Nella seconda metà del Cinquecento, in Francia, un discepolo di Cuiacio, Antoine Loisel, rinvenne, nei fondi di qualche biblioteca monastica, un antico manoscritto sul quale era vergata una collezione di testi giuridici romani di epoca tardo inmperiale. Il Cuiacio la volle pubblicare sotto il titolo di Consultatio veteris cuiusdam iurisconsulti. Si tratta di una specie di repertorio ad uso dei pratici e, non contenendo alcuna discussione controversiale secondo lo stile dei giuristi romani come rappresentato nel Digesto giustinianeo, essa è stata sinora oggetto di scarsissima considerazione da parte della dottrina romanistica. Soprattutto non ne è stato colto il valore di testimonianza esemplare di una radicale inversione del metodo giuridico i cui esiti continuano ad essere presenti nell'esperienza giuridica contemporanea: l'assemblaggio delle fonti non è, infatti, casuale, ma risponde a un preciso disegno di governo del diritto alla cui base sta un pensiero giuridico, nonimo e certamente minore, però fermamente determinato a porre la norma generale e astratta al centro del sistema, vincolando rigidamente l'interprete a scrutinare, e decidere, il caso attraverso la regola imposta dall'alto. Il legalismo e il deduttivismo giuridico hanno così origine; e l'illuminismo settecentesco non inventerà nulla, ma riprenderà, per riproporlo, il modello inveratosi nell'esperienza giuridica degli ultimi secoli della storia di Roma
Consultatio veteris cuiusdam iurisconsulti. Consultazione di un vecchio giureconsulto
ZANON, GIORGIA
2006
Abstract
Nella seconda metà del Cinquecento, in Francia, un discepolo di Cuiacio, Antoine Loisel, rinvenne, nei fondi di qualche biblioteca monastica, un antico manoscritto sul quale era vergata una collezione di testi giuridici romani di epoca tardo inmperiale. Il Cuiacio la volle pubblicare sotto il titolo di Consultatio veteris cuiusdam iurisconsulti. Si tratta di una specie di repertorio ad uso dei pratici e, non contenendo alcuna discussione controversiale secondo lo stile dei giuristi romani come rappresentato nel Digesto giustinianeo, essa è stata sinora oggetto di scarsissima considerazione da parte della dottrina romanistica. Soprattutto non ne è stato colto il valore di testimonianza esemplare di una radicale inversione del metodo giuridico i cui esiti continuano ad essere presenti nell'esperienza giuridica contemporanea: l'assemblaggio delle fonti non è, infatti, casuale, ma risponde a un preciso disegno di governo del diritto alla cui base sta un pensiero giuridico, nonimo e certamente minore, però fermamente determinato a porre la norma generale e astratta al centro del sistema, vincolando rigidamente l'interprete a scrutinare, e decidere, il caso attraverso la regola imposta dall'alto. Il legalismo e il deduttivismo giuridico hanno così origine; e l'illuminismo settecentesco non inventerà nulla, ma riprenderà, per riproporlo, il modello inveratosi nell'esperienza giuridica degli ultimi secoli della storia di RomaPubblicazioni consigliate
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