ABSTRACT. Gli atti della Cancelleria pretoria di Verona, attualmente conservati presso il locale Archivio di Strato, custodiscono un Librorum index, ossia un inventario della biblioteca personale del causidico Carlo Maria Micheli (1646-1714), Index depositato presso l’ufficio giudiziario il 23 marzo del 1714, ovvero dieci giorni dopo la morte dell’estensore, vista la costituzione della biblioteca in fedecommesso a favore della discendenza mascolina. Si tratta di un volume di 200 carte, con legatura coeva in pergamena, in cui il Micheli elenca tutti i libri della sua biblioteca, dopo aver indicato l’ordine alfabetico per autore seguito nella redazione dell’indice e le voci descritte nelle varie colonne in cui l’intero volume è suddiviso e cioè: il nome dell’autore,il cognome, la materia, ossia il titolo o contenuto del libro registrato, la magnitudo, vale a dire il numero di tomi e/o di volumi posseduti rispetto alla stessa opera, nonché il suo formato (in folio, in quarto, in octavo ecc.), ed infine il numero del calto o del cassetto dell’intera libreria in cui il singolo ‘pezzo’ si trovava collocato al momento della stesura dell’inventario. A tanta minuzia fa riscontro, purtroppo, la carenza di qualsiasi indicazione tipografica (soprattutto luogo ed anno di edizione dell’opera descritta) necessaria per la concreta identificazione degli esemplari posseduti. I nomi degli autori sono riportati in modo alquanto approssimativo o seguendo interpretazioni piuttosto personali, specie in presenza di cognomi stranieri, secondo un comune andazzo dei tempi. Si è proceduto, dopo la trascrizione integrale del manoscritto, non tanto nell’impossibile individuazione delle singole opere a stampa concretamente possedute dal Micheli, vista la già cennata assenza, nell’Index, di elementi tipografici atti a quello scopo, quanto nell’indicazione bibliografica di un’edizione tuttora rintracciabile, ricavata precipuamente dal Servizio Bibliotecario Nazionale, che fosse quella con le maggiori possibilità di essere fonte della copia catalogata da Carlo Maria. Quindi, escluse per ovvi motivi, le stampe posteriori al completamento dell’inventario, si è dato preferenza alle: 1) edizioni che, rispetto alle altre, nel titolo del frontespizio riproducessero le stesse parole riferite in toto o in parte, dal Nostro; 2) edizioni posteriori al Quattrocento, ritenendo improbabile la presenza di incunaboli nella biblioteca costituita dal causidico veronese negli ultimi decenni del XVII secolo; 3) edizioni ‘veronesi’ e soprattutto ‘veneziane’. Un’opera, identificata con assoluta certezza, è la monumentale edizione veneziana definita Tractatus tractatuum: una raccolta in 18 volumi di Tractatus giuridici pubblicata tra il 1548 ed il 1550 da un gruppo di stampatori associati, che il Micheli possedeva completa e che spogliò, nel suo indice, in circa 483 monografie. Il riscontro è stato puntuale con uno dei due soli esemplari ancora esistenti in Italia, ovvero quello custodito all’Università la Sapienza di Roma (il secondo è stato a suo tempo acquisito dall’Università di Cagliari). L’indice consta di 1360 titoli per 813 autori e per un totale di 737 volumi composti da più di mille pezzi. Numerosi si rinvengono i volumi miscellanei o per autore o per materia. Occorre altresì sottolineare che – almeno stando alle precisazioni non sempre chiarissime dello stesso Micheli – un’opera edita in più tomi, o in più volumi, è spesso posseduta solo parzialmente e la mancata conservazione della biblioteca impedisce poi di valutare l’effettiva corrispondenza al vero delle indicazioni circa il formato dei pezzi inventariati e di poter poi ricavare particolari relativi all’effettiva dimensione degli scaffali. Tra i libri posseduti preponderante, oltre l’80% degli scritti inventariati per un totale di circa 1140 titoli, è la sezione della biblioteca costituita da testi giuridici. A ulteriore riprova del fatto che non si trattasse certo di un fondo librario d’uso giornaliero da parte di un modesto componente del vulgus pragmaticorum. I libri legales di cui era necessario il possesso per essere cooptati nel Collegio cittadino dei giudici avvocati quali il Corpus Juris Civilis, la Summa Codicis di Azzone, le Lecturae di Bartolo da Sassoferrato su tutto il Corpus e quelle di Paolo di Castro nonché, per i diritto canonico, il Corpus Juris canonici e la Summa di Enrico da Susa o di Goffredo da Trani, le Decretali di Gregorio IX sono ovviamente presenti in una, ad esempio, a circa 290 Trattati cui devono aggiungersi i circa 480 spogliati dai 18 volumi del Tractatus tractatuum di cui sopra, 58 volumi di Consilia, 53 di Decisiones, 18 di Controversiae resolutiones, 14 di Praxis prodotti dalla giurisprudenza di diritto comune classico, ma anche da autori minori e sinanco minimi, operanti nel periodo (‘500 e ‘600) in cui la qualità cede il passo alla quantità e l’originalità diviene spesso stanca ripetitività di maniera. Alla morte di Carlo Maria (1714) la biblioteca passa al figlio Domenico, avvocato e noto autore di opere giuridiche nella Verona del periodo, unico figlio maschio di primo letto sopravissuto; quindi ai due figli di costui: Antonio medico fisico e Giuseppe anch’egli avvocato, conviventi nella dimora di S. Cecilia. Con la dipartita di Giuseppe, nel 1778, ha termine il fedecommesso librario, essendogli premorti tanto il fratello quanto i figlioli di entrambi. La biblioteca dovette comunque rimanere integra anche con le complesse e non sempre edificanti vicende familiari e successorie verificatesi in seguito, sino alla scomparsa di Matilde, figlia dell’avvocato Giuseppe, pronipote di Carlo Maria ed ultima discendente in linea diretta dei Micheli, da cui inizierà lo smantellamento della casa avita, e – di conseguenza – la dispersione della biblioteca. Matilde muore il 30 dicembre 1804, ossia nell’anno in cui Il Code Napoléon, viene promulgato in Francia e che successivamente sarà esteso al Regno d’Italia, il 1° aprile 1806 e, qualche giorno dopo, alle Province venete riunite al Regno, rendendo di fatto superata la grande biblioteca di diritto comune raccolta da Carlo Maria. Due anni dopo, nel 1806, verrà venduta all’asta, e poco dopo demolita, anche la chiesa di S. Cecilia, ove nella tomba avita giaceva ciò che rimaneva della famiglia Micheli, le cui generi verranno disperse per sempre.

La biblioteca di Carlo Maria Micheli: causidico veronese del seicento

CARCERERI DE PRATI, CLAUDIO
2006

Abstract

ABSTRACT. Gli atti della Cancelleria pretoria di Verona, attualmente conservati presso il locale Archivio di Strato, custodiscono un Librorum index, ossia un inventario della biblioteca personale del causidico Carlo Maria Micheli (1646-1714), Index depositato presso l’ufficio giudiziario il 23 marzo del 1714, ovvero dieci giorni dopo la morte dell’estensore, vista la costituzione della biblioteca in fedecommesso a favore della discendenza mascolina. Si tratta di un volume di 200 carte, con legatura coeva in pergamena, in cui il Micheli elenca tutti i libri della sua biblioteca, dopo aver indicato l’ordine alfabetico per autore seguito nella redazione dell’indice e le voci descritte nelle varie colonne in cui l’intero volume è suddiviso e cioè: il nome dell’autore,il cognome, la materia, ossia il titolo o contenuto del libro registrato, la magnitudo, vale a dire il numero di tomi e/o di volumi posseduti rispetto alla stessa opera, nonché il suo formato (in folio, in quarto, in octavo ecc.), ed infine il numero del calto o del cassetto dell’intera libreria in cui il singolo ‘pezzo’ si trovava collocato al momento della stesura dell’inventario. A tanta minuzia fa riscontro, purtroppo, la carenza di qualsiasi indicazione tipografica (soprattutto luogo ed anno di edizione dell’opera descritta) necessaria per la concreta identificazione degli esemplari posseduti. I nomi degli autori sono riportati in modo alquanto approssimativo o seguendo interpretazioni piuttosto personali, specie in presenza di cognomi stranieri, secondo un comune andazzo dei tempi. Si è proceduto, dopo la trascrizione integrale del manoscritto, non tanto nell’impossibile individuazione delle singole opere a stampa concretamente possedute dal Micheli, vista la già cennata assenza, nell’Index, di elementi tipografici atti a quello scopo, quanto nell’indicazione bibliografica di un’edizione tuttora rintracciabile, ricavata precipuamente dal Servizio Bibliotecario Nazionale, che fosse quella con le maggiori possibilità di essere fonte della copia catalogata da Carlo Maria. Quindi, escluse per ovvi motivi, le stampe posteriori al completamento dell’inventario, si è dato preferenza alle: 1) edizioni che, rispetto alle altre, nel titolo del frontespizio riproducessero le stesse parole riferite in toto o in parte, dal Nostro; 2) edizioni posteriori al Quattrocento, ritenendo improbabile la presenza di incunaboli nella biblioteca costituita dal causidico veronese negli ultimi decenni del XVII secolo; 3) edizioni ‘veronesi’ e soprattutto ‘veneziane’. Un’opera, identificata con assoluta certezza, è la monumentale edizione veneziana definita Tractatus tractatuum: una raccolta in 18 volumi di Tractatus giuridici pubblicata tra il 1548 ed il 1550 da un gruppo di stampatori associati, che il Micheli possedeva completa e che spogliò, nel suo indice, in circa 483 monografie. Il riscontro è stato puntuale con uno dei due soli esemplari ancora esistenti in Italia, ovvero quello custodito all’Università la Sapienza di Roma (il secondo è stato a suo tempo acquisito dall’Università di Cagliari). L’indice consta di 1360 titoli per 813 autori e per un totale di 737 volumi composti da più di mille pezzi. Numerosi si rinvengono i volumi miscellanei o per autore o per materia. Occorre altresì sottolineare che – almeno stando alle precisazioni non sempre chiarissime dello stesso Micheli – un’opera edita in più tomi, o in più volumi, è spesso posseduta solo parzialmente e la mancata conservazione della biblioteca impedisce poi di valutare l’effettiva corrispondenza al vero delle indicazioni circa il formato dei pezzi inventariati e di poter poi ricavare particolari relativi all’effettiva dimensione degli scaffali. Tra i libri posseduti preponderante, oltre l’80% degli scritti inventariati per un totale di circa 1140 titoli, è la sezione della biblioteca costituita da testi giuridici. A ulteriore riprova del fatto che non si trattasse certo di un fondo librario d’uso giornaliero da parte di un modesto componente del vulgus pragmaticorum. I libri legales di cui era necessario il possesso per essere cooptati nel Collegio cittadino dei giudici avvocati quali il Corpus Juris Civilis, la Summa Codicis di Azzone, le Lecturae di Bartolo da Sassoferrato su tutto il Corpus e quelle di Paolo di Castro nonché, per i diritto canonico, il Corpus Juris canonici e la Summa di Enrico da Susa o di Goffredo da Trani, le Decretali di Gregorio IX sono ovviamente presenti in una, ad esempio, a circa 290 Trattati cui devono aggiungersi i circa 480 spogliati dai 18 volumi del Tractatus tractatuum di cui sopra, 58 volumi di Consilia, 53 di Decisiones, 18 di Controversiae resolutiones, 14 di Praxis prodotti dalla giurisprudenza di diritto comune classico, ma anche da autori minori e sinanco minimi, operanti nel periodo (‘500 e ‘600) in cui la qualità cede il passo alla quantità e l’originalità diviene spesso stanca ripetitività di maniera. Alla morte di Carlo Maria (1714) la biblioteca passa al figlio Domenico, avvocato e noto autore di opere giuridiche nella Verona del periodo, unico figlio maschio di primo letto sopravissuto; quindi ai due figli di costui: Antonio medico fisico e Giuseppe anch’egli avvocato, conviventi nella dimora di S. Cecilia. Con la dipartita di Giuseppe, nel 1778, ha termine il fedecommesso librario, essendogli premorti tanto il fratello quanto i figlioli di entrambi. La biblioteca dovette comunque rimanere integra anche con le complesse e non sempre edificanti vicende familiari e successorie verificatesi in seguito, sino alla scomparsa di Matilde, figlia dell’avvocato Giuseppe, pronipote di Carlo Maria ed ultima discendente in linea diretta dei Micheli, da cui inizierà lo smantellamento della casa avita, e – di conseguenza – la dispersione della biblioteca. Matilde muore il 30 dicembre 1804, ossia nell’anno in cui Il Code Napoléon, viene promulgato in Francia e che successivamente sarà esteso al Regno d’Italia, il 1° aprile 1806 e, qualche giorno dopo, alle Province venete riunite al Regno, rendendo di fatto superata la grande biblioteca di diritto comune raccolta da Carlo Maria. Due anni dopo, nel 1806, verrà venduta all’asta, e poco dopo demolita, anche la chiesa di S. Cecilia, ove nella tomba avita giaceva ciò che rimaneva della famiglia Micheli, le cui generi verranno disperse per sempre.
2006
9788887300482
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