Quella del traffico di esseri umani è sicuramente nel panorama attuale della human security una delle emergenze più pesanti da affrontare, sia per la pervasività che il fenomeno ha assunto negli anni ’90, sia per le conseguenze che esso comporta e che solo adesso cominciano a manifestare quel rilievo e quella visibilità per cui si rende davvero improcastinabile la messa a punto di politiche che possano a diversi livelli contrastarne un ulteriore sviluppo. Si tratta di un fenomeno che è stato probabilmente indagato nelle sue molteplici e pesanti implicazioni con sistematicità solo a partire dagli anni ’90, quando è cresciuta la consapevolezza circa le condizioni di brutale sfruttamento a cui sono sottoposte quote sempre più consistenti di popolazione mondiale collocate non solo in segmenti tradizionali del mercato del lavoro ma anche in altre attività estremamente lucrative, quali per esempio quelle collegate al sex business, ambito entro il quale confluiscono la maggioranza delle persone vittime del traffico nei paesi occidentali. Le ragioni fondamentali a cui attribuire il crescente interesse attorno a questo tema sono sicuramente recuperabili nella maggior centralità assunta nei paesi occidentali dalle politiche migratorie in conseguenza dell’aumento dei flussi, nell’intreccio progressivamente costituitosi tra la stessa questione migratoria e il tema della sicurezza nazionale e internazionale - in conseguenza del carattere prevalentemente illegale dei flussi e del coinvolgimento nella loro gestione della criminalità organizzata transnazionale -, nell’aumentata attenzione investigativa e giudiziaria a riguardo dello sfruttamento sessuale di migliaia di donne, e da ultimo nella più sistematica e allarmistica attenzione riservata dai mass media agli sbarchi dei clandestini e alla tratta di donne a scopo di sfruttamento sessuale. Il commercio di persone e le pratiche di asservimento che accompagnano questo fenomeno, oltre a costituire un grave problema di ordine criminale internazionale, presentano i loro risvolti più significativi sotto il profilo dei diritti violati. Il traffico di esseri umani si configura infatti come un fenomeno intriso di elementi di eccezionale attualità con la schiavitù quale manifestazione concreta della riduzione di un individuo allo stato o alla condizione in cui si esercitano in tutto o in parte gli attributi del diritto di proprietà. Il divieto di riduzione in schiavitù che per il diritto internazionale rappresenta una regola accettata e riconosciuta come vincolante dalla comunità degli stati nel suo insieme, esprime infatti originariamente un principio legato al rispetto della dignità giuridica della persona che non sopporta di essere ricondotta allo stato di “cosa”.

Profili di human security nel traffico di persone a scopo di sfruttamento sessuale

DEGANI, PAOLA
2002

Abstract

Quella del traffico di esseri umani è sicuramente nel panorama attuale della human security una delle emergenze più pesanti da affrontare, sia per la pervasività che il fenomeno ha assunto negli anni ’90, sia per le conseguenze che esso comporta e che solo adesso cominciano a manifestare quel rilievo e quella visibilità per cui si rende davvero improcastinabile la messa a punto di politiche che possano a diversi livelli contrastarne un ulteriore sviluppo. Si tratta di un fenomeno che è stato probabilmente indagato nelle sue molteplici e pesanti implicazioni con sistematicità solo a partire dagli anni ’90, quando è cresciuta la consapevolezza circa le condizioni di brutale sfruttamento a cui sono sottoposte quote sempre più consistenti di popolazione mondiale collocate non solo in segmenti tradizionali del mercato del lavoro ma anche in altre attività estremamente lucrative, quali per esempio quelle collegate al sex business, ambito entro il quale confluiscono la maggioranza delle persone vittime del traffico nei paesi occidentali. Le ragioni fondamentali a cui attribuire il crescente interesse attorno a questo tema sono sicuramente recuperabili nella maggior centralità assunta nei paesi occidentali dalle politiche migratorie in conseguenza dell’aumento dei flussi, nell’intreccio progressivamente costituitosi tra la stessa questione migratoria e il tema della sicurezza nazionale e internazionale - in conseguenza del carattere prevalentemente illegale dei flussi e del coinvolgimento nella loro gestione della criminalità organizzata transnazionale -, nell’aumentata attenzione investigativa e giudiziaria a riguardo dello sfruttamento sessuale di migliaia di donne, e da ultimo nella più sistematica e allarmistica attenzione riservata dai mass media agli sbarchi dei clandestini e alla tratta di donne a scopo di sfruttamento sessuale. Il commercio di persone e le pratiche di asservimento che accompagnano questo fenomeno, oltre a costituire un grave problema di ordine criminale internazionale, presentano i loro risvolti più significativi sotto il profilo dei diritti violati. Il traffico di esseri umani si configura infatti come un fenomeno intriso di elementi di eccezionale attualità con la schiavitù quale manifestazione concreta della riduzione di un individuo allo stato o alla condizione in cui si esercitano in tutto o in parte gli attributi del diritto di proprietà. Il divieto di riduzione in schiavitù che per il diritto internazionale rappresenta una regola accettata e riconosciuta come vincolante dalla comunità degli stati nel suo insieme, esprime infatti originariamente un principio legato al rispetto della dignità giuridica della persona che non sopporta di essere ricondotta allo stato di “cosa”.
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