L’Adult Attachment Interview di George, Kaplan e Main (1985) è attualmente uno degli strumenti maggiormente utilizzati per la valutazione dell’attaccamento nell’adulto. Si tratta di una intervista semi-strutturata il cui focus riguarda la narrazione delle esperienze precoci di attaccamento da parte del soggetto con le figure di riferimento primarie. L’analisi della trascrizione proposta dagli autori conduce, infine, alla valutazione dello stato mentale dell’adulto relativamente all’attaccamento (Main & Goldwyn, 1994), ossia alla qualità degli Internal Working Models (Bowlby, 1980; Bretherton, 1993) strutturati dalla persona ed operanti nel momento attuale, secondo quattro categorie individuate: Sicuri (F), Distanziante (Ds), Coinvolto-Preoccupato (E), Non Risolto rispetto ad un Lutto o un Trauma (U). Molte ricerche negli ultimi anni hanno utilizzato l'AAI, soprattutto con l’obiettivo di verificare alcune delle sue caratteristiche psicometriche, in particolare la validità e l'affidabilità, con esiti non del tutto convergenti, in particolare per ciò che concerne la validità dello strumento (cfr. Crowell & Treboux, 1995). Parallelamente, alcuni lavori hanno cominciato ad utilizzare l'AAI in paesi e contesti diversi da quello statunitense, nell'ambito del quale lo strumento è stato ideato, per una verifica della sua applicazione interculturale, anche se nella maggior parte dei casi si tratta di paesi di lingua anglofona, per i quali l’applicazione del metodo non comporta sostanziali modificazioni. Il lavoro di meta-analisi di van IJzendoorn e Bakermans-Kranenburg (1996) raccoglie la maggiorparte delle ricerche in quest’ambito effettuando un'operazione di comparazione delle distribuzioni riscontrate nei vari campioni, anche se al suo interno non esistono lavori italiani che utilizzano l’AAI, benché questi comincino ad essere presenti in letteratura (Ammaniti, Speranza & Candelori, 1996; Attili, Vermigli & Felaco, 1994; Fava Vizziello, Invernizzi, Antonioli, & Maestro, 1995; Muscewtta, Bovet, Candelori, Mancone, & Speranza, 1999). Una riflessione circa l’impiego dell’AAI nella nostra cultura appare, quindi, una operazione di grande interesse proprio per i complessi problemi metodologici riguardanti l'analisi del discorso proposta dagli autori nell'ambito della nostra lingua, strutturalmente differente dall’inglese, e per il possibile peso di variabili culturali e sociali che devono essere considerate nella valutazione. Un ulteriore settore che si sta sempre di più “aprendo” allo studio dell’attaccamento, anche nell’età adulta, riguarda infatti gli aspetti culturali e l’influenza di essi nella costruzione dei modelli operativi e sulla loro ricaduta rispetto allo sviluppo affettivo-relazionale, generando utili riflessioni anche sul costrutto teorico e sui significati da esso veicolati. Relativamente al metodo, inoltre, Crittenden (1999) sta effettuando una operazione di revisione critica dell’analisi proposta da Main e Goldwyn (1994), introducendo nuove categorie e criteri di valutazione dell’attaccamento che pongono alcune problematiche applicative accanto a prospettive di ampliamento e riflessione. Allo scopo di effettuare riflessioni sulle questioni sopra esposte, in questo lavoro saranno presentati i dati relativi ad una ricerca svolta con l’obiettivo di verificare alcune delle possibilità e dei limiti dell’applicazione dell’AAI alla popolazione italiana e, in particolare: 1) descrizione di eventuali caratteristiche specifiche che identificano soggetti appartenenti alla cultura italiana, rispetto alle categorie ed alle sottocategorie identificate dagli autori ed alla proporzione di ognuna di esse; 2) similitudini ed eventuali differenze nella distribuzione dei soggetti italiani rispetto alle categorie di attaccamento, nel confronto con quanto emerso dai campioni della letteratura internazionale; Entrambe queste ipotesi saranno verificate utilizzando un approccio di natura meta-analitica, analogo a quello illustrato da van IJzendoorn e Bakermans-Kranenburg (1996), operando confronti tra la distribuzione delle modalità di attaccamento riscontrata nel presente studio e analoghe distribuzioni presenti in letteratura, facenti parte di ricerche nazionali ed internazionali che hanno utilizzato l’AAI. 3) applicabilità e differenze del metodo di valutazione dell’AAI proposto da Crittenden (1994-96), che prevede l’assegnazione di pattern misti di attaccamento a quelle interviste per le quali risulta inapplicabile una singola categoria di valutazione (Hesse, 1996), come previsto dal metodo di Main e Goldwyn (1994). Partecipanti: E' stato contattato un gruppo di 50 donne (madri di bambini di età compresa tra 12 e 24 mesi) appartenenti alla popolazione generale italiana, di età compresa tra 23 e 40 anni (x = 31.9 anni). Il fatto che le donne fossero tutte madri ha reso il gruppo maggiormente omogeneo a quelli della letteratura nazionale ed internazionale, in cui l’applicazione dell’AAI ha riguardato soprattutto popolazioni di genitori. Metodi di raccolta dei dati: A tutti i soggetti sono stati somministrati i seguenti strumenti: - Scheda socio-demografica descrittiva per la rilevazione delle caratteristiche dei soggetti; - Adult Attachment Interview di George, Kaplan e Main (1985) per la valutazione dello stato mentale dell’adulto relativamente all’attaccamento. In sintesi, i risultati e le comparazioni statistiche sembrano indicare una buona applicabilità dello strumento AAI anche in seno alla cultura italiana. Tramite un corretto addestramento dei giudici, infatti, è stato possibile ottenere buone concordanze nell'accordo tra osservatori indipendenti, sia rispetto al metodo "tradizionale" di Main e Goldwyn (1994), sia rispetto al sistema - più complesso - proposto da Crittenden (1999). Parallelamente, i dati indicano una sostanziale omogeneità della distribuzione di attaccamento nel nostro campione rispetto alle principali culture occidentali prese in considerazione. Infine, l'applicazione congiunta dei due metodi di codifica succitati, sembra indicare come il metodo proposto da Crittenden (1999), se da un lato appare maggiormente indicato a evidenziare la complessità delle narrazioni emergenti nelle interviste, dall'altro contribuisce a rendere meno chiari i vincoli necessari alla codifica e la sua applicabilità in ambito di ricerca.

Valutazione dell’attaccamento nell’adulto ed applicabilità alla cultura italiana dell’Adult Attachment Interview

SIMONELLI, ALESSANDRA;CALVO, VINCENZO
1999

Abstract

L’Adult Attachment Interview di George, Kaplan e Main (1985) è attualmente uno degli strumenti maggiormente utilizzati per la valutazione dell’attaccamento nell’adulto. Si tratta di una intervista semi-strutturata il cui focus riguarda la narrazione delle esperienze precoci di attaccamento da parte del soggetto con le figure di riferimento primarie. L’analisi della trascrizione proposta dagli autori conduce, infine, alla valutazione dello stato mentale dell’adulto relativamente all’attaccamento (Main & Goldwyn, 1994), ossia alla qualità degli Internal Working Models (Bowlby, 1980; Bretherton, 1993) strutturati dalla persona ed operanti nel momento attuale, secondo quattro categorie individuate: Sicuri (F), Distanziante (Ds), Coinvolto-Preoccupato (E), Non Risolto rispetto ad un Lutto o un Trauma (U). Molte ricerche negli ultimi anni hanno utilizzato l'AAI, soprattutto con l’obiettivo di verificare alcune delle sue caratteristiche psicometriche, in particolare la validità e l'affidabilità, con esiti non del tutto convergenti, in particolare per ciò che concerne la validità dello strumento (cfr. Crowell & Treboux, 1995). Parallelamente, alcuni lavori hanno cominciato ad utilizzare l'AAI in paesi e contesti diversi da quello statunitense, nell'ambito del quale lo strumento è stato ideato, per una verifica della sua applicazione interculturale, anche se nella maggior parte dei casi si tratta di paesi di lingua anglofona, per i quali l’applicazione del metodo non comporta sostanziali modificazioni. Il lavoro di meta-analisi di van IJzendoorn e Bakermans-Kranenburg (1996) raccoglie la maggiorparte delle ricerche in quest’ambito effettuando un'operazione di comparazione delle distribuzioni riscontrate nei vari campioni, anche se al suo interno non esistono lavori italiani che utilizzano l’AAI, benché questi comincino ad essere presenti in letteratura (Ammaniti, Speranza & Candelori, 1996; Attili, Vermigli & Felaco, 1994; Fava Vizziello, Invernizzi, Antonioli, & Maestro, 1995; Muscewtta, Bovet, Candelori, Mancone, & Speranza, 1999). Una riflessione circa l’impiego dell’AAI nella nostra cultura appare, quindi, una operazione di grande interesse proprio per i complessi problemi metodologici riguardanti l'analisi del discorso proposta dagli autori nell'ambito della nostra lingua, strutturalmente differente dall’inglese, e per il possibile peso di variabili culturali e sociali che devono essere considerate nella valutazione. Un ulteriore settore che si sta sempre di più “aprendo” allo studio dell’attaccamento, anche nell’età adulta, riguarda infatti gli aspetti culturali e l’influenza di essi nella costruzione dei modelli operativi e sulla loro ricaduta rispetto allo sviluppo affettivo-relazionale, generando utili riflessioni anche sul costrutto teorico e sui significati da esso veicolati. Relativamente al metodo, inoltre, Crittenden (1999) sta effettuando una operazione di revisione critica dell’analisi proposta da Main e Goldwyn (1994), introducendo nuove categorie e criteri di valutazione dell’attaccamento che pongono alcune problematiche applicative accanto a prospettive di ampliamento e riflessione. Allo scopo di effettuare riflessioni sulle questioni sopra esposte, in questo lavoro saranno presentati i dati relativi ad una ricerca svolta con l’obiettivo di verificare alcune delle possibilità e dei limiti dell’applicazione dell’AAI alla popolazione italiana e, in particolare: 1) descrizione di eventuali caratteristiche specifiche che identificano soggetti appartenenti alla cultura italiana, rispetto alle categorie ed alle sottocategorie identificate dagli autori ed alla proporzione di ognuna di esse; 2) similitudini ed eventuali differenze nella distribuzione dei soggetti italiani rispetto alle categorie di attaccamento, nel confronto con quanto emerso dai campioni della letteratura internazionale; Entrambe queste ipotesi saranno verificate utilizzando un approccio di natura meta-analitica, analogo a quello illustrato da van IJzendoorn e Bakermans-Kranenburg (1996), operando confronti tra la distribuzione delle modalità di attaccamento riscontrata nel presente studio e analoghe distribuzioni presenti in letteratura, facenti parte di ricerche nazionali ed internazionali che hanno utilizzato l’AAI. 3) applicabilità e differenze del metodo di valutazione dell’AAI proposto da Crittenden (1994-96), che prevede l’assegnazione di pattern misti di attaccamento a quelle interviste per le quali risulta inapplicabile una singola categoria di valutazione (Hesse, 1996), come previsto dal metodo di Main e Goldwyn (1994). Partecipanti: E' stato contattato un gruppo di 50 donne (madri di bambini di età compresa tra 12 e 24 mesi) appartenenti alla popolazione generale italiana, di età compresa tra 23 e 40 anni (x = 31.9 anni). Il fatto che le donne fossero tutte madri ha reso il gruppo maggiormente omogeneo a quelli della letteratura nazionale ed internazionale, in cui l’applicazione dell’AAI ha riguardato soprattutto popolazioni di genitori. Metodi di raccolta dei dati: A tutti i soggetti sono stati somministrati i seguenti strumenti: - Scheda socio-demografica descrittiva per la rilevazione delle caratteristiche dei soggetti; - Adult Attachment Interview di George, Kaplan e Main (1985) per la valutazione dello stato mentale dell’adulto relativamente all’attaccamento. In sintesi, i risultati e le comparazioni statistiche sembrano indicare una buona applicabilità dello strumento AAI anche in seno alla cultura italiana. Tramite un corretto addestramento dei giudici, infatti, è stato possibile ottenere buone concordanze nell'accordo tra osservatori indipendenti, sia rispetto al metodo "tradizionale" di Main e Goldwyn (1994), sia rispetto al sistema - più complesso - proposto da Crittenden (1999). Parallelamente, i dati indicano una sostanziale omogeneità della distribuzione di attaccamento nel nostro campione rispetto alle principali culture occidentali prese in considerazione. Infine, l'applicazione congiunta dei due metodi di codifica succitati, sembra indicare come il metodo proposto da Crittenden (1999), se da un lato appare maggiormente indicato a evidenziare la complessità delle narrazioni emergenti nelle interviste, dall'altro contribuisce a rendere meno chiari i vincoli necessari alla codifica e la sua applicabilità in ambito di ricerca.
1999
Primo Congresso Nazionale della Sezione di Psicologia Clinica dell’AIP
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