Il 6 agosto 1493 il rettore dell’università legista, Bernardo Gil, stipulava un contratto con la famiglia Bonzanini, mediante il quale otteneva a livello perpetuo il cortile e una parte degli edifici identificati col nome di Hospitum Bovis, all’interno dei quali si sarebbero sistemate le aule di lezione delle diverse discipline attinenti alla facoltà. Di fatto il trasferimento in una nuova sede, posta al centro del sistema urbano cittadino, della principale e più prestigiosa facoltà dello Studio, innesca sul piano materiale (urbano e architettonico) processi destinati a indurre profondi cambiamenti negli assetti consolidati. Era anche una risposta alla crescente concorrenza esercitata da altri Atenei. Negli ultimi decenni del XV secolo infatti molte università vengono riformate e rilanciate, anche sul piano materiale. Non si trattava di una semplice transazione tra privati, quindi, nella vicenda erano coinvolti i più alti livelli istituzionali: pochi mesi più tardi l’atto fu solennemente ratificato dal Senato veneziano. Lo Studium Patavinum si avviava definitivamente ad assumere lo status di Studio dello stato Veneto. Solo alla metà del Cinquecento, tuttavia, le premesse evidenziate troveranno un compimento sul piano architettonico, sotto la guida di una specifica magistratura costituita allo scopo di gestire tutte le materie attinenti all’Università (i Riformatori allo studio). Dapprima fu decisa la riunificazione delle facoltà, attuata non senza conflitti, poi l’acquisto delle strutture edilizie, infine venne avviato il cantiere (1547). Il palazzo del Bo, configurato secondo l’adozione del linguaggio architettonico all’antica, s’incaricava di esprimere i contenuti della nuova condizione universitaria, secondo la quale tutte le funzioni di docenza dovevano essere collocate in un unico specifico identificabile spazio edilizio. Di pari passo, inoltre, avveniva l’allestimento di specifici luoghi destinati alle attività di sperimentazione scientifica (l’orto botanico, il teatro anatomico). Una strada seguita di lì a pochi anni da altre sedi universitarie. Al termine di un lungo e accidentato periodo di costruzione, il rinnovato palazzo dello Studio assumeva un ruolo completamente nuovo nel contesto urbano nel quale era inserito, costituendo uno dei poli principali che orientavano la struttura funzionale e istituzionale della città.

La costruzione del Bo nel Cinquecento

ZAGGIA, STEFANO
2006

Abstract

Il 6 agosto 1493 il rettore dell’università legista, Bernardo Gil, stipulava un contratto con la famiglia Bonzanini, mediante il quale otteneva a livello perpetuo il cortile e una parte degli edifici identificati col nome di Hospitum Bovis, all’interno dei quali si sarebbero sistemate le aule di lezione delle diverse discipline attinenti alla facoltà. Di fatto il trasferimento in una nuova sede, posta al centro del sistema urbano cittadino, della principale e più prestigiosa facoltà dello Studio, innesca sul piano materiale (urbano e architettonico) processi destinati a indurre profondi cambiamenti negli assetti consolidati. Era anche una risposta alla crescente concorrenza esercitata da altri Atenei. Negli ultimi decenni del XV secolo infatti molte università vengono riformate e rilanciate, anche sul piano materiale. Non si trattava di una semplice transazione tra privati, quindi, nella vicenda erano coinvolti i più alti livelli istituzionali: pochi mesi più tardi l’atto fu solennemente ratificato dal Senato veneziano. Lo Studium Patavinum si avviava definitivamente ad assumere lo status di Studio dello stato Veneto. Solo alla metà del Cinquecento, tuttavia, le premesse evidenziate troveranno un compimento sul piano architettonico, sotto la guida di una specifica magistratura costituita allo scopo di gestire tutte le materie attinenti all’Università (i Riformatori allo studio). Dapprima fu decisa la riunificazione delle facoltà, attuata non senza conflitti, poi l’acquisto delle strutture edilizie, infine venne avviato il cantiere (1547). Il palazzo del Bo, configurato secondo l’adozione del linguaggio architettonico all’antica, s’incaricava di esprimere i contenuti della nuova condizione universitaria, secondo la quale tutte le funzioni di docenza dovevano essere collocate in un unico specifico identificabile spazio edilizio. Di pari passo, inoltre, avveniva l’allestimento di specifici luoghi destinati alle attività di sperimentazione scientifica (l’orto botanico, il teatro anatomico). Una strada seguita di lì a pochi anni da altre sedi universitarie. Al termine di un lungo e accidentato periodo di costruzione, il rinnovato palazzo dello Studio assumeva un ruolo completamente nuovo nel contesto urbano nel quale era inserito, costituendo uno dei poli principali che orientavano la struttura funzionale e istituzionale della città.
2006
L'Università  e la città. Il ruolo di Padova e degli altri Atenei italiani nello sviluppo urbano
L'Università  e la città . Il ruolo di Padova e degli altri Atenei italiani nello sviluppo urbano
9788849125580
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