Il contributo ricostruisce brevemente i percorsi e le modalità del trasferimento di tecnologia in età premoderna. La direzione principale, ma non esclusiva, di tale trasferimento va dall’Asia – Cina soprattutto, ma anche India e Persia – verso l’Europa, con la fondamentale intermediazione della civiltà islamica. Un trasferimento, diluito lungo i secoli e spesso fortuito, che pare avvenire nonostante la Cina, protezionistica e gelosa dei suoi segreti. La contaminazione tecnologica di rado è diretta, almeno in base alle fonti disponibili, e bisogna guardarsi da una visione meccanicistica: nell’evoluzione tecnologica, come in quella sociale e culturale, il successo di una nuova idea o di un nuovo congegno dipende dalle capacità di ricezione della cultura locale. Non a caso, gli studiosi hanno parlato di «diffusione di stimoli» e di «germi ideazionali» per descrivere il processo di acclimatazione di idee giunte da lontano, anche in assenza di esempi precisi di prodotti o macchinari, come ad esempio nel caso della stampa a caratteri mobili, affermatasi in Cina e in Corea poco prima che in Europa: Gutenberg, è stato notato, può non aver mai visto un libro cinese, ma solo averne sentito parlare, a suo modo «re-inventando» la stampa. Inoltre, produrre acciaio, carta, o polvere da sparo non significa, ovunque e in ogni tempo, la stessa cosa: grande è il numero di variabili fisiche (ad esempio le diverse qualità delle materie prime, come i minerali, o la disponibilità di energia), sociali, politiche e culturali (ad esempio la considerazione sociale che circonda o meno mercanti e produttori). L’acclimatazione di nuove tecniche fu spesso travagliata: in Europa si tentò per secoli di imitare prodotti cinesi come la porcellana, il cui processo di fabbricazione, elaborato in Cina fin dal VII secolo dC, fu perfezionato sotto la dominazione mongola (XIII sec.). Gli standard della qualità cinese verranno eguagliati in Europa solo nel XVIII secolo.
Il trasferimento di tecnologie in età premoderna
FUMIAN, CARLO
2005
Abstract
Il contributo ricostruisce brevemente i percorsi e le modalità del trasferimento di tecnologia in età premoderna. La direzione principale, ma non esclusiva, di tale trasferimento va dall’Asia – Cina soprattutto, ma anche India e Persia – verso l’Europa, con la fondamentale intermediazione della civiltà islamica. Un trasferimento, diluito lungo i secoli e spesso fortuito, che pare avvenire nonostante la Cina, protezionistica e gelosa dei suoi segreti. La contaminazione tecnologica di rado è diretta, almeno in base alle fonti disponibili, e bisogna guardarsi da una visione meccanicistica: nell’evoluzione tecnologica, come in quella sociale e culturale, il successo di una nuova idea o di un nuovo congegno dipende dalle capacità di ricezione della cultura locale. Non a caso, gli studiosi hanno parlato di «diffusione di stimoli» e di «germi ideazionali» per descrivere il processo di acclimatazione di idee giunte da lontano, anche in assenza di esempi precisi di prodotti o macchinari, come ad esempio nel caso della stampa a caratteri mobili, affermatasi in Cina e in Corea poco prima che in Europa: Gutenberg, è stato notato, può non aver mai visto un libro cinese, ma solo averne sentito parlare, a suo modo «re-inventando» la stampa. Inoltre, produrre acciaio, carta, o polvere da sparo non significa, ovunque e in ogni tempo, la stessa cosa: grande è il numero di variabili fisiche (ad esempio le diverse qualità delle materie prime, come i minerali, o la disponibilità di energia), sociali, politiche e culturali (ad esempio la considerazione sociale che circonda o meno mercanti e produttori). L’acclimatazione di nuove tecniche fu spesso travagliata: in Europa si tentò per secoli di imitare prodotti cinesi come la porcellana, il cui processo di fabbricazione, elaborato in Cina fin dal VII secolo dC, fu perfezionato sotto la dominazione mongola (XIII sec.). Gli standard della qualità cinese verranno eguagliati in Europa solo nel XVIII secolo.Pubblicazioni consigliate
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