Carlo Rinaldini (1615-1698) è una figura insieme rilevante e atipica del mondo intellettuale italiano del Seicento: sperimentatore (fu accademico del Cimento) e matematico di buon livello, fu però anche un tardo difensore nelle linee fondamentali (non sempre nel dettaglio) del pensiero di Aristotele, in un insegnamento universitario di filosofia quasi cinquantennale (gli ultimi trent’anni nella cattedra primaria di Padova). Il trattato che assommò la sua esperienza, la Philosophia rationalis, naturalis atque moralis, il più vasto di un solo autore apparso in Italia - forse in Europa – nel ‘500 e ‘600, è un luogo elettivo per studiare l’incontro tra i risultati e gli assunti filosofici della nuova scienza e quelli della filosofia tradizionale. Ciò nonostante, esso è stato largamente ignorato, e questo saggio ne è un primo esame (sebbene limitato agli aspetti generali). Le esitazioni, oscillazioni e apparenti chiusure dogmatiche che Rinaldini manifesta (accanto a percezioni ed aperture notevoli) non vengono esaminati come meri indizi di disinformazione e inadeguatezza intellettuale – come per lo più è avvenuto negli studi che considerano la sua figura - ma come preziosa rappresentazione dell’incontro-scontro tra due mondi intellettuali, dei quali egli fu ugualmente partecipe e tentò anche una sintesi (che non poteva darsi). Il saggio considera l’opera anche su un piano meno speculativo e più storico, come documento centrale della fase iniziale dell’evoluzione dell’insegnamento filosofico nell’Università di Padova dall’aristotelismo averroistico che le era tradizionale a sistemazioni cartesiane e, poi, sperimentalistico-newtoniane. La si può considerare come un laboratorio prezioso (quasi unico per ricchezza e sistematicità) per uno studio analitico dei mutamenti profondi in atto nella cultura italiana: proprio perché non prodotta da un pensatore radicalmente “neoterico”, essa rappresenta la dinamica non lineare dell’impatto delle nuove idee sul tessuto sociale complesso ancora pervaso da quelle tradizionali.

Tra due paradigmi? La Naturalis philosophia di Carlo Rinaldini

BALDINI, UGO
2011

Abstract

Carlo Rinaldini (1615-1698) è una figura insieme rilevante e atipica del mondo intellettuale italiano del Seicento: sperimentatore (fu accademico del Cimento) e matematico di buon livello, fu però anche un tardo difensore nelle linee fondamentali (non sempre nel dettaglio) del pensiero di Aristotele, in un insegnamento universitario di filosofia quasi cinquantennale (gli ultimi trent’anni nella cattedra primaria di Padova). Il trattato che assommò la sua esperienza, la Philosophia rationalis, naturalis atque moralis, il più vasto di un solo autore apparso in Italia - forse in Europa – nel ‘500 e ‘600, è un luogo elettivo per studiare l’incontro tra i risultati e gli assunti filosofici della nuova scienza e quelli della filosofia tradizionale. Ciò nonostante, esso è stato largamente ignorato, e questo saggio ne è un primo esame (sebbene limitato agli aspetti generali). Le esitazioni, oscillazioni e apparenti chiusure dogmatiche che Rinaldini manifesta (accanto a percezioni ed aperture notevoli) non vengono esaminati come meri indizi di disinformazione e inadeguatezza intellettuale – come per lo più è avvenuto negli studi che considerano la sua figura - ma come preziosa rappresentazione dell’incontro-scontro tra due mondi intellettuali, dei quali egli fu ugualmente partecipe e tentò anche una sintesi (che non poteva darsi). Il saggio considera l’opera anche su un piano meno speculativo e più storico, come documento centrale della fase iniziale dell’evoluzione dell’insegnamento filosofico nell’Università di Padova dall’aristotelismo averroistico che le era tradizionale a sistemazioni cartesiane e, poi, sperimentalistico-newtoniane. La si può considerare come un laboratorio prezioso (quasi unico per ricchezza e sistematicità) per uno studio analitico dei mutamenti profondi in atto nella cultura italiana: proprio perché non prodotta da un pensatore radicalmente “neoterico”, essa rappresenta la dinamica non lineare dell’impatto delle nuove idee sul tessuto sociale complesso ancora pervaso da quelle tradizionali.
2011
Galileo e la scuola galileiana nelle Università del Seicento
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