L’autore indaga in maniera articolata l’album di 109 disegni di carattere tiepolesco conservato presso l’Istituto Nazionale per la Grafica di Roma e acquistato da Umberto Osio a Verona intorno agli anni 1960-1961. Di contro all’ipotesi di Geroge Knox (1980) di attribuire la maggior parte dei fogli a Giandomenico Tiepolo, in questa sede viene avanzata la proposta – sulla scorta dell’analisi stilistica e della scritta vergata su un foglio – che responsabile di tutti i fogli sia piuttosto Francesco Lorenzi (1723-1787) che nel corso del suo apprendistato veneziano alla bottega di Giambattista Tiepolo dal 1745 al 1750 ebbe modo di impratichirsi copiando graficamente, nel tempo, i disegni del maestro (relativi soprattutto agli affreschi di palazzo Labia e alla pala per San Salvador a Venezia), di Giandomenico (per la Via Crucis di San Polo), ma anche modelli insospettati, come i dipinti veneziani di Luca Giordano e Pietro Liberi, nonchè le stampe di Aegidius Sadeler II. L’album viene a documentare i metodi didattici messi in atto da Tiepolo nella formazione degli allievi con l’obiettivo di formare validi aiuti che potessero coadiuvare il maestro nelle commissioni che dagli anni Quaranta divennero sempre più pressanti. Al termine dell’esperienza in laguna al fianco di Tiepolo, nel 1750 Lorenzi dovette portare con sé tutto questo materiale grafico, non tanto come ricordo, quanto piuttosto come repertorio di motivi e forme che egli avrebbe potuto recuperare anche a distanza di anni, come gli affreschi parietali di palazzo Giusti del Giardino a Verona, del 1766-1767, stanno a dimostrare.

Il taccuino di disegni di Francesco Lorenzi nella collezione Osio,

TOMEZZOLI, ANDREA
2006

Abstract

L’autore indaga in maniera articolata l’album di 109 disegni di carattere tiepolesco conservato presso l’Istituto Nazionale per la Grafica di Roma e acquistato da Umberto Osio a Verona intorno agli anni 1960-1961. Di contro all’ipotesi di Geroge Knox (1980) di attribuire la maggior parte dei fogli a Giandomenico Tiepolo, in questa sede viene avanzata la proposta – sulla scorta dell’analisi stilistica e della scritta vergata su un foglio – che responsabile di tutti i fogli sia piuttosto Francesco Lorenzi (1723-1787) che nel corso del suo apprendistato veneziano alla bottega di Giambattista Tiepolo dal 1745 al 1750 ebbe modo di impratichirsi copiando graficamente, nel tempo, i disegni del maestro (relativi soprattutto agli affreschi di palazzo Labia e alla pala per San Salvador a Venezia), di Giandomenico (per la Via Crucis di San Polo), ma anche modelli insospettati, come i dipinti veneziani di Luca Giordano e Pietro Liberi, nonchè le stampe di Aegidius Sadeler II. L’album viene a documentare i metodi didattici messi in atto da Tiepolo nella formazione degli allievi con l’obiettivo di formare validi aiuti che potessero coadiuvare il maestro nelle commissioni che dagli anni Quaranta divennero sempre più pressanti. Al termine dell’esperienza in laguna al fianco di Tiepolo, nel 1750 Lorenzi dovette portare con sé tutto questo materiale grafico, non tanto come ricordo, quanto piuttosto come repertorio di motivi e forme che egli avrebbe potuto recuperare anche a distanza di anni, come gli affreschi parietali di palazzo Giusti del Giardino a Verona, del 1766-1767, stanno a dimostrare.
2006
L'artista e il suo atelier, catalogo della mostra (Roma, Istituto Nazionale per la Grafica, 7 aprile-11 giugno 2006)
9788860600240
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