Le scienze sociali hanno a lungo considerato la dissoluzione della comunità come un processo traumatico anche in condizioni pacificate. Sulle sue rovine si staglia la dimensione delle individualità che lo struttural-funzionalismo aveva trascurato. Quando poi la causa della dissoluzione è la guerra, il panorama sociale si frantuma e appaiono nuove recinzioni. Questo volume indaga sul campo le vicende del Kosovo e della Romania e le loro conseguenze nel Veneto, la regione che più di altre ne ha raccolti i frutti. Nel caso del Kosovo l’autore documenta sia i prodromi del conflitto sia gli esiti migratori del dopoguerra. In Romania, anche se il passaggio è stato meno cruento, la politica della porta aperta ha provocato un’irruzione di capitali stranieri e un’emigrazione verso Occidente tanto agognata quanto sofferta. Infine, il transito e l’inserimento nel Veneto di questi migranti sono posti in rilievo attraverso le testimonianze dirette dei loro protagonisti. Ai movimenti di uomini e donne corrisponde poi la mobilità di un «capitale migrante» incarnato da imprenditori e da operatori umanitari, che si è mosso verso l’Europa sud-orientale con esiti sorprendenti, talora disegnando mondi forse ancora più ristretti e bellicosi delle precedenti comunità. Il confine si configura quindi come una delle categorie centrali nell’interpretazione delle tendenze in atto. Lo scontro tra le ragioni del contatto e quelle delle nuove recinzioni stabilisce così il nucleo centrale di indagine tanto delle realtà kosovara e rumena quanto della società veneta in cui i migranti di quelle aree svolgono un ruolo sempre più centrale. Il volume si articola quindi nelle seguenti sezioni: individualità, marginalità e confini nello spazio europeo; recinzioni, migrazioni e lavoro: il Kosovo dopo la guerra; rotture e riparazioni della Romania nel nuovo spazio europeo; mutamenti nel nordest italiano: migranti al lavoro in una zona di esportazione.

IL NORD-EST E IL SUO ORIENTE

SACCHETTO, DEVI
2004

Abstract

Le scienze sociali hanno a lungo considerato la dissoluzione della comunità come un processo traumatico anche in condizioni pacificate. Sulle sue rovine si staglia la dimensione delle individualità che lo struttural-funzionalismo aveva trascurato. Quando poi la causa della dissoluzione è la guerra, il panorama sociale si frantuma e appaiono nuove recinzioni. Questo volume indaga sul campo le vicende del Kosovo e della Romania e le loro conseguenze nel Veneto, la regione che più di altre ne ha raccolti i frutti. Nel caso del Kosovo l’autore documenta sia i prodromi del conflitto sia gli esiti migratori del dopoguerra. In Romania, anche se il passaggio è stato meno cruento, la politica della porta aperta ha provocato un’irruzione di capitali stranieri e un’emigrazione verso Occidente tanto agognata quanto sofferta. Infine, il transito e l’inserimento nel Veneto di questi migranti sono posti in rilievo attraverso le testimonianze dirette dei loro protagonisti. Ai movimenti di uomini e donne corrisponde poi la mobilità di un «capitale migrante» incarnato da imprenditori e da operatori umanitari, che si è mosso verso l’Europa sud-orientale con esiti sorprendenti, talora disegnando mondi forse ancora più ristretti e bellicosi delle precedenti comunità. Il confine si configura quindi come una delle categorie centrali nell’interpretazione delle tendenze in atto. Lo scontro tra le ragioni del contatto e quelle delle nuove recinzioni stabilisce così il nucleo centrale di indagine tanto delle realtà kosovara e rumena quanto della società veneta in cui i migranti di quelle aree svolgono un ruolo sempre più centrale. Il volume si articola quindi nelle seguenti sezioni: individualità, marginalità e confini nello spazio europeo; recinzioni, migrazioni e lavoro: il Kosovo dopo la guerra; rotture e riparazioni della Romania nel nuovo spazio europeo; mutamenti nel nordest italiano: migranti al lavoro in una zona di esportazione.
2004
8887009473
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