Questo libro vuole portare all’attenzione un altro grande protagonista della contestazione contro la globalizzazione neoliberista e cioè il Movimento dei pescatori che dischiude questioni fondamentali per la nostra vita nel Nord come nel Sud del mondo. Costituitosi a partire dagli anni Settanta nell’India meridionale, ha oggi una dimensione planetaria e registra un’eroica storia di uomini e donne. Ma in alcuni paesi, Italia inclusa, non ha avuto corrispondente risonanza. Eppure rappresenta una grande vicenda di impegno, di sacrificio e di poesia, ricca di universale significatività nelle questioni sollevate concernenti il rapporto tra lavoro e salvaguardia delle risorse, tra soddisfazione dei bisogni e coscienza del limite. Questioni di amore e di rispetto ma pagate col sangue versato negli scontri sempre più duri fra le ragioni del diritto di vivere e le ragioni del profitto a costo della condanna a morte di molte popolazioni. Ragioni di rispetto della vita, non solo quella di altri uomini ma degli altri esseri viventi, scritte in termini poetici nei documenti che scandiscono il cammino del movimento… Il presente lavoro, nato da altrettanta passione per il mare e dal desiderio di condividerla con altri, vuole offrire un contributo a tale percorso. Vuole anzitutto evidenziare la poliedricità di funzioni vitali rappresentata dagli oceani. Non solo cibo, ma farmaci, materie prime, ambiente, clima, biodiversità, culture. E menzionare i principali mutamenti nel problematico rapporto che ha segnato la storia dell’uomo con il mare, il suo graduale avvicinamento fino alla recente “conquista” delle profondità marine e sfruttamento irrazionale delle ricchezze degli abissi col conseguente svuotamento di questo grande serbatoio della natura, reso impoverito ed alterato. Vuole sensibilizzare sulle questioni implicate nel rapporto con questa opulenta fonte di nutrimento e vita anzitutto attraverso l’attività di pesca. Da chi cala la lenza per diporto ai grandi pescherecci a strascico. Vuol far conoscere alcune problematiche anche in settori sociali non già direttamente impegnati. Se, infatti, riguardo alla terra e all’agricoltura si è creata una consistente consapevolezza e si sono sviluppate alternative grazie ai soggetti che dal Sud del mondo sono giunti nelle strade del Nord a denunciare gli esiti che il produttivismo e il tecnologicismo avevano sulla reale produttività agricola e sulle loro vite, riguardo al mare e alla pesca le questioni sono rimaste più nascoste, più chiuse all’interno di una discussione tra lavoratori ittici e chi sovrintende al settore. E’ sempre più a rischio il patrimonio ittico complessivo, il grande bene comune che ha garantito da vivere per millenni agli insediamenti umani con economie modeste ma ricche dell’armonia con la natura, ricche quindi di tutti quei beni che quest’armonia racchiude. Sono sempre più frequenti le catastrofi ecologiche che nello stravolgimento industriale e turistico di paesaggi ed ecosistemi trovano abbattuto ogni argine di difesa e negli stessi luoghi aggiungono vittime di catastrofi alle vittime dell’indigenza. La vicenda dello tsunami nel sud est asiatico è solo il più tragico ed eclatante esempio nei tempi attuali. Le ragioni dell’indigenza nel mondo comunque sono abbastanza evidenti. Accanto alle scelte di politica agricola che vengono imposte ai paesi del Sud qui si vuole richiamare l’attenzione su quelle di politica della pesca. Proprio in quest’ambito allora è estremamente importante che sia emerso un grande Movimento di pescatori, nuovo protagonista del movimento dei movimenti, un nuovo soggetto che pone al centro la salvaguardia del legame organico tra il mestiere del pescatore e il mantenimento dell’ecosistema con quella grande varietà di specie marine, palustri, fluviali, animali e vegetali che danno senso e forniscono una risposta ricca al suo lavoro. Il Movimento dei pescatori si muove all’insegna della sovranità alimentare, il diritto di una popolazione a poter produrre il proprio cibo avendo accesso alle fonti naturali che in quel territorio, attraverso la cooperazione uomo natura, lo generano. Conseguentemente diritto a mantenere quelle piccole economie che, basate su un rapporto amichevole con l’ecosistema, ne preservano e utilizzano le risorse entro i limiti che ne permettono la rinnovabilità, continuando a condurre quei mestieri che sono frutto di quel sapere. E’ il caso non solo delle comunità costiere dell’India cui daremo particolare attenzione in questo scritto, ma di varie comunità di pescatori anche nei paesi avanzati che ora confrontano le proprie ragioni con quelle delle prime ritrovandosi in comuni soluzioni e percorsi. E’ per il movimento dei movimenti un ulteriore terreno ove contrastare l’approccio conquistatore che sta distruggendo anche le risorse marine, che sta vanificando nel mare i cicli di riproduzione spontanea della vita, che sta creando penuria al posto di abbondanza, disoccupazione al posto di occupazione, pesci imprigionati anziché guizzanti nelle onde. Ma con ciò sta sottraendo a tutti noi bellezza, sensazioni, immaginario. Mentre riemerge nel dibattito politico il discorso sulla qualità della vita materiale e sul senso del lavoro, centrale per un altro rapporto con la terra, si tratta di ritrovare un altro rapporto anche con il mare, è l’ora dell’ amore e del rispetto per nostra madre oceano.

Nostra madre oceano

DALLA COSTA, MARIAROSA;
2005

Abstract

Questo libro vuole portare all’attenzione un altro grande protagonista della contestazione contro la globalizzazione neoliberista e cioè il Movimento dei pescatori che dischiude questioni fondamentali per la nostra vita nel Nord come nel Sud del mondo. Costituitosi a partire dagli anni Settanta nell’India meridionale, ha oggi una dimensione planetaria e registra un’eroica storia di uomini e donne. Ma in alcuni paesi, Italia inclusa, non ha avuto corrispondente risonanza. Eppure rappresenta una grande vicenda di impegno, di sacrificio e di poesia, ricca di universale significatività nelle questioni sollevate concernenti il rapporto tra lavoro e salvaguardia delle risorse, tra soddisfazione dei bisogni e coscienza del limite. Questioni di amore e di rispetto ma pagate col sangue versato negli scontri sempre più duri fra le ragioni del diritto di vivere e le ragioni del profitto a costo della condanna a morte di molte popolazioni. Ragioni di rispetto della vita, non solo quella di altri uomini ma degli altri esseri viventi, scritte in termini poetici nei documenti che scandiscono il cammino del movimento… Il presente lavoro, nato da altrettanta passione per il mare e dal desiderio di condividerla con altri, vuole offrire un contributo a tale percorso. Vuole anzitutto evidenziare la poliedricità di funzioni vitali rappresentata dagli oceani. Non solo cibo, ma farmaci, materie prime, ambiente, clima, biodiversità, culture. E menzionare i principali mutamenti nel problematico rapporto che ha segnato la storia dell’uomo con il mare, il suo graduale avvicinamento fino alla recente “conquista” delle profondità marine e sfruttamento irrazionale delle ricchezze degli abissi col conseguente svuotamento di questo grande serbatoio della natura, reso impoverito ed alterato. Vuole sensibilizzare sulle questioni implicate nel rapporto con questa opulenta fonte di nutrimento e vita anzitutto attraverso l’attività di pesca. Da chi cala la lenza per diporto ai grandi pescherecci a strascico. Vuol far conoscere alcune problematiche anche in settori sociali non già direttamente impegnati. Se, infatti, riguardo alla terra e all’agricoltura si è creata una consistente consapevolezza e si sono sviluppate alternative grazie ai soggetti che dal Sud del mondo sono giunti nelle strade del Nord a denunciare gli esiti che il produttivismo e il tecnologicismo avevano sulla reale produttività agricola e sulle loro vite, riguardo al mare e alla pesca le questioni sono rimaste più nascoste, più chiuse all’interno di una discussione tra lavoratori ittici e chi sovrintende al settore. E’ sempre più a rischio il patrimonio ittico complessivo, il grande bene comune che ha garantito da vivere per millenni agli insediamenti umani con economie modeste ma ricche dell’armonia con la natura, ricche quindi di tutti quei beni che quest’armonia racchiude. Sono sempre più frequenti le catastrofi ecologiche che nello stravolgimento industriale e turistico di paesaggi ed ecosistemi trovano abbattuto ogni argine di difesa e negli stessi luoghi aggiungono vittime di catastrofi alle vittime dell’indigenza. La vicenda dello tsunami nel sud est asiatico è solo il più tragico ed eclatante esempio nei tempi attuali. Le ragioni dell’indigenza nel mondo comunque sono abbastanza evidenti. Accanto alle scelte di politica agricola che vengono imposte ai paesi del Sud qui si vuole richiamare l’attenzione su quelle di politica della pesca. Proprio in quest’ambito allora è estremamente importante che sia emerso un grande Movimento di pescatori, nuovo protagonista del movimento dei movimenti, un nuovo soggetto che pone al centro la salvaguardia del legame organico tra il mestiere del pescatore e il mantenimento dell’ecosistema con quella grande varietà di specie marine, palustri, fluviali, animali e vegetali che danno senso e forniscono una risposta ricca al suo lavoro. Il Movimento dei pescatori si muove all’insegna della sovranità alimentare, il diritto di una popolazione a poter produrre il proprio cibo avendo accesso alle fonti naturali che in quel territorio, attraverso la cooperazione uomo natura, lo generano. Conseguentemente diritto a mantenere quelle piccole economie che, basate su un rapporto amichevole con l’ecosistema, ne preservano e utilizzano le risorse entro i limiti che ne permettono la rinnovabilità, continuando a condurre quei mestieri che sono frutto di quel sapere. E’ il caso non solo delle comunità costiere dell’India cui daremo particolare attenzione in questo scritto, ma di varie comunità di pescatori anche nei paesi avanzati che ora confrontano le proprie ragioni con quelle delle prime ritrovandosi in comuni soluzioni e percorsi. E’ per il movimento dei movimenti un ulteriore terreno ove contrastare l’approccio conquistatore che sta distruggendo anche le risorse marine, che sta vanificando nel mare i cicli di riproduzione spontanea della vita, che sta creando penuria al posto di abbondanza, disoccupazione al posto di occupazione, pesci imprigionati anziché guizzanti nelle onde. Ma con ciò sta sottraendo a tutti noi bellezza, sensazioni, immaginario. Mentre riemerge nel dibattito politico il discorso sulla qualità della vita materiale e sul senso del lavoro, centrale per un altro rapporto con la terra, si tratta di ritrovare un altro rapporto anche con il mare, è l’ora dell’ amore e del rispetto per nostra madre oceano.
2005
9788888738680
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11577/1471749
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