavirus sia in popolazioni allevate (704 sieri da 16 aziende, nel 1998) che a vita libera (275 sieri tra il 1995 e il 2002). Per l’evidenziazione degli anticorpi cross reattivi con IBV è stato usato un test ELISA del commercio. Sono stati rilevati animali sieropositivi in 6 delle 16 aziende esaminate e il numero dei soggetti sieropositivi variava da 2 (4.5%) a 5 (11.4%) mentre, per quanto concerne gli animali selvatici, si sono trovati due soli soggetti positivi. In conclusione, questi dati permettono di affermare la presenza del coronavirus in popolazioni di fagiani allevati, ma non in animali a vita, libera ed enfatizzano il rischio di trasmissione di infezioni alla fauna selvatica legate alle procedure di gestione faunistico venatoria.
2005
Workshop Nazionale di Virologia Veterinaria: "Diagnostica ed epidemiologia delle infezioni virali degli animali" ISTISAN Congressi 05/C10
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