Col presente lavoro ci siamo proposti di valutare l’incidenza della cisticercosi bovina, in una regione come il Piemonte, caratterizzata da un’alta concentrazione di bovini e di impianti di macellazione. A differenza della cisticercosi suina (che continua a essere una diffusa e pericolosa zoonosi nei paesi poveri a zootecnia pre-industriale, mentre é quasi scomparsa nei paesi industrializzati), la cisticercosi bovina continua a essere presente anche in paesi industrializzati come l’Italia. In tema di incidenza percentuale sui capi macellati, in bibliografia praticamente non disponiamo di dati aggiornati sulla cisticercosi bovina, mentre sono piuttosto numerosi i riferimenti su quella suina. Le cifre che emergono dalla nostra ricerca dimostrano, invece, che la cisticercosi bovina è ancora ben presente e diffusa. Nel triennio 2002-2004 risulta, per la realtà piemontese, una percentuale dello 0,15% sul bestiame macellato (0,05% rispetto al patrimonio zootecnico regionale). Si tratta, in ultima analisi, della rilevazione media di circa 600 casi/anno. Sulla totalità dei casi segnalati, oltre la metà proviene dalla ASL 11, che costituisce pertanto un osservatorio privilegiato nei confronti di questa zoonosi. Dai dati raccolti nel 2003 risulta che su 450 segnalazioni (il 5,35‰ dei capi macellati), 257 sono relative a capi bovini di provenienza regionale contro 193 di animali provenienti da fuori regione. Tenuto conto del fatto che 360 segnalazioni (l’80% del totale) riguardano animali a fine carriera (vacche e tori) risulta evidente che, nonostante gli sforzi quasi centenari per debellare tale zoonosi mediante il filtro veterinario, si è ancora lontani dalla meta e che la zoonosi è ancora ben presente. I dati confermano, indirettamente, che le condizioni igieniche delle acque luride provenienti da scarichi rurali e non, siano ancora lontane da una situazione di sicurezza.

Incidenza della cisticercosi bovina in Piemonte nel triennio 2002-2004

GIACCONE, VALERIO;ALBERGHINI, LEONARDO;MIOTTI SCAPIN, RICCARDO;
2005

Abstract

Col presente lavoro ci siamo proposti di valutare l’incidenza della cisticercosi bovina, in una regione come il Piemonte, caratterizzata da un’alta concentrazione di bovini e di impianti di macellazione. A differenza della cisticercosi suina (che continua a essere una diffusa e pericolosa zoonosi nei paesi poveri a zootecnia pre-industriale, mentre é quasi scomparsa nei paesi industrializzati), la cisticercosi bovina continua a essere presente anche in paesi industrializzati come l’Italia. In tema di incidenza percentuale sui capi macellati, in bibliografia praticamente non disponiamo di dati aggiornati sulla cisticercosi bovina, mentre sono piuttosto numerosi i riferimenti su quella suina. Le cifre che emergono dalla nostra ricerca dimostrano, invece, che la cisticercosi bovina è ancora ben presente e diffusa. Nel triennio 2002-2004 risulta, per la realtà piemontese, una percentuale dello 0,15% sul bestiame macellato (0,05% rispetto al patrimonio zootecnico regionale). Si tratta, in ultima analisi, della rilevazione media di circa 600 casi/anno. Sulla totalità dei casi segnalati, oltre la metà proviene dalla ASL 11, che costituisce pertanto un osservatorio privilegiato nei confronti di questa zoonosi. Dai dati raccolti nel 2003 risulta che su 450 segnalazioni (il 5,35‰ dei capi macellati), 257 sono relative a capi bovini di provenienza regionale contro 193 di animali provenienti da fuori regione. Tenuto conto del fatto che 360 segnalazioni (l’80% del totale) riguardano animali a fine carriera (vacche e tori) risulta evidente che, nonostante gli sforzi quasi centenari per debellare tale zoonosi mediante il filtro veterinario, si è ancora lontani dalla meta e che la zoonosi è ancora ben presente. I dati confermano, indirettamente, che le condizioni igieniche delle acque luride provenienti da scarichi rurali e non, siano ancora lontane da una situazione di sicurezza.
2005
Atti del convegno 'Programma di formazione in epidemiologia applicata: strumenti per la pianificazione in sanità pubblica'
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