Il volume è incentrato sui progetti di architettura che Quirino De Giorgio (1907-1997) elabora negli anni compresi tra il 1937 e il 1940, quando, dopo la guerra d’Etiopia, è responsabile a Padova dell’edilizia del partito nazionale fascista. In accordo con lo spirito che aveva generato le condizioni per la nascita dei totalitarismi italiano e tedesco, il classicismo e la mediterraneità degli edifici progettati dall’architetto negli anni dell’impero sono intensamente permeati di romanticismo, ed espressi con evidenti connotazioni fiabesche che tradiscono una visione fortemente idealizzata del fascismo. L’impegno febbrile con cui De Giorgio svolge in pochi anni la rilevante attività professionale documentata in questo volume, la sua ammirazione per l’arte del costruire anonima dei capomastri, la cura scrupolosa con cui delega alle fotografie di cantiere la propria immagine di architetto, e la scelta di eseguire le proprie opere secondo l’esasperata, estraniante monocromia conseguente all’adozione di un unico materiale di finitura lasciano intravedere un autocoinvolgimento romantico privo di condizioni, che dà luogo al periodo di maggior libertà creativa di una pur molto più lunga vita professionale. Grazie alla protezione del federale Umberto Lovo, e dello stesso segretario del Pnf Achille Starace, De Giorgio si astrae dalle contingenze comuni alle consuetudini e all’economia della provincia italiana per elaborare progetti fantastici, evocativi di un mondo ideale. Ma questa stagione avrà breve durata: l’irrealtà della propria architettura significherà per lui il porsi, senza rendersene conto, come una aberrazione nella macchina tecnico-burocratica del partito, e la conseguente epurazione.

L'opera di Quirino De Giorgio (1937-40). Architettura e classicismo nell'Italia dell'impero

PIETROGRANDE, ENRICO
2011

Abstract

Il volume è incentrato sui progetti di architettura che Quirino De Giorgio (1907-1997) elabora negli anni compresi tra il 1937 e il 1940, quando, dopo la guerra d’Etiopia, è responsabile a Padova dell’edilizia del partito nazionale fascista. In accordo con lo spirito che aveva generato le condizioni per la nascita dei totalitarismi italiano e tedesco, il classicismo e la mediterraneità degli edifici progettati dall’architetto negli anni dell’impero sono intensamente permeati di romanticismo, ed espressi con evidenti connotazioni fiabesche che tradiscono una visione fortemente idealizzata del fascismo. L’impegno febbrile con cui De Giorgio svolge in pochi anni la rilevante attività professionale documentata in questo volume, la sua ammirazione per l’arte del costruire anonima dei capomastri, la cura scrupolosa con cui delega alle fotografie di cantiere la propria immagine di architetto, e la scelta di eseguire le proprie opere secondo l’esasperata, estraniante monocromia conseguente all’adozione di un unico materiale di finitura lasciano intravedere un autocoinvolgimento romantico privo di condizioni, che dà luogo al periodo di maggior libertà creativa di una pur molto più lunga vita professionale. Grazie alla protezione del federale Umberto Lovo, e dello stesso segretario del Pnf Achille Starace, De Giorgio si astrae dalle contingenze comuni alle consuetudini e all’economia della provincia italiana per elaborare progetti fantastici, evocativi di un mondo ideale. Ma questa stagione avrà breve durata: l’irrealtà della propria architettura significherà per lui il porsi, senza rendersene conto, come una aberrazione nella macchina tecnico-burocratica del partito, e la conseguente epurazione.
2011
9788856834079
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