Il saggio traccia per la prima volta un ampio e approfondito profilo della pittura veronese del pieno Settecento, dagli anni Quaranta alla fine del secolo, a partire cioè dalla morte di Simone Brentana, Louis Dorigny e soprattutto di Antonio Balestra, che aveva gettato le basi, quest’ultimo, di un gusto classicistico dominante per tutto il secolo. Attraverso il vaglio critico dei risultati degli studi degli ultimi decenni e dei frutti inediti di ricerche personali condotte negli anni, l’autore dipana i numerosi fili che si intrecciano a rendere complesso il panorama artistico scaligero. Accanto alla figura monopolizzante di Giambettino Cignaroli (1706-1770) – di cui si sottolinea il successo di portata davvero internazionale – infatti, viene dato spazio sia a voci ‘discordi’, come quella di Marco Marcola, vero e proprio reporter della vita contemporanea, o come quella del tiepolesco Francesco Lorenzi, che finirà tuttavia per sintonizzarsi sempre più su quel gusto; sia a settori finora non del tutto esplorati, come quello della quadratura, che a Verona ebbe particolare fortuna a partire dal settimo decennio, per opera di artisti emiliani giunti in città per lavorare al Teatro Filarmonico.
Verona 1740-1799
TOMEZZOLI, ANDREA
2011
Abstract
Il saggio traccia per la prima volta un ampio e approfondito profilo della pittura veronese del pieno Settecento, dagli anni Quaranta alla fine del secolo, a partire cioè dalla morte di Simone Brentana, Louis Dorigny e soprattutto di Antonio Balestra, che aveva gettato le basi, quest’ultimo, di un gusto classicistico dominante per tutto il secolo. Attraverso il vaglio critico dei risultati degli studi degli ultimi decenni e dei frutti inediti di ricerche personali condotte negli anni, l’autore dipana i numerosi fili che si intrecciano a rendere complesso il panorama artistico scaligero. Accanto alla figura monopolizzante di Giambettino Cignaroli (1706-1770) – di cui si sottolinea il successo di portata davvero internazionale – infatti, viene dato spazio sia a voci ‘discordi’, come quella di Marco Marcola, vero e proprio reporter della vita contemporanea, o come quella del tiepolesco Francesco Lorenzi, che finirà tuttavia per sintonizzarsi sempre più su quel gusto; sia a settori finora non del tutto esplorati, come quello della quadratura, che a Verona ebbe particolare fortuna a partire dal settimo decennio, per opera di artisti emiliani giunti in città per lavorare al Teatro Filarmonico.Pubblicazioni consigliate
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