L’ambiguità spesso rilevata in Locke non si può soltanto imputare ad una mancanza di rigore logico: in relazione alla tesi degli interpreti “continuisti”, che negano la frattura rispetto al pensiero dell’età precedente, la questione investe la stessa credibilità complessiva di una corrente del liberalismo. Ben di più del “buon senso” o del “sano realismo” di questo pensatore, si tratta di difendere la possibilità di fondare sui suoi assunti una proposta politica immune dalle critiche rivolte contro le altre versioni dell’individualismo moderno. Centrale in questo dibattito è l’idea di self ownership, che risulta essere appartenenza all’orizzonte di senso particolare dell’individuo, piuttosto che appartenenza ad un orizzonte di senso comune, e quindi, per ciò stesso, appartenenza dell’individuo a se medesimo, ovvero indipendenza che si oppone ad ogni appartenenza di senso universale. Confrontando la posizione di Tommaso con quella di Locke, non si può far a meno di osservare che nel pensatore inglese non è intervenuto soltanto un mutamento nel ruolo dell’organizzazione ecclesiastica, ma nel ruolo stesso che l’adesione al credo religioso ha per lo svolgersi della vita politica. Caduto il fine provvidenziale che l’uomo medievale assegnava alla prassi politica, lo Stato moderno si giustifica per fini che sono solo dell’individuo; con ciò la politica si risolve nella ricerca del mezzo più adatto a perseguire la molteplicità degli scopi particolari. La regola di maggioranza, spiegata come ricerca del risultato più desiderabile per il maggior numero di individui, prende il posto dell’idea di bene comune; con ciò si può anche dire che la maggioranza assume il ruolo di rappresentante della comunità politica e si sostituisce ad essa. Attraverso questa sostituzione non si ritrova la perduta ragione di unità del corpo politico, in quanto la maggioranza resta pur sempre espressione della volontà e degli interessi di una parte della comunità che si oppongono alla volontà e agli interessi di un’altra parte.

Locke o dell'ambiguità di un moderno

FIASCHI, GIOVANNI
2005

Abstract

L’ambiguità spesso rilevata in Locke non si può soltanto imputare ad una mancanza di rigore logico: in relazione alla tesi degli interpreti “continuisti”, che negano la frattura rispetto al pensiero dell’età precedente, la questione investe la stessa credibilità complessiva di una corrente del liberalismo. Ben di più del “buon senso” o del “sano realismo” di questo pensatore, si tratta di difendere la possibilità di fondare sui suoi assunti una proposta politica immune dalle critiche rivolte contro le altre versioni dell’individualismo moderno. Centrale in questo dibattito è l’idea di self ownership, che risulta essere appartenenza all’orizzonte di senso particolare dell’individuo, piuttosto che appartenenza ad un orizzonte di senso comune, e quindi, per ciò stesso, appartenenza dell’individuo a se medesimo, ovvero indipendenza che si oppone ad ogni appartenenza di senso universale. Confrontando la posizione di Tommaso con quella di Locke, non si può far a meno di osservare che nel pensatore inglese non è intervenuto soltanto un mutamento nel ruolo dell’organizzazione ecclesiastica, ma nel ruolo stesso che l’adesione al credo religioso ha per lo svolgersi della vita politica. Caduto il fine provvidenziale che l’uomo medievale assegnava alla prassi politica, lo Stato moderno si giustifica per fini che sono solo dell’individuo; con ciò la politica si risolve nella ricerca del mezzo più adatto a perseguire la molteplicità degli scopi particolari. La regola di maggioranza, spiegata come ricerca del risultato più desiderabile per il maggior numero di individui, prende il posto dell’idea di bene comune; con ciò si può anche dire che la maggioranza assume il ruolo di rappresentante della comunità politica e si sostituisce ad essa. Attraverso questa sostituzione non si ritrova la perduta ragione di unità del corpo politico, in quanto la maggioranza resta pur sempre espressione della volontà e degli interessi di una parte della comunità che si oppongono alla volontà e agli interessi di un’altra parte.
2005
La filosofia politica di Locke
8846470052
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