Una rappresentazione cartografica, soprattutto se a media e grande scala, illustra con estremo dettaglio l’andamento della superficie topografica di un determinato territorio e “registra” vari elementi del paesaggio (laghi, fiumi, ghiacciai, opere antropiche ecc.) nella posizione e nelle dimensioni che assumono al momento della levata. E’ evidente quindi che un confronto tra carte di diversa data ci permette di valutare sia qualitativamente sia, in molti casi, quantitativamente l’evoluzione delle forme del paesaggio sottoposte a rapidi mutamenti vuoi per cause antropiche che naturali. Nel caso specifico ci si riferisce alle masse glaciali ed ai depositi di margine glaciale; questi ultimi, se di dimensioni proporzionate alla scala della carta, vengono addirittura evidenziati dall’andamento delle curve di livello o da opportune soluzioni grafiche adottate dal cartografo. Metodologie ampiamente utilizzate prevedono il confronto della posizione dei margini glaciali riportati da carte di diversa data, per valutarne le variazioni di superficie. Di recente inoltre, con l’impiego dei GIS, vengono tentate anche ricostruzioni delle variazioni volumetriche delle masse glaciali, non senza qualche problema di attendibilità, in conseguenza di proiezioni diverse utilizzate nella cartografia antica, ed alla affidabilità del tracciamento delle isoipse sui corpi glaciali. Negli studi di glaciologia e geologia glaciale, in maniera meno consueta le carte topografiche possono essere impiegate per il controllo, il completamento e la validazione delle curve tempo/distanza, per la realizzazione di curve ipsografiche, finalizzate al calcolo teorico della linea di equilibrio (ELA), per l’individuazione di argini morenici e per la datazione di depositi glacigeni a supporto di analisi lichenometriche e dendrocronologiche. Le variazioni delle fronti glaciali vengono notoriamente rappresentate mediante curve tempo/distanza, che cumulano su un sistema di assi cartesiani i singoli mutamenti annuali. Capita spesso, per vari motivi, che le serie di dati non siano continue nel tempo oppure che non abbraccino periodi significativamente lunghi. In alcuni casi, la continuità della rappresentazione grafica delle variazioni frontali, la prosecuzione delle curve in intervalli di tempo antecedenti alle prime campagne glaciologiche, o la validazione delle singole variazioni annuali può essere realizzata con i dati quantitativi che si ottengono dal confronto di carte di differente levata. In questo caso è particolarmente utile l’incrocio di dati cartografici con quelli fotografici ed iconografici d’altra natura (disegni, stampe ecc). Tra le tecniche di calcolo della linea di equilibro, è sufficientemente accreditata quella che utilizza la rappresentazione della superficie glaciale mediante curva ipsografica. Se il calcolo di questo importante parametro glaciologico è alquanto semplice per quei ghiacciai, sia pur oggi non più esistenti o di più ridotte dimensioni, rappresentati su carta topografica, risulta più problematico per quei corpi glaciali le cui superfici vengono ricostruite sulla base dei resti delle evidenze di margine glaciale. Solo l’andamento del substrato permette di forgiare l’ipotetica superficie dell’antico ghiacciaio con sufficiente attendibilità e la posizione delle curve di livello ai margini della forma ricostruita consente di tracciare le isoipse della massa glaciale estinta. La cartografia storica fornisce inoltre informazioni estremamente utili per l’applicazione di metodi di datazione delle forme del rilievo quali la lichenometria e la dendrocronologia. Nel caso specifico della lichenometria, la realizzazione di curve di accrescimento lichenico è possibile solo identificando superfici datate, alcune delle quali possono essere desunte da carte topografiche. Il progressivo ritiro di un ghiacciaio, ad esempio, libera via via superfici rocciose del substrato e/o lembi di depositi glaciali, che risultano esposti agli agenti atmosferici ed alla colonizzazione lichenica in intervalli di tempo quantificabili dal confronto delle carte di diversa levata. Anche la dendrocronologia necessita talvolta, per il calcolo del tempo di insediamento delle diverse specie vegetali, di disporre di superfici datate. Queste ultime, ancora una volta, possono essere ottenute dal confronto di aree di margine glaciale cartografate in periodi diversi. Vengono presentati una serie di casi di studio nei gruppi montuosi dell’Adamello e dell’Ortles Cevedale.

La cartografia antica ed attuale negli studi di glaciologia e di geologia glaciale.

CARTON, ALBERTO;
2003

Abstract

Una rappresentazione cartografica, soprattutto se a media e grande scala, illustra con estremo dettaglio l’andamento della superficie topografica di un determinato territorio e “registra” vari elementi del paesaggio (laghi, fiumi, ghiacciai, opere antropiche ecc.) nella posizione e nelle dimensioni che assumono al momento della levata. E’ evidente quindi che un confronto tra carte di diversa data ci permette di valutare sia qualitativamente sia, in molti casi, quantitativamente l’evoluzione delle forme del paesaggio sottoposte a rapidi mutamenti vuoi per cause antropiche che naturali. Nel caso specifico ci si riferisce alle masse glaciali ed ai depositi di margine glaciale; questi ultimi, se di dimensioni proporzionate alla scala della carta, vengono addirittura evidenziati dall’andamento delle curve di livello o da opportune soluzioni grafiche adottate dal cartografo. Metodologie ampiamente utilizzate prevedono il confronto della posizione dei margini glaciali riportati da carte di diversa data, per valutarne le variazioni di superficie. Di recente inoltre, con l’impiego dei GIS, vengono tentate anche ricostruzioni delle variazioni volumetriche delle masse glaciali, non senza qualche problema di attendibilità, in conseguenza di proiezioni diverse utilizzate nella cartografia antica, ed alla affidabilità del tracciamento delle isoipse sui corpi glaciali. Negli studi di glaciologia e geologia glaciale, in maniera meno consueta le carte topografiche possono essere impiegate per il controllo, il completamento e la validazione delle curve tempo/distanza, per la realizzazione di curve ipsografiche, finalizzate al calcolo teorico della linea di equilibrio (ELA), per l’individuazione di argini morenici e per la datazione di depositi glacigeni a supporto di analisi lichenometriche e dendrocronologiche. Le variazioni delle fronti glaciali vengono notoriamente rappresentate mediante curve tempo/distanza, che cumulano su un sistema di assi cartesiani i singoli mutamenti annuali. Capita spesso, per vari motivi, che le serie di dati non siano continue nel tempo oppure che non abbraccino periodi significativamente lunghi. In alcuni casi, la continuità della rappresentazione grafica delle variazioni frontali, la prosecuzione delle curve in intervalli di tempo antecedenti alle prime campagne glaciologiche, o la validazione delle singole variazioni annuali può essere realizzata con i dati quantitativi che si ottengono dal confronto di carte di differente levata. In questo caso è particolarmente utile l’incrocio di dati cartografici con quelli fotografici ed iconografici d’altra natura (disegni, stampe ecc). Tra le tecniche di calcolo della linea di equilibro, è sufficientemente accreditata quella che utilizza la rappresentazione della superficie glaciale mediante curva ipsografica. Se il calcolo di questo importante parametro glaciologico è alquanto semplice per quei ghiacciai, sia pur oggi non più esistenti o di più ridotte dimensioni, rappresentati su carta topografica, risulta più problematico per quei corpi glaciali le cui superfici vengono ricostruite sulla base dei resti delle evidenze di margine glaciale. Solo l’andamento del substrato permette di forgiare l’ipotetica superficie dell’antico ghiacciaio con sufficiente attendibilità e la posizione delle curve di livello ai margini della forma ricostruita consente di tracciare le isoipse della massa glaciale estinta. La cartografia storica fornisce inoltre informazioni estremamente utili per l’applicazione di metodi di datazione delle forme del rilievo quali la lichenometria e la dendrocronologia. Nel caso specifico della lichenometria, la realizzazione di curve di accrescimento lichenico è possibile solo identificando superfici datate, alcune delle quali possono essere desunte da carte topografiche. Il progressivo ritiro di un ghiacciaio, ad esempio, libera via via superfici rocciose del substrato e/o lembi di depositi glaciali, che risultano esposti agli agenti atmosferici ed alla colonizzazione lichenica in intervalli di tempo quantificabili dal confronto delle carte di diversa levata. Anche la dendrocronologia necessita talvolta, per il calcolo del tempo di insediamento delle diverse specie vegetali, di disporre di superfici datate. Queste ultime, ancora una volta, possono essere ottenute dal confronto di aree di margine glaciale cartografate in periodi diversi. Vengono presentati una serie di casi di studio nei gruppi montuosi dell’Adamello e dell’Ortles Cevedale.
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