I silenzi che si cerca di far risuonare nelle considerazioni del contributo sono soprattutto quelli che hanno fatto da sfondo e nascosto contrappunto alla “voce” con cui gli autori drammatici per lungo tratto della storia teatrale europea hanno accompagnato e determinato (o inibito) il costituirsi della propria tradizione testuale, una voce con cui – paradossalmente – è proprio la scrittura ad aver visto mettere in vario repentaglio la propria identità. A costituire una specola privilegiata per l’osservazione del fenomeno ben si presta una valutazione panoramica della tradizione del testo nel teatro veneziano tra ‘700 e ‘800, leggere Goldoni (nonché i modelli antagonisti che per breve tratto lo affiancarono, cioè Chiari e Gozzi) alla luce di Gallina e Selvatico, e anche viceversa: cercare cioè di scorgere nella giustapposizione di esperienze che si situano alle estremità di un processo, il possibile delinearsi da un lato di elementi di continuità che giovino a illuminare entrambi i termini della comparazione in gioco; o, dall’altro, di elementi di discontinuità che aiutino a una più pertinente storicizzazione di un’eventuale diversificarsi delle tecniche di composizione e diffusione/circolazione del testo teatrale. Prerequisiti del saggio sono sia le acquisizioni filologiche e storico-critiche maturatesi nell’ambito dell’Edizione Nazionale delle opere di Goldoni, sia i recentissimi guadagni documentari e interpretativi che si stanno definendo nella riconsiderazione dei due massimi interpreti della rinascita teatrale dell'Ottocento veneziano, Giacinto Gallina e Riccardo Selvatico.

I silenzi dell'Autore. Tradizione del testo nel teatro veneziano tra ‘700 e ‘800

SCANNAPIECO, ANNA
2004

Abstract

I silenzi che si cerca di far risuonare nelle considerazioni del contributo sono soprattutto quelli che hanno fatto da sfondo e nascosto contrappunto alla “voce” con cui gli autori drammatici per lungo tratto della storia teatrale europea hanno accompagnato e determinato (o inibito) il costituirsi della propria tradizione testuale, una voce con cui – paradossalmente – è proprio la scrittura ad aver visto mettere in vario repentaglio la propria identità. A costituire una specola privilegiata per l’osservazione del fenomeno ben si presta una valutazione panoramica della tradizione del testo nel teatro veneziano tra ‘700 e ‘800, leggere Goldoni (nonché i modelli antagonisti che per breve tratto lo affiancarono, cioè Chiari e Gozzi) alla luce di Gallina e Selvatico, e anche viceversa: cercare cioè di scorgere nella giustapposizione di esperienze che si situano alle estremità di un processo, il possibile delinearsi da un lato di elementi di continuità che giovino a illuminare entrambi i termini della comparazione in gioco; o, dall’altro, di elementi di discontinuità che aiutino a una più pertinente storicizzazione di un’eventuale diversificarsi delle tecniche di composizione e diffusione/circolazione del testo teatrale. Prerequisiti del saggio sono sia le acquisizioni filologiche e storico-critiche maturatesi nell’ambito dell’Edizione Nazionale delle opere di Goldoni, sia i recentissimi guadagni documentari e interpretativi che si stanno definendo nella riconsiderazione dei due massimi interpreti della rinascita teatrale dell'Ottocento veneziano, Giacinto Gallina e Riccardo Selvatico.
2004
“Le sorte delle parole”. Testi veneti dalle origini all’Ottocento
9788886413879
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