Ne “La fondazione del diritto naturale in Rosmini” viene ricostruita la riflessione giusnaturalistica condotta da Antonio Rosmini, sulla base della persuasione che nel suo pensiero esiste un nesso inscindibile tra antropologia, diritto, morale e politica. Dopo la disamina dell’approccio metodologico di tipo sistematico che il Roveretano adotta in tutte le sue opere, allo scopo di rinnovare la filosofia classica alla luce delle indubitabili acquisizioni della modernità, sono approfondite le relazioni esistenti tra essenza della persona e diritto. La disamina delle definizioni dell’essenza del diritto, delle nozioni di legge eterna e legge naturale, rende possibile l’approdo al diritto naturale; il punto di vista adottato è quello di sottoporre al vaglio lo scopo che il Roveretano assegna a tutto il suo pensare, in relazione al tema in oggetto: muovendo dalle opere “Filosofia della Politica” e “Filosofia del diritto”, viene rintracciato un modello metodologico che, per certi versi, avvicina Rosmini ai maggiori esponenti della Scuola del diritto naturale laico - poggiante, nondimeno, su una concezione antropologica di tipo classico, in cui l’uomo è inteso come essere sociale e socievole per natura. La tematizzazione di uno “stato di natura”, meglio identificato come “stato di dissociamento”, consente a Rosmini di determinare i diritti che afferiscono a ogni singolo uomo per natura – libertà e proprietà. Congiunta con la critica rosminiana alle concezioni contrattualistiche sull’origine della società civile, tale fondazione del diritto naturale rende possibile tracciare limiti certi all’azione della società civile, concepita come società necessaria ma artificiale, volta a regolare le “modalità” dei diritti e a preservare il diritto extra-sociale – anche attraverso l’istituzione di un Tribunale Politico.
La fondazione del diritto naturale in Rosmini
FERRONATO, MARTA
1998
Abstract
Ne “La fondazione del diritto naturale in Rosmini” viene ricostruita la riflessione giusnaturalistica condotta da Antonio Rosmini, sulla base della persuasione che nel suo pensiero esiste un nesso inscindibile tra antropologia, diritto, morale e politica. Dopo la disamina dell’approccio metodologico di tipo sistematico che il Roveretano adotta in tutte le sue opere, allo scopo di rinnovare la filosofia classica alla luce delle indubitabili acquisizioni della modernità, sono approfondite le relazioni esistenti tra essenza della persona e diritto. La disamina delle definizioni dell’essenza del diritto, delle nozioni di legge eterna e legge naturale, rende possibile l’approdo al diritto naturale; il punto di vista adottato è quello di sottoporre al vaglio lo scopo che il Roveretano assegna a tutto il suo pensare, in relazione al tema in oggetto: muovendo dalle opere “Filosofia della Politica” e “Filosofia del diritto”, viene rintracciato un modello metodologico che, per certi versi, avvicina Rosmini ai maggiori esponenti della Scuola del diritto naturale laico - poggiante, nondimeno, su una concezione antropologica di tipo classico, in cui l’uomo è inteso come essere sociale e socievole per natura. La tematizzazione di uno “stato di natura”, meglio identificato come “stato di dissociamento”, consente a Rosmini di determinare i diritti che afferiscono a ogni singolo uomo per natura – libertà e proprietà. Congiunta con la critica rosminiana alle concezioni contrattualistiche sull’origine della società civile, tale fondazione del diritto naturale rende possibile tracciare limiti certi all’azione della società civile, concepita come società necessaria ma artificiale, volta a regolare le “modalità” dei diritti e a preservare il diritto extra-sociale – anche attraverso l’istituzione di un Tribunale Politico.Pubblicazioni consigliate
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