L’alto medioevo grafico si muove attraverso miti e realtà, fortemente consolidati e intrecciati gli uni con le altre in modo tale che non è possibile distinguerli agevolmente. Luoghi comuni, ma nella sostanza plausibili, vedono l’alto medioevo come un momento in cui le esperienze grafiche si fanno sempre più episodiche, in cui il livello medio dell’alfabetismo precipita drammaticamente, in cui il libro assume un valore molto diverso rispetto al passato, ma anche ai secoli successivi. Il quadro è questo, e nei suoi contorni si presenta tutto sommato ben definito, ma questi contorni sono forse più sfumati di quanto ricostruzioni schematiche possano suggerire. Esiste insomma un’originalità dell’alto medioevo grafico, che deriva spesso appunto dal confronto, e dunque dalla differenza, con due mondi divaricati, radicalmente antitetici, come sono stati quello classico pagano e tardoantico cristiano da un lato e quello tardomedievale dall’altro. I libri non esauriscono naturalmente la serie dei prodotti grafici su supporto diverso che l’alto medioevo ha conservato, come epigrafi, documenti, graffiti. Accanto a una storia della scrittura, dei modi di produzione e dell’assetto formale dei libri, è opportuno orientarsi anche verso una ricostruzione della diffusione dell’alfabetismo, cioè dell’esercizio delle capacità di scrittura, ma anche di lettura, congiunte o disgiunte, a livelli anche profondamente divaricati, praticate occasionalmente o coltivate con cura. Secondo una cristallizzata ricostruzione storiografica, inadeguata a rappresentarlo correttamente, l’alto medioevo grafico è un coacervo di esperienze disorientanti e diverse, è, per usare una celebre definizione, l’epoca delle scritture nazionali e di una frantumazione grafica che si ricompone straordinariamente solo con l’affermarsi della minuscola carolina: è stato insomma il momento del particolarismo grafico. Se tuttavia forse non è esistito un vero e proprio particolarismo grafico, certo è esistito un particolarismo geografico ma soprattutto un ancor più plausibile particolarismo sociale, per cui le distinzioni fra i gruppi sociali si determinano anche in relazione ai loro rapporti, o mancati rapporti, con la cultura scritta. Quella sorta di continua e ideale antinomia fra due estremi che si coglie nell’alto medioevo grafico si ritrova anche all’interno delle scritture esposte. Osserviamo infatti una compresenza di esperienze collocabili su due livelli opposti, quello alto dell’eclatante epigrafia soprattutto funeraria, soprattutto dei ceti dominanti, di raffinatissima esecuzione, e quello basso, stilisticamente impreciso e poco elegante, esito di tecniche di incisione poco curate, riconducibile a committenti socialmente non significativi.

Forme della produzione scritta nell'alto medioevo

GIOVE', NICOLETTA
2006

Abstract

L’alto medioevo grafico si muove attraverso miti e realtà, fortemente consolidati e intrecciati gli uni con le altre in modo tale che non è possibile distinguerli agevolmente. Luoghi comuni, ma nella sostanza plausibili, vedono l’alto medioevo come un momento in cui le esperienze grafiche si fanno sempre più episodiche, in cui il livello medio dell’alfabetismo precipita drammaticamente, in cui il libro assume un valore molto diverso rispetto al passato, ma anche ai secoli successivi. Il quadro è questo, e nei suoi contorni si presenta tutto sommato ben definito, ma questi contorni sono forse più sfumati di quanto ricostruzioni schematiche possano suggerire. Esiste insomma un’originalità dell’alto medioevo grafico, che deriva spesso appunto dal confronto, e dunque dalla differenza, con due mondi divaricati, radicalmente antitetici, come sono stati quello classico pagano e tardoantico cristiano da un lato e quello tardomedievale dall’altro. I libri non esauriscono naturalmente la serie dei prodotti grafici su supporto diverso che l’alto medioevo ha conservato, come epigrafi, documenti, graffiti. Accanto a una storia della scrittura, dei modi di produzione e dell’assetto formale dei libri, è opportuno orientarsi anche verso una ricostruzione della diffusione dell’alfabetismo, cioè dell’esercizio delle capacità di scrittura, ma anche di lettura, congiunte o disgiunte, a livelli anche profondamente divaricati, praticate occasionalmente o coltivate con cura. Secondo una cristallizzata ricostruzione storiografica, inadeguata a rappresentarlo correttamente, l’alto medioevo grafico è un coacervo di esperienze disorientanti e diverse, è, per usare una celebre definizione, l’epoca delle scritture nazionali e di una frantumazione grafica che si ricompone straordinariamente solo con l’affermarsi della minuscola carolina: è stato insomma il momento del particolarismo grafico. Se tuttavia forse non è esistito un vero e proprio particolarismo grafico, certo è esistito un particolarismo geografico ma soprattutto un ancor più plausibile particolarismo sociale, per cui le distinzioni fra i gruppi sociali si determinano anche in relazione ai loro rapporti, o mancati rapporti, con la cultura scritta. Quella sorta di continua e ideale antinomia fra due estremi che si coglie nell’alto medioevo grafico si ritrova anche all’interno delle scritture esposte. Osserviamo infatti una compresenza di esperienze collocabili su due livelli opposti, quello alto dell’eclatante epigrafia soprattutto funeraria, soprattutto dei ceti dominanti, di raffinatissima esecuzione, e quello basso, stilisticamente impreciso e poco elegante, esito di tecniche di incisione poco curate, riconducibile a committenti socialmente non significativi.
2006
Storia dell'Europa e del Mediterraneo, Dal Medioevo all'età della globalizzazione. IV. Il Medioevo (secoli V-XV). VIII. Popoli, poteri, dinamiche
9788884025265
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