La valutazione dell’attaccamento in adolescenti adottati costituisce un ambito privilegiato di riflessione e di ricerca in quanto permette di studiare il peso delle esperienze negative e/o traumatizzanti (caratterizzate spesso da abbandoni, abusi fisici e/o sessuali, precoci istituzionalizzazioni, ecc.) vissute nel corso dello sviluppo sulla costruzione dello stile di attaccamento e dei Modelli Operativi Interni relativi al sé ed alle relazioni (Bowlby, 1980; Bretherton, 1993). D’altro canto, indagini di questo tipo consentono anche di approfondire se e in quale misura queste esperienze siano state riorganizzate in senso adattivo da parte dei soggetti, una volta divenuti adulti. In questo senso, notevole interesse viene accordato agli aspetti rappresentazionali dell’attaccamento (ossia ai Modelli Operativi Interni del sé e delle figure di attaccamento), la cui evoluzione viene ipotizzata dalla teoria a partire dai comportamenti interattivi sperimentati dall’individuo con il caregiver durante l’infanzia. Gli IWM derivano, quindi, dall’interiorizzazione delle esperienze ripetute con le figure di attaccamento e la qualità della loro organizzazione dipende dalla qualità delle cure ricevute durante l’infanzia (Bowlby, 1980). In questa direzione vanno i risultati di alcuni studi di valutazione dell’attaccamento condotti su soggetti appartenenti a popolazioni “a rischio”, che sembrano indicare una prevalenza di insicurezza e disorganizzazione dell’attaccamento in questi gruppi, come conseguenza di esperienze svantaggiate e/o traumatizzanti sperimentate precocemente: è questo il caso dei figli di genitori maltrattanti o abusanti (Crittenden, 1988), di figli di madri tossicodipendenti (Rodning et al., 1989), o di adolescenti residenti in comunità alloggio (Calvo, Zancato & Burba, 1998). Diversamente, la teoria ipotizza che nuove esperienze interattive, successive alla prima infanzia, possano determinare un processo di rielaborazione dei trascorsi negativi, favorendo una loro integrazione e riorganizzazione in un modello sicuro e coerente. Nel corso dello sviluppo, si ipotizzano momenti diversi in cui è possibile una rielaborazione di precedenti esperienze e una successiva ristrutturazione dei modelli interiorizzati: l’adolescenza, come periodo evolutivo caratterizzato da importanti acquisizioni cognitive ed affettive, può favorire questo processo di rielaborazione (Crittenden, 1999). Alla luce di queste considerazioni, il lavoro si propone di studiare la qualità dei modelli operativi di attaccamento in un gruppo di adolescenti adottati e nei loro genitori. La molteplicità dei fattori di rischio e delle esperienze disfunzionali che sono intervenute nel corso della crescita di questi ragazzi, consente di assumere che la qualità dell’attaccamento alle loro figure di accudimento primarie sia stata caratterizzata da insicurezza e/o disorganizzazione. Tale ricerca si è posta pertanto l’obiettivo di studiare l’eventuale ruolo di fattore protettivo svolto dall’adozione, come possibilità di sperimentare nuove e più supportive relazioni con i genitori adottivi, favorente in questi soggetti “a rischio” una rielaborazione delle esperienze di accudimento vissute nell’infanzia. Partecipanti La ricerca è stata condotta su un gruppo di 20 famiglie, composte da entrambi i genitori adottivi e da un figlio adolescente, adottato durante l’infanzia. La ricerca ha contemplato, inoltre, un gruppo di controllo composto da 20 adolescenti di pari età, appartenenti alla popolazione generale, cresciuti all’interno della propria famiglia d’origine (Calvo, Zancato & Burba, 1998). Metodi di raccolta dei dati: È’ stata utilizzata l’Adult Attachment Interview di George, Kaplan e Main (1985), per la valutazione dello stato attuale della mente del soggetto rispetto all’attaccamento (Main & Goldwyn, 1994): l’intervista è stata somministrata a entrambi i gruppi di adolescenti e ai genitori adottivi. Dai primi risultati emerge una sostanziale omogeneità tra le modalità di attaccamento riscontrate nel gruppo degli adolescenti adottati e quelle prevalenti nel gruppo di controllo; sembra che in questa particolare fascia di età lo stile di attaccamento Distanziante (Ds) costituisca una caratteristica distintiva di questi soggetti, probabilmente legata rimaneggiamenti psichici adolescenziali.

Attaccamento nelle famiglie adottive: prospettive cliniche e di ricerca

SIMONELLI, ALESSANDRA;CALVO, VINCENZO
1999

Abstract

La valutazione dell’attaccamento in adolescenti adottati costituisce un ambito privilegiato di riflessione e di ricerca in quanto permette di studiare il peso delle esperienze negative e/o traumatizzanti (caratterizzate spesso da abbandoni, abusi fisici e/o sessuali, precoci istituzionalizzazioni, ecc.) vissute nel corso dello sviluppo sulla costruzione dello stile di attaccamento e dei Modelli Operativi Interni relativi al sé ed alle relazioni (Bowlby, 1980; Bretherton, 1993). D’altro canto, indagini di questo tipo consentono anche di approfondire se e in quale misura queste esperienze siano state riorganizzate in senso adattivo da parte dei soggetti, una volta divenuti adulti. In questo senso, notevole interesse viene accordato agli aspetti rappresentazionali dell’attaccamento (ossia ai Modelli Operativi Interni del sé e delle figure di attaccamento), la cui evoluzione viene ipotizzata dalla teoria a partire dai comportamenti interattivi sperimentati dall’individuo con il caregiver durante l’infanzia. Gli IWM derivano, quindi, dall’interiorizzazione delle esperienze ripetute con le figure di attaccamento e la qualità della loro organizzazione dipende dalla qualità delle cure ricevute durante l’infanzia (Bowlby, 1980). In questa direzione vanno i risultati di alcuni studi di valutazione dell’attaccamento condotti su soggetti appartenenti a popolazioni “a rischio”, che sembrano indicare una prevalenza di insicurezza e disorganizzazione dell’attaccamento in questi gruppi, come conseguenza di esperienze svantaggiate e/o traumatizzanti sperimentate precocemente: è questo il caso dei figli di genitori maltrattanti o abusanti (Crittenden, 1988), di figli di madri tossicodipendenti (Rodning et al., 1989), o di adolescenti residenti in comunità alloggio (Calvo, Zancato & Burba, 1998). Diversamente, la teoria ipotizza che nuove esperienze interattive, successive alla prima infanzia, possano determinare un processo di rielaborazione dei trascorsi negativi, favorendo una loro integrazione e riorganizzazione in un modello sicuro e coerente. Nel corso dello sviluppo, si ipotizzano momenti diversi in cui è possibile una rielaborazione di precedenti esperienze e una successiva ristrutturazione dei modelli interiorizzati: l’adolescenza, come periodo evolutivo caratterizzato da importanti acquisizioni cognitive ed affettive, può favorire questo processo di rielaborazione (Crittenden, 1999). Alla luce di queste considerazioni, il lavoro si propone di studiare la qualità dei modelli operativi di attaccamento in un gruppo di adolescenti adottati e nei loro genitori. La molteplicità dei fattori di rischio e delle esperienze disfunzionali che sono intervenute nel corso della crescita di questi ragazzi, consente di assumere che la qualità dell’attaccamento alle loro figure di accudimento primarie sia stata caratterizzata da insicurezza e/o disorganizzazione. Tale ricerca si è posta pertanto l’obiettivo di studiare l’eventuale ruolo di fattore protettivo svolto dall’adozione, come possibilità di sperimentare nuove e più supportive relazioni con i genitori adottivi, favorente in questi soggetti “a rischio” una rielaborazione delle esperienze di accudimento vissute nell’infanzia. Partecipanti La ricerca è stata condotta su un gruppo di 20 famiglie, composte da entrambi i genitori adottivi e da un figlio adolescente, adottato durante l’infanzia. La ricerca ha contemplato, inoltre, un gruppo di controllo composto da 20 adolescenti di pari età, appartenenti alla popolazione generale, cresciuti all’interno della propria famiglia d’origine (Calvo, Zancato & Burba, 1998). Metodi di raccolta dei dati: È’ stata utilizzata l’Adult Attachment Interview di George, Kaplan e Main (1985), per la valutazione dello stato attuale della mente del soggetto rispetto all’attaccamento (Main & Goldwyn, 1994): l’intervista è stata somministrata a entrambi i gruppi di adolescenti e ai genitori adottivi. Dai primi risultati emerge una sostanziale omogeneità tra le modalità di attaccamento riscontrate nel gruppo degli adolescenti adottati e quelle prevalenti nel gruppo di controllo; sembra che in questa particolare fascia di età lo stile di attaccamento Distanziante (Ds) costituisca una caratteristica distintiva di questi soggetti, probabilmente legata rimaneggiamenti psichici adolescenziali.
1999
Primo Congresso Nazionale della Sezione di Psicologia Clinica dell’AIP
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