Per poter comprendere il significato scientifico e filosofico della lettura dei Mechanica di Aristotele da parte di Galileo, occorre poter affrontare con qualche impegno di approfondimento il problema di come Galileo, copernicano e avversario degli aristotelici, potesse rapportarsi ad un’opera riguardante le scienze fisico-matematiche, e attribuita ad Arsitotele. Di un Galileo platonico perché anti-aristotelico, e perché Platone era notoriamente estimatore delle matematiche, si è parlato spesso come di un’ovvietà aprioristica La pretesa ovvietà però non tiene conto della sottostima proclamata apertamente da Platone e dai neoplatonici anzitutto nei confronti dell’astronomia basata sull’osservazione, in quanto considerata come conoscenza infrafilosofica: questione per la quale Galileo, osservatore astronomico e scopritore, poteva paradossalmente sentirsi più vicino anche all’aristotelico Tolomeo, da lui profondamente stimato, che ai platonico-pitagorici, come Teone, Proclo e Simplicio. La concezione aristotelica dell’astronomia, delle scienze fisico-matematiche e più in generale, della conoscenza della natura come basate su un impegno di conoscenza diretta, anche riguardante le realtà più umili, nelle quali pur tuttavia secondo Aristotele si poteva rivelare una capacità “demiurgica” della natura comunque degna di considerazione da parte dei veri “filosofi”, costituiscono elementi capaci di avvalorare la genuinità e la fondatezza dell’interesse galileiano anche per la trattazione della meccanica in senso aristotelico.

Premessa

OLIVIERI, LUIGI ANTONIO
2006

Abstract

Per poter comprendere il significato scientifico e filosofico della lettura dei Mechanica di Aristotele da parte di Galileo, occorre poter affrontare con qualche impegno di approfondimento il problema di come Galileo, copernicano e avversario degli aristotelici, potesse rapportarsi ad un’opera riguardante le scienze fisico-matematiche, e attribuita ad Arsitotele. Di un Galileo platonico perché anti-aristotelico, e perché Platone era notoriamente estimatore delle matematiche, si è parlato spesso come di un’ovvietà aprioristica La pretesa ovvietà però non tiene conto della sottostima proclamata apertamente da Platone e dai neoplatonici anzitutto nei confronti dell’astronomia basata sull’osservazione, in quanto considerata come conoscenza infrafilosofica: questione per la quale Galileo, osservatore astronomico e scopritore, poteva paradossalmente sentirsi più vicino anche all’aristotelico Tolomeo, da lui profondamente stimato, che ai platonico-pitagorici, come Teone, Proclo e Simplicio. La concezione aristotelica dell’astronomia, delle scienze fisico-matematiche e più in generale, della conoscenza della natura come basate su un impegno di conoscenza diretta, anche riguardante le realtà più umili, nelle quali pur tuttavia secondo Aristotele si poteva rivelare una capacità “demiurgica” della natura comunque degna di considerazione da parte dei veri “filosofi”, costituiscono elementi capaci di avvalorare la genuinità e la fondatezza dell’interesse galileiano anche per la trattazione della meccanica in senso aristotelico.
2006
Galileo lettore dei Mechanica
9788849818352
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