Un principio teorico che si ripete chiaro nel lavoro di Morra pubblicato nel presente numero del GIP e' il seguente: dimostrare empiricamente l’esistenza di effetti univocamente attribuibili a caratteristiche distintive di una specifica traccia mnestica non coincide logicamente con l’aver dimostrato l’esistenza di una componente del sistema cognitivo specificamente deputata alla creazione e/o al mantenimento nel tempo di tale traccia. La distinzione tra tipi di traccia mnestica e processi mentali operanti su di esse e' una distinzione fondamentale nel campo della psicologia cognitivista (cfr. Pashler, 1998). Molti (ad es., Cowan, 1988) hanno notato come tali concetti siano stati spesso confusi nel campo degli studi sulla memoria a breve termine (MBT), con il frequente risultato di assumere implicitamente l’esistenza di uno stadio MBT ogniqualvolta i vari paradigmi sperimentali adottati prevedano il ricordo di un evento a pochi secondi dal suo accadere. E' pregevole, in questo contesto, lo sforzo di Morra di rivisitare una vasta porzione della letteratura per mostrare come la necessita' logica di postulare l’esistenza di uno stadio MBT non sussista. Lo scopo dichiarato della rassegna ci sembra parzialmente raggiunto. Risulta infatti difficile non percepire come ulteriormente amplificata la necessita' di rivedere radicalmente il concetto di MBT alla luce degli studi inquadrabili nel contesto teorico che fa capo al concetto di attivazione.

Sul consolidamento dell'informazione in MBT

Roberto Dell'Acqua;Remo Job
1998

Abstract

Un principio teorico che si ripete chiaro nel lavoro di Morra pubblicato nel presente numero del GIP e' il seguente: dimostrare empiricamente l’esistenza di effetti univocamente attribuibili a caratteristiche distintive di una specifica traccia mnestica non coincide logicamente con l’aver dimostrato l’esistenza di una componente del sistema cognitivo specificamente deputata alla creazione e/o al mantenimento nel tempo di tale traccia. La distinzione tra tipi di traccia mnestica e processi mentali operanti su di esse e' una distinzione fondamentale nel campo della psicologia cognitivista (cfr. Pashler, 1998). Molti (ad es., Cowan, 1988) hanno notato come tali concetti siano stati spesso confusi nel campo degli studi sulla memoria a breve termine (MBT), con il frequente risultato di assumere implicitamente l’esistenza di uno stadio MBT ogniqualvolta i vari paradigmi sperimentali adottati prevedano il ricordo di un evento a pochi secondi dal suo accadere. E' pregevole, in questo contesto, lo sforzo di Morra di rivisitare una vasta porzione della letteratura per mostrare come la necessita' logica di postulare l’esistenza di uno stadio MBT non sussista. Lo scopo dichiarato della rassegna ci sembra parzialmente raggiunto. Risulta infatti difficile non percepire come ulteriormente amplificata la necessita' di rivedere radicalmente il concetto di MBT alla luce degli studi inquadrabili nel contesto teorico che fa capo al concetto di attivazione.
1998
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