La trasformazione dell’indagine storica in sterile polemica da agitare nell’agone politico celebra i suoi più facili, (e sovente anche pacchiani) trionfi proprio nei dibattiti sulla Resistenza. Che cosa sia stata, quali i principali protagonisti, quali i meriti e demeriti, quali i frutti, la rappresentatività, l’eredità della guerra partigiana: queste, e molte altre, le questioni che si sono fin dall’indomani intrecciate alla battaglia politica, allo scontro ideologico, alle aspirazioni egemoniche e alle frustrazioni minoritarie di protagonisti, avversari, comprimari, eredi legittimi o improbabili della guerra partigiana, delle sue grandezze e dei suoi limiti. Tentare di sottrarsi a tutto ciò è l’aspirazione dell’A., pur consapevole dei fatali limiti che la propria cultura, la propria esperienza e umanità oppongono ad un’astratta obiettività. La prima parte della Resistenza in Italia offre una sintesi degli avvenimenti, tesa a ricostruire il costante intreccio di vincoli esterni e di progetti politici, di scelte etiche e di casualità, di problemi nazionali-internazionali e di localismi che costituisce l’humus della Resistenza, e che nella memoria del senso storico diffuso è stato via via scarnificato e schematizzato, o appiattito sul momento finale. La seconda parte del libro approfondisce criticamente i ritardi e le distorsioni con cui alcuni temi si sono imposti all’attenzione degli storici. Rinunciando ad ogni pretesa di esaustività, nella consapevolezza che fatalmente una sintesi di una vicenda tanto complessa, variegata e per certi versi contraddittoria deve imprescindibilmente compiere una selezione a volte dolorosa, l’A. fornisce indizi e materiali di riflessione sui mutevoli destini della Resistenza dopo la Resistenza, per chiarire almeno alcune tappe del rapporto tormentato che l’interpretazione e la memoria del periodo 1943-1945 intrattengono con gli italiani delle generazioni successive

La resistenza in Italia. Storica e critica.

PELI, SANTO
2004

Abstract

La trasformazione dell’indagine storica in sterile polemica da agitare nell’agone politico celebra i suoi più facili, (e sovente anche pacchiani) trionfi proprio nei dibattiti sulla Resistenza. Che cosa sia stata, quali i principali protagonisti, quali i meriti e demeriti, quali i frutti, la rappresentatività, l’eredità della guerra partigiana: queste, e molte altre, le questioni che si sono fin dall’indomani intrecciate alla battaglia politica, allo scontro ideologico, alle aspirazioni egemoniche e alle frustrazioni minoritarie di protagonisti, avversari, comprimari, eredi legittimi o improbabili della guerra partigiana, delle sue grandezze e dei suoi limiti. Tentare di sottrarsi a tutto ciò è l’aspirazione dell’A., pur consapevole dei fatali limiti che la propria cultura, la propria esperienza e umanità oppongono ad un’astratta obiettività. La prima parte della Resistenza in Italia offre una sintesi degli avvenimenti, tesa a ricostruire il costante intreccio di vincoli esterni e di progetti politici, di scelte etiche e di casualità, di problemi nazionali-internazionali e di localismi che costituisce l’humus della Resistenza, e che nella memoria del senso storico diffuso è stato via via scarnificato e schematizzato, o appiattito sul momento finale. La seconda parte del libro approfondisce criticamente i ritardi e le distorsioni con cui alcuni temi si sono imposti all’attenzione degli storici. Rinunciando ad ogni pretesa di esaustività, nella consapevolezza che fatalmente una sintesi di una vicenda tanto complessa, variegata e per certi versi contraddittoria deve imprescindibilmente compiere una selezione a volte dolorosa, l’A. fornisce indizi e materiali di riflessione sui mutevoli destini della Resistenza dopo la Resistenza, per chiarire almeno alcune tappe del rapporto tormentato che l’interpretazione e la memoria del periodo 1943-1945 intrattengono con gli italiani delle generazioni successive
2004
9788806164331
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