L’intervento analizza le rappresentazioni giornalistiche del caso Englaro. Il quale è stato per la realtà italiana un evento che ha permesso di mettere in luce come sia difficile gestire problemi etici nell‟età della tecnica. Infatti, la storia di Eluana sarebbe stata impossibile anche solo un secolo fa, perché la tecnica medica non avrebbe potuto mantenere in vita un essere umano così gravemente offeso (Mori, 2008) e – ciò che a noi interessa sottolineare in questa sede – nessuno avrebbe preteso che questo accadesse. Ci troviamo in tal senso dinanzi a un paradosso: nella storia umana, da sempre, le scienze mediche, più che quelle religiose, hanno puntato sulle rappresentazioni della vita biologica quale “bene primario”. Questo è poi diventata un‟idea vincente da quando garantisce i finanziamenti necessari per la ricerca. Dando prova di essere in grado di modificare le aspettative di vita delle persone, la medicina ha così per un verso dimostrato l‟attendibilità delle promesse fatte giustificando gli investimenti ottenuti e per l‟altro ha modificato la sensibilità comune relativamente alla rappresentazione della vita. Una vita “possibile” è pensata in modo necessariamente diverso da una vita pensata come “impossibile”. La medicina ha quindi prodotto un effetto parallelo: con i propri successi ha modificato l‟immaginario intorno alla vita, rendendo desiderabile il possibile, e simultaneamente ha occultato la necessità della morte. Questo esito collaterale ha cancellato dal costume comune l‟esercizio quotidiano consistente nel pensarsi mortali e che bisogna arrivare preparati al fatto che potrebbe accadere in qualsiasi momento qualcosa che porta all‟imminenza della fine. Il contributo analizza quindi il tema dell’occultamento della morte attraverso la 2spirale del silenzio2 ovvero l’uso dei messaggi mediativi in modo acritico impedendo quindi che l’essenza del problema venga affrontata. Il metodo utilizzato è quello dell’analisi testuale informatizzata attraverso SPADT.

Le rappresentazioni giornalistiche del caso Englaro

TESTONI, INES
2011

Abstract

L’intervento analizza le rappresentazioni giornalistiche del caso Englaro. Il quale è stato per la realtà italiana un evento che ha permesso di mettere in luce come sia difficile gestire problemi etici nell‟età della tecnica. Infatti, la storia di Eluana sarebbe stata impossibile anche solo un secolo fa, perché la tecnica medica non avrebbe potuto mantenere in vita un essere umano così gravemente offeso (Mori, 2008) e – ciò che a noi interessa sottolineare in questa sede – nessuno avrebbe preteso che questo accadesse. Ci troviamo in tal senso dinanzi a un paradosso: nella storia umana, da sempre, le scienze mediche, più che quelle religiose, hanno puntato sulle rappresentazioni della vita biologica quale “bene primario”. Questo è poi diventata un‟idea vincente da quando garantisce i finanziamenti necessari per la ricerca. Dando prova di essere in grado di modificare le aspettative di vita delle persone, la medicina ha così per un verso dimostrato l‟attendibilità delle promesse fatte giustificando gli investimenti ottenuti e per l‟altro ha modificato la sensibilità comune relativamente alla rappresentazione della vita. Una vita “possibile” è pensata in modo necessariamente diverso da una vita pensata come “impossibile”. La medicina ha quindi prodotto un effetto parallelo: con i propri successi ha modificato l‟immaginario intorno alla vita, rendendo desiderabile il possibile, e simultaneamente ha occultato la necessità della morte. Questo esito collaterale ha cancellato dal costume comune l‟esercizio quotidiano consistente nel pensarsi mortali e che bisogna arrivare preparati al fatto che potrebbe accadere in qualsiasi momento qualcosa che porta all‟imminenza della fine. Il contributo analizza quindi il tema dell’occultamento della morte attraverso la 2spirale del silenzio2 ovvero l’uso dei messaggi mediativi in modo acritico impedendo quindi che l’essenza del problema venga affrontata. Il metodo utilizzato è quello dell’analisi testuale informatizzata attraverso SPADT.
2011
Ecce homo - ma se questo è un uomo: Umanizzazione e deumanizzazione del dolore nel morire
9788897385059
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