Il tema dell’occupazione espropriativa è emblematico delle difficoltà del riparto delle giurisdizioni perché su di esso si sono scaricate al massimo grado le tensioni fra le due giurisdizioni e le incertezze della giurisdizione: di più e più a lungo che sui molti altri temi nei quali si è sperimentato l’affanno della ricerca del giudice “giusto” a conoscere una lesione sicuramente ingiusta. Si osserva che di fronte ad un’aggressione amministrativa, che avrebbe dovuto trovare un’esemplare e sicura protezione giudiziaria, dopo vent’anni ancora non abbiamo stabilito come si protegge il cittadino (davanti a quale giudice e mediante quali azioni), pur essendo sicuro che di un’aggressione si tratta, comunque si guardi al fenomeno dell’occupazione, a prescindere dalla “dose” di illegalità, più o meno massiccia, che caratterizza l’operato dell’amministrazione. Dopo una analisi della giurisprudenza rilevante, si conclude sostenendo che i comportamenti continueranno ad essere conosciuti dal giudice amministrativo quando si collegano ad un procedimento amministrativo, perché lo aggravano, lo ritardano, lo evitano, lo aggirano, ecc., quando cioè si inseriscono - ancorché patologicamente - in un procedimento che dà forma al potere, ma che oggi può esprimere anche la volontà non autoritativa dell’amministrazione (nelle attività di diritto privato o negli accordi amministrativi). In tutti questi casi, che sono racchiusi ormai per lo più nella giurisdizione amministrativa esclusiva, l’ampia cognizione ormai raggiunta dal giudice (anche attraverso più adeguati mezzi istruttori) sugli atti e sui fatti posti in essere dall’amministrazione, non può venir meno senza far venir meno il senso della giurisdizione esclusiva e, ormai, anche la pienezza della giurisdizione amministrativa in senso lato.

Occupazione espropriativa, comportamenti e giudice amministrativo (una storia italiana)

DOMENICHELLI, VITTORIO
2005

Abstract

Il tema dell’occupazione espropriativa è emblematico delle difficoltà del riparto delle giurisdizioni perché su di esso si sono scaricate al massimo grado le tensioni fra le due giurisdizioni e le incertezze della giurisdizione: di più e più a lungo che sui molti altri temi nei quali si è sperimentato l’affanno della ricerca del giudice “giusto” a conoscere una lesione sicuramente ingiusta. Si osserva che di fronte ad un’aggressione amministrativa, che avrebbe dovuto trovare un’esemplare e sicura protezione giudiziaria, dopo vent’anni ancora non abbiamo stabilito come si protegge il cittadino (davanti a quale giudice e mediante quali azioni), pur essendo sicuro che di un’aggressione si tratta, comunque si guardi al fenomeno dell’occupazione, a prescindere dalla “dose” di illegalità, più o meno massiccia, che caratterizza l’operato dell’amministrazione. Dopo una analisi della giurisprudenza rilevante, si conclude sostenendo che i comportamenti continueranno ad essere conosciuti dal giudice amministrativo quando si collegano ad un procedimento amministrativo, perché lo aggravano, lo ritardano, lo evitano, lo aggirano, ecc., quando cioè si inseriscono - ancorché patologicamente - in un procedimento che dà forma al potere, ma che oggi può esprimere anche la volontà non autoritativa dell’amministrazione (nelle attività di diritto privato o negli accordi amministrativi). In tutti questi casi, che sono racchiusi ormai per lo più nella giurisdizione amministrativa esclusiva, l’ampia cognizione ormai raggiunta dal giudice (anche attraverso più adeguati mezzi istruttori) sugli atti e sui fatti posti in essere dall’amministrazione, non può venir meno senza far venir meno il senso della giurisdizione esclusiva e, ormai, anche la pienezza della giurisdizione amministrativa in senso lato.
2005
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