L’espansione delle città, la contrazione e la frammentazione degli spazi rurali e la progressiva scomparsa degli elementi di naturalità che un tempo, non ancora lontano, qualificavano il paesaggio extraurbano sono i segni del profondo cambiamento cui è sottoposta la nostra terra. Se molti ricercatori e molti tecnici si dedicano alla definizione, alla individuazione e alla quantificazione del rischio connesso alla perdita dei valori della biosfera e ai metodi e alle tecniche per mitigarlo senza penalizzare le attese di economia che emergono dalla società, non possono essere ignorate le lacune nella programmazione nell’uso del territorio e delle sue risorse, ovvero la carenza di strategie che siano insieme di sviluppo e di tutela, carenza che è il primo motivo di incremento del “rischio ambientale” e di resistenza verso il suo controllo. Ciò vale anche per l’acqua, nella sua duplice veste di risorsa e di fattore di rischio. Se opportunamente concepite e programmate in area vasta, in modo da generare un tessuto di elementi lineari tra loro comunicanti attraverso il numero più alto possibile di connessioni e di nodi, le siepi, ovvero le fasce tampone, specie se a dimensione arborea, diventano le più efficaci reti ecologiche, cioè le strutture che vengono considerate a livello internazionale come una delle più importanti strategie per la conservazione delle specie che nelle aree antropizzate patiscono dei maggiori rischi di estinzione. Pur se strutturalmente semplici e talvolta monotoni, i corridoi verdi lungo i fiumi sono però molto importanti sotto il profilo ecosistemico, in quanto ad essi viene riconosciuta la funzione di offrire habitat alternativi, ma molto vantaggiosi, almeno nel breve periodo, a molte popolazioni animali e vegetali che altrimenti sarebbero condannate all’estinzione per mancanza di spazi che garantiscano loro rifugio e risorse. I boschi ripari contribuiscono cioè a mantenere una sorta di efficace equilibrio ecologico anche nei territori più trasformati e resi inospitali dalla diffusa antropizzazione, impedendo il completo isolamento delle specie, con i noti fenomeni di inbreeding e di deriva genetica. Recenti indagini condotte sulla variabilità di tre distinti nuclei di Salix alba (salice bianco) individuati lungo il corso della Brenta, tra Fontaniva e Carturo, ha dimostrato, ad esempio, l’esistenza di un elevato grado di similarità (e di ridotta distanza genetica) tra i popolamenti, interpretabile come condivisione di uno stesso pool genico e quindi come comune origine da un unico insieme di genotipi. Si è anche dimostrato, però, che come esiste un intenso flusso genico all’interno di ciascun popolamento, analogo flusso si ha tra i diversi nuclei campionati, indipendentemente dalla distanza fisica tra essi e dalle barriere che apparentemente li separano, così che essi possono essere considerati alla stregua di un’unica, indistinta, popolazione. Sotto il profilo della conservazione della biodiversità, che è obiettivo fondamentale dell’Unione europea, l’entità della variabilità genetica legata al flusso genico di questa come di altre specie vegetali, fa ritenere queste popolazioni arboree assolutamente vitali e capaci di risposte adattative alle possibili modificazioni ambientali che possono avvenire nel breve periodo. Ciò rende ancor più pregnante il significato delle reti ecologiche connesse ai sistemi d’acqua: il corridoio ecologico della Brenta, specie se valutato in connessione sinergica con le aree verdi perifluviali, svolge oggi un ruolo fondamentale nel superamento dei limiti posti dalla frammentazione degli habitat e al degrado dell’ambiente legato all’uomo.
Reti idrauliche, reti ecologiche e conservazione della biodiversità
VIOLA, FRANCO;SITZIA, TOMMASO;LUCCHIN, MARGHERITA
2006
Abstract
L’espansione delle città, la contrazione e la frammentazione degli spazi rurali e la progressiva scomparsa degli elementi di naturalità che un tempo, non ancora lontano, qualificavano il paesaggio extraurbano sono i segni del profondo cambiamento cui è sottoposta la nostra terra. Se molti ricercatori e molti tecnici si dedicano alla definizione, alla individuazione e alla quantificazione del rischio connesso alla perdita dei valori della biosfera e ai metodi e alle tecniche per mitigarlo senza penalizzare le attese di economia che emergono dalla società, non possono essere ignorate le lacune nella programmazione nell’uso del territorio e delle sue risorse, ovvero la carenza di strategie che siano insieme di sviluppo e di tutela, carenza che è il primo motivo di incremento del “rischio ambientale” e di resistenza verso il suo controllo. Ciò vale anche per l’acqua, nella sua duplice veste di risorsa e di fattore di rischio. Se opportunamente concepite e programmate in area vasta, in modo da generare un tessuto di elementi lineari tra loro comunicanti attraverso il numero più alto possibile di connessioni e di nodi, le siepi, ovvero le fasce tampone, specie se a dimensione arborea, diventano le più efficaci reti ecologiche, cioè le strutture che vengono considerate a livello internazionale come una delle più importanti strategie per la conservazione delle specie che nelle aree antropizzate patiscono dei maggiori rischi di estinzione. Pur se strutturalmente semplici e talvolta monotoni, i corridoi verdi lungo i fiumi sono però molto importanti sotto il profilo ecosistemico, in quanto ad essi viene riconosciuta la funzione di offrire habitat alternativi, ma molto vantaggiosi, almeno nel breve periodo, a molte popolazioni animali e vegetali che altrimenti sarebbero condannate all’estinzione per mancanza di spazi che garantiscano loro rifugio e risorse. I boschi ripari contribuiscono cioè a mantenere una sorta di efficace equilibrio ecologico anche nei territori più trasformati e resi inospitali dalla diffusa antropizzazione, impedendo il completo isolamento delle specie, con i noti fenomeni di inbreeding e di deriva genetica. Recenti indagini condotte sulla variabilità di tre distinti nuclei di Salix alba (salice bianco) individuati lungo il corso della Brenta, tra Fontaniva e Carturo, ha dimostrato, ad esempio, l’esistenza di un elevato grado di similarità (e di ridotta distanza genetica) tra i popolamenti, interpretabile come condivisione di uno stesso pool genico e quindi come comune origine da un unico insieme di genotipi. Si è anche dimostrato, però, che come esiste un intenso flusso genico all’interno di ciascun popolamento, analogo flusso si ha tra i diversi nuclei campionati, indipendentemente dalla distanza fisica tra essi e dalle barriere che apparentemente li separano, così che essi possono essere considerati alla stregua di un’unica, indistinta, popolazione. Sotto il profilo della conservazione della biodiversità, che è obiettivo fondamentale dell’Unione europea, l’entità della variabilità genetica legata al flusso genico di questa come di altre specie vegetali, fa ritenere queste popolazioni arboree assolutamente vitali e capaci di risposte adattative alle possibili modificazioni ambientali che possono avvenire nel breve periodo. Ciò rende ancor più pregnante il significato delle reti ecologiche connesse ai sistemi d’acqua: il corridoio ecologico della Brenta, specie se valutato in connessione sinergica con le aree verdi perifluviali, svolge oggi un ruolo fondamentale nel superamento dei limiti posti dalla frammentazione degli habitat e al degrado dell’ambiente legato all’uomo.Pubblicazioni consigliate
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