In una situazione di bassa fecondità com’è quella italiana è molto importante studiare le determinanti del comportamento riproduttivo, evidenziando il processo attraverso il quale si arriva al comportamento stesso. Nella società attuale avere un figlio è ormai frutto di una scelta ponderata: una componente importante che interviene sui comportamenti riproduttivi è la volontà dell'individuo, e quindi l'intenzione (pur con i suoi limiti). Dobbiamo però tener conto della complessità dei meccanismi che portano alla realizzazione dei comportamenti. Oltre alle intenzioni, un altro aspetto importante che teniamo sotto controllo in questo lavoro è l’effetto del contesto: condividere certe condizioni economico-sociali, culturali e strutturali che contraddistinguono il luogo in cui si vive, può influenzare in modo omogeneo gli orientamenti e i comportamenti dei residenti. L'obiettivo della tesi è quello di tener conto contemporaneamente di come operano le intenzioni e il contesto di residenza nel processo di formazione dei comportamenti. Tener sotto controllo anche il contesto risulta particolarmente difficile; infatti, usualmente, non si hanno a disposizione dati sufficientemente mirati per essere utilizzati in termini interpretativi. Nel nostro caso abbiamo avuto l'opportunità di sfruttare molteplici fonti di dati che ci hanno permesso di considerare contemporaneamente i due aspetti (intenzioni e contesto). Prima di tutto sono stati usati i dati dell’indagine “Fecondità e Contesto: tra certezze ed aspettative” condotta a Milano nel 2000; essa permette di ottenere informazioni su caratteristiche individuali e sulle intenzioni riproduttive di un campione di donne residenti nel territorio comunale. La seconda fonte importante è quella anagrafica; tramite l’esame dei registri anagrafici sono state considerate le stesse donne dell'indagine tre anni dopo, per esaminarne la fecondità realizzata nell’intervallo di tempo che va dall’intervista (nel 2000) al 2003. Per quanto riguarda i dati contestuali, sono state utilizzate fonti di varia natura; tali fonti permettono di avere dati più ricchi di quelli che si utilizzano in normali indagini ecologiche e di descrivere il contesto demografico-sociale, ideologico-culturale ed economico del territorio milanese. Sorge spontaneo chiedersi perché considerare proprio Milano come realtà di riferimento. Prima di tutto perché il Comune di Milano, grazie al Settore Statistica, può contare su una notevole quantità di informazioni sui fenomeni demografici, economici e sociali relativi al Comune stesso, ottenuti attraverso un sistema di raccolta dati molto efficiente; ed è grazie alla disponibilità di questi dati che è stato possibile tener sotto controllo i vari aspetti del comportamento oggetto di questo studio. Inoltre ricordiamo che il Comune di Milano, con un’estensione che supera i 180 chilometri quadrati, una popolazione di oltre un milione e 200 mila abitanti (fonte anagrafica al 31/12/2003) e un’alta densità abitativa (pari a circa 7 mila persone per chilometro quadrato), presenta le caratteristiche tipiche delle grandi aree metropolitane, e quindi potrebbe essere precursore di comportamenti e tendenze. A ciò va aggiunto il fatto che l’estensione, ma anche l’elevato numero di abitanti, fanno si che siano compresi nel territorio comunale quartieri (e individui) piuttosto eterogenei, ciascuno con caratteristiche proprie e diverse rispetto ad altri. Possiamo perciò ipotizzare che individui residenti in territori diversi vengano influenzati in modo diverso nei loro comportamenti. La tesi si compone di 7 capitoli, ai quali va ad aggiungersi un ottavo in cui si traggono le conclusioni del lavoro. Nel primo capitolo, dopo una breve descrizione dei fattori che determinano i livelli di bassa fecondità raggiunti in Italia, ci si concentra sul processo di formazione delle intenzioni e sulla successiva realizzazione delle azioni. L’attenzione si sofferma poi sull’interazione fra fattori micro e fattori macro nella spiegazione dei comportamenti riproduttivi. Infine si delineano gli obiettivi e la strategia di analisi usata nel lavoro. Il secondo capitolo descrive le fonti dati utilizzate. Nella prima parte viene presentata l’indagine “Fecondità e contesto”, condotta a Milano e vengono descritte alcune caratteristiche delle donne intervistate. Nella seconda parte del capitolo si considerano le fonti dei dati di tipo contestuale e si cerca di valutarne la qualità. Nel terzo capitolo consideriamo i dati contestuali per descrivere le 20 zone di decentramento in cui era suddiviso (fino al 1999) il territorio del Comune di Milano. Si è pensato di procedere per aree tematiche (struttura demografica, disagio sociale, contesto socio-economico, comportamento elettorale, servizi e qualità dell’ambiente, vitalità della comunità) e si sono raccolti vari indicatori semplici che descrivono i diversi aspetti di ciascuna area. Il fatto di aver scelto queste particolari aree è legato agli aspetti contestuali che ci si aspetta possano, in qualche modo, influire sui progetti e sul conseguente comportamento riproduttivo. Si pone poi il problema di riassumere e sintetizzare i molteplici dati di ciascuna area in uno o più indicatori composti. Nel quarto capitolo ci si sofferma sulla strategia di analisi e sui modelli statistici che sono stati poi applicati nei capitoli successivi. Innanzitutto consideriamo modelli multiprocesso che permettono di tener conto della possibile correlazione fra i residui del modello che stima la probabilità di avere figli fra il 2000 e il 2003 e di quello che descrive le intenzioni riproduttive, per non arrivare a stime distorte. In secondo luogo per tener conto dell’effetto del contesto, si approfondisce l’uso di modelli per dati gerarchici. Vengono esaminati modelli ad effetti fissi (utili nel nostro caso) e ad effetti casuali (maggiormente indicati per gruppi che possono essere considerati un campione casuale da una popolazione più ampia). Il capitolo 5 si concentra sulle determinanti individuali delle intenzioni e dei comportamenti riproduttivi. Dopo brevi analisi descrittive, si mostrano i risultati ottenuti con un modello logistico multinomiale (per la propensione ad esprimere intenzione di avere figli) e con uno logistico (per la probabilità di avere figli fra il 2000 e il 2003). Nell'ultima parte del capitolo si applica un modello multiprocesso per tener conto del processo di formazione del comportamento a partire dalle intenzioni. Il capitolo 6 descrive il processo di formazione del comportamento riproduttivo tenendo conto, oltre che delle intenzioni, anche dell’effetto del contesto di residenza. Dopo aver mostrato che vi sono delle differenze a seconda della zona di residenza dell’intervistata (sia per quanto riguarda le intenzioni riproduttive a breve termine, che per il successivo comportamento), si cerca di spiegare queste differenze con l’uso di caratteristiche contestuali. Nel capitolo 7 si approfondisce il tema dell’influenza del contesto di residenza utilizzando modelli multilivello ad intercetta casuale; l’ottica è del tutto diversa, e ipotizza che le 20 zone di decentramento del Comune di Milano siano un campione casuale da una popolazione più ampia.

Intenzioni e comportamento riproduttivo. Un'analisi congiunta delledeterminanti individuali e di contesto

MEGGIOLARO, SILVIA
2005

Abstract

In una situazione di bassa fecondità com’è quella italiana è molto importante studiare le determinanti del comportamento riproduttivo, evidenziando il processo attraverso il quale si arriva al comportamento stesso. Nella società attuale avere un figlio è ormai frutto di una scelta ponderata: una componente importante che interviene sui comportamenti riproduttivi è la volontà dell'individuo, e quindi l'intenzione (pur con i suoi limiti). Dobbiamo però tener conto della complessità dei meccanismi che portano alla realizzazione dei comportamenti. Oltre alle intenzioni, un altro aspetto importante che teniamo sotto controllo in questo lavoro è l’effetto del contesto: condividere certe condizioni economico-sociali, culturali e strutturali che contraddistinguono il luogo in cui si vive, può influenzare in modo omogeneo gli orientamenti e i comportamenti dei residenti. L'obiettivo della tesi è quello di tener conto contemporaneamente di come operano le intenzioni e il contesto di residenza nel processo di formazione dei comportamenti. Tener sotto controllo anche il contesto risulta particolarmente difficile; infatti, usualmente, non si hanno a disposizione dati sufficientemente mirati per essere utilizzati in termini interpretativi. Nel nostro caso abbiamo avuto l'opportunità di sfruttare molteplici fonti di dati che ci hanno permesso di considerare contemporaneamente i due aspetti (intenzioni e contesto). Prima di tutto sono stati usati i dati dell’indagine “Fecondità e Contesto: tra certezze ed aspettative” condotta a Milano nel 2000; essa permette di ottenere informazioni su caratteristiche individuali e sulle intenzioni riproduttive di un campione di donne residenti nel territorio comunale. La seconda fonte importante è quella anagrafica; tramite l’esame dei registri anagrafici sono state considerate le stesse donne dell'indagine tre anni dopo, per esaminarne la fecondità realizzata nell’intervallo di tempo che va dall’intervista (nel 2000) al 2003. Per quanto riguarda i dati contestuali, sono state utilizzate fonti di varia natura; tali fonti permettono di avere dati più ricchi di quelli che si utilizzano in normali indagini ecologiche e di descrivere il contesto demografico-sociale, ideologico-culturale ed economico del territorio milanese. Sorge spontaneo chiedersi perché considerare proprio Milano come realtà di riferimento. Prima di tutto perché il Comune di Milano, grazie al Settore Statistica, può contare su una notevole quantità di informazioni sui fenomeni demografici, economici e sociali relativi al Comune stesso, ottenuti attraverso un sistema di raccolta dati molto efficiente; ed è grazie alla disponibilità di questi dati che è stato possibile tener sotto controllo i vari aspetti del comportamento oggetto di questo studio. Inoltre ricordiamo che il Comune di Milano, con un’estensione che supera i 180 chilometri quadrati, una popolazione di oltre un milione e 200 mila abitanti (fonte anagrafica al 31/12/2003) e un’alta densità abitativa (pari a circa 7 mila persone per chilometro quadrato), presenta le caratteristiche tipiche delle grandi aree metropolitane, e quindi potrebbe essere precursore di comportamenti e tendenze. A ciò va aggiunto il fatto che l’estensione, ma anche l’elevato numero di abitanti, fanno si che siano compresi nel territorio comunale quartieri (e individui) piuttosto eterogenei, ciascuno con caratteristiche proprie e diverse rispetto ad altri. Possiamo perciò ipotizzare che individui residenti in territori diversi vengano influenzati in modo diverso nei loro comportamenti. La tesi si compone di 7 capitoli, ai quali va ad aggiungersi un ottavo in cui si traggono le conclusioni del lavoro. Nel primo capitolo, dopo una breve descrizione dei fattori che determinano i livelli di bassa fecondità raggiunti in Italia, ci si concentra sul processo di formazione delle intenzioni e sulla successiva realizzazione delle azioni. L’attenzione si sofferma poi sull’interazione fra fattori micro e fattori macro nella spiegazione dei comportamenti riproduttivi. Infine si delineano gli obiettivi e la strategia di analisi usata nel lavoro. Il secondo capitolo descrive le fonti dati utilizzate. Nella prima parte viene presentata l’indagine “Fecondità e contesto”, condotta a Milano e vengono descritte alcune caratteristiche delle donne intervistate. Nella seconda parte del capitolo si considerano le fonti dei dati di tipo contestuale e si cerca di valutarne la qualità. Nel terzo capitolo consideriamo i dati contestuali per descrivere le 20 zone di decentramento in cui era suddiviso (fino al 1999) il territorio del Comune di Milano. Si è pensato di procedere per aree tematiche (struttura demografica, disagio sociale, contesto socio-economico, comportamento elettorale, servizi e qualità dell’ambiente, vitalità della comunità) e si sono raccolti vari indicatori semplici che descrivono i diversi aspetti di ciascuna area. Il fatto di aver scelto queste particolari aree è legato agli aspetti contestuali che ci si aspetta possano, in qualche modo, influire sui progetti e sul conseguente comportamento riproduttivo. Si pone poi il problema di riassumere e sintetizzare i molteplici dati di ciascuna area in uno o più indicatori composti. Nel quarto capitolo ci si sofferma sulla strategia di analisi e sui modelli statistici che sono stati poi applicati nei capitoli successivi. Innanzitutto consideriamo modelli multiprocesso che permettono di tener conto della possibile correlazione fra i residui del modello che stima la probabilità di avere figli fra il 2000 e il 2003 e di quello che descrive le intenzioni riproduttive, per non arrivare a stime distorte. In secondo luogo per tener conto dell’effetto del contesto, si approfondisce l’uso di modelli per dati gerarchici. Vengono esaminati modelli ad effetti fissi (utili nel nostro caso) e ad effetti casuali (maggiormente indicati per gruppi che possono essere considerati un campione casuale da una popolazione più ampia). Il capitolo 5 si concentra sulle determinanti individuali delle intenzioni e dei comportamenti riproduttivi. Dopo brevi analisi descrittive, si mostrano i risultati ottenuti con un modello logistico multinomiale (per la propensione ad esprimere intenzione di avere figli) e con uno logistico (per la probabilità di avere figli fra il 2000 e il 2003). Nell'ultima parte del capitolo si applica un modello multiprocesso per tener conto del processo di formazione del comportamento a partire dalle intenzioni. Il capitolo 6 descrive il processo di formazione del comportamento riproduttivo tenendo conto, oltre che delle intenzioni, anche dell’effetto del contesto di residenza. Dopo aver mostrato che vi sono delle differenze a seconda della zona di residenza dell’intervistata (sia per quanto riguarda le intenzioni riproduttive a breve termine, che per il successivo comportamento), si cerca di spiegare queste differenze con l’uso di caratteristiche contestuali. Nel capitolo 7 si approfondisce il tema dell’influenza del contesto di residenza utilizzando modelli multilivello ad intercetta casuale; l’ottica è del tutto diversa, e ipotizza che le 20 zone di decentramento del Comune di Milano siano un campione casuale da una popolazione più ampia.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11577/1782420
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