L’opera è suddivisa in cinque sezioni, rispettivamente dedicate alle regole generali in ordine all’elemento soggettivo del reato; al fondamento e alla struttura del dolo, della preterintenzione e della colpa; al dolo; alla preterintenzione; alla colpa. Nella prima Sezione l’Autore mostra negli sviluppi legislativi e giurisprudenziali il superamento di logiche imputative di carattere oggettivo. Stigmatizza, tuttavia, la presenza ancora di interpretazioni oggettivistiche latenti in dottrina e giurisprudenza, che non adeguano alcuni istituti tradizionali (in particolare le c.d. aberrationes) ai canoni soggettivistici della responsabilità penale. Nella seconda Sezione l’Autore cerca di cogliere gli aspetti comuni al dolo e alla colpa, in una impostazione che si discosta sensibilmente dalla tradizionale lettura di tali istituti nella dottrina italiana. Il dolo e la colpa sono approfonditi al riguardo come poli di una duplice dialettica: quella plus/minus e quella aliud/aliud. Il primo tipo di dialettica allude alle tematiche della colpevolezza e alle ragioni per le quali è prevista dalla legge la punizione penale tanto del fatto doloso quanto del fatto colposo, nonostante la differente gravità che caratterizza i due elementi dell’imputazione soggettiva. Nella terza Sezione l’Autore affronta direttamente il tema della struttura e dell’oggetto del dolo. È criticata la tradizionale distinzione tra dolo intenzionale, diretto ed eventuale, sul rilievo che il dolo non può non essere un concetto unitario. Per coglierne il nucleo fondamentale occorre mettere a tema il concetto di intenzione, che una lunga tradizione filosofica ha incongruamente confuso con il concetto di desiderio. Ritrovando nuovamente il significato, insieme cognitivo e volitivo, del concetto di intenzione, anche alla luce degli studi dei filosofi contemporanei della mente, si può imperniare l’unitario concetto del dolo attorno alla intenzione. Con ciò è possibile evitare le pericolose derive in senso oggettivistico che scaturiscono da teorie «normative» del dolo, che sfociano, più o meno deliberatamente, nella riproposizione di nuove forme di responsabilità oggettiva. Nella quarta Sezione, dedicata alla preterintenzione, l’Autore si impegna in una forte sottolineatura della caratterizzazione in senso colposo della preterintenzione, contro le teoriche in senso oggettivistico che hanno caratterizzato una larga parte della dottrina italiana nel periodo di interpretazione oggettivistica del codice Rocco. Nella quinta Sezione l’Autore studia la colpa in tutti i suoi aspetti, con attenzione particolare tanto alle più recenti «scoperte» dogmatiche, quanto agli approfondimenti giurisprudenziali. L’attenzione alla giurisprudenza, che viene riferita in modo talora analitico, è costante, nella consapevolezza che il diritto vivente è quello applicato nelle aule di giustizia e non quello astratto delle formulazioni legislative e delle riflessioni dogmatiche.

Gli elementi soggettivi del fatto tipico.

RONCO, MAURO
2007

Abstract

L’opera è suddivisa in cinque sezioni, rispettivamente dedicate alle regole generali in ordine all’elemento soggettivo del reato; al fondamento e alla struttura del dolo, della preterintenzione e della colpa; al dolo; alla preterintenzione; alla colpa. Nella prima Sezione l’Autore mostra negli sviluppi legislativi e giurisprudenziali il superamento di logiche imputative di carattere oggettivo. Stigmatizza, tuttavia, la presenza ancora di interpretazioni oggettivistiche latenti in dottrina e giurisprudenza, che non adeguano alcuni istituti tradizionali (in particolare le c.d. aberrationes) ai canoni soggettivistici della responsabilità penale. Nella seconda Sezione l’Autore cerca di cogliere gli aspetti comuni al dolo e alla colpa, in una impostazione che si discosta sensibilmente dalla tradizionale lettura di tali istituti nella dottrina italiana. Il dolo e la colpa sono approfonditi al riguardo come poli di una duplice dialettica: quella plus/minus e quella aliud/aliud. Il primo tipo di dialettica allude alle tematiche della colpevolezza e alle ragioni per le quali è prevista dalla legge la punizione penale tanto del fatto doloso quanto del fatto colposo, nonostante la differente gravità che caratterizza i due elementi dell’imputazione soggettiva. Nella terza Sezione l’Autore affronta direttamente il tema della struttura e dell’oggetto del dolo. È criticata la tradizionale distinzione tra dolo intenzionale, diretto ed eventuale, sul rilievo che il dolo non può non essere un concetto unitario. Per coglierne il nucleo fondamentale occorre mettere a tema il concetto di intenzione, che una lunga tradizione filosofica ha incongruamente confuso con il concetto di desiderio. Ritrovando nuovamente il significato, insieme cognitivo e volitivo, del concetto di intenzione, anche alla luce degli studi dei filosofi contemporanei della mente, si può imperniare l’unitario concetto del dolo attorno alla intenzione. Con ciò è possibile evitare le pericolose derive in senso oggettivistico che scaturiscono da teorie «normative» del dolo, che sfociano, più o meno deliberatamente, nella riproposizione di nuove forme di responsabilità oggettiva. Nella quarta Sezione, dedicata alla preterintenzione, l’Autore si impegna in una forte sottolineatura della caratterizzazione in senso colposo della preterintenzione, contro le teoriche in senso oggettivistico che hanno caratterizzato una larga parte della dottrina italiana nel periodo di interpretazione oggettivistica del codice Rocco. Nella quinta Sezione l’Autore studia la colpa in tutti i suoi aspetti, con attenzione particolare tanto alle più recenti «scoperte» dogmatiche, quanto agli approfondimenti giurisprudenziali. L’attenzione alla giurisprudenza, che viene riferita in modo talora analitico, è costante, nella consapevolezza che il diritto vivente è quello applicato nelle aule di giustizia e non quello astratto delle formulazioni legislative e delle riflessioni dogmatiche.
2007
Il reato. Presupposti oggettivi e soggettivi dell'imputazione penale. Il requisito dell'offensività del fatto.
9788808043832
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