L’evoluzione della medicina scientifica e delle biotecnologie ha permesso di migliorare la salute e salvare vite umane, ma ha dato origine a nuovi problemi e dilemmi etici. La disponibilità di trattamenti efficaci ma invasivi e la possibilità di sostenere le funzioni vitali può portare ad effetti collaterali e danni iatrogeni inaccettabili: essi possono trasformare la medicina in tortura, quando non sia accuratamente valutato il rapporto costi/benefici assieme al paziente, non solo intermini biologici, ma anche psicologici: il trattamento appropriato può essere definito come un sentiero spesso stretto ed accidentato, tra l’inadeguatezza e l’ostinazione terapeutica. Gli obiettivi ideali della terapia intensiva dovrebbero essere, a) la guarigione del paziente, quando possibile, in assenza di danni e sofferenze (incluso il dolore), b) il mantenimento della dignità della vita e della morte (ovvero con il minor grado di sofferenza ed in accordo con i desideri e le volontà del malato). Queste ultime richiedono di rispettare l’autonomia e l’autodeterminazione del paziente (spesso difficile da valutare in condizioni critiche) e di adottare il criterio di proporzionalità delle cure, ovvero del rapporto tra oneri e benefici attesi in termini di qualità e quantità della vita. Non sono quindi appropriati il ricovero in rianimazione e i trattamenti intensivi quando non sia atteso, con ragionevole certezza, un apprezzabile beneficio in termini di sopravvivenza e/o di qualità di vita residua o quando i rischi e le sofferenze iatrogeni siano maggiori dei benefici attesi. Il corretto esercizio della pratica medica richiede quindi molto buon senso, oltre alla preparazione tecnica, e comprende i seguenti elementi: a) basare il trattamento su una realistica indicazione in ogni singolo caso specifico e non sulla semplice considerazione di tutto ciò che si potrebbe tecnicamente fare; b) fornire adeguate e corrette informazioni al paziente sulle sue condizioni e sulle scelte terapeutiche; c) garantire la possibilità di accettare o rifiutare le cure, incluso il supporto delle funzioni vitali.

La limitazione delle cure in terapia intensiva

FACCO, ENRICO;ZANETTE, GASTONE
2009

Abstract

L’evoluzione della medicina scientifica e delle biotecnologie ha permesso di migliorare la salute e salvare vite umane, ma ha dato origine a nuovi problemi e dilemmi etici. La disponibilità di trattamenti efficaci ma invasivi e la possibilità di sostenere le funzioni vitali può portare ad effetti collaterali e danni iatrogeni inaccettabili: essi possono trasformare la medicina in tortura, quando non sia accuratamente valutato il rapporto costi/benefici assieme al paziente, non solo intermini biologici, ma anche psicologici: il trattamento appropriato può essere definito come un sentiero spesso stretto ed accidentato, tra l’inadeguatezza e l’ostinazione terapeutica. Gli obiettivi ideali della terapia intensiva dovrebbero essere, a) la guarigione del paziente, quando possibile, in assenza di danni e sofferenze (incluso il dolore), b) il mantenimento della dignità della vita e della morte (ovvero con il minor grado di sofferenza ed in accordo con i desideri e le volontà del malato). Queste ultime richiedono di rispettare l’autonomia e l’autodeterminazione del paziente (spesso difficile da valutare in condizioni critiche) e di adottare il criterio di proporzionalità delle cure, ovvero del rapporto tra oneri e benefici attesi in termini di qualità e quantità della vita. Non sono quindi appropriati il ricovero in rianimazione e i trattamenti intensivi quando non sia atteso, con ragionevole certezza, un apprezzabile beneficio in termini di sopravvivenza e/o di qualità di vita residua o quando i rischi e le sofferenze iatrogeni siano maggiori dei benefici attesi. Il corretto esercizio della pratica medica richiede quindi molto buon senso, oltre alla preparazione tecnica, e comprende i seguenti elementi: a) basare il trattamento su una realistica indicazione in ogni singolo caso specifico e non sulla semplice considerazione di tutto ciò che si potrebbe tecnicamente fare; b) fornire adeguate e corrette informazioni al paziente sulle sue condizioni e sulle scelte terapeutiche; c) garantire la possibilità di accettare o rifiutare le cure, incluso il supporto delle funzioni vitali.
2009
Morire tra regione e fede.
9788890354182
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