Il capitolo affronta il nodo delle politiche retributive e dei possibili effetti, sia positivi che negativi, che esse possono esercitare sull'autoselezione dei lavoratori. L’idea di fondo è che le imprese sociali, in virtù della loro mission pubblica, riescano ad attirare lavoratori che sono interessati non solo ai benefici strumentali che da essi traggono dal lavoro (il salario, la formazione o l’esperienza, per esempio), ma che derivano soddisfazione intrinseca dal tipo di lavoro e che sono, per così dire, interessati all’impatto sociale dell’attività dell’organizzazione in cui operano. Questi lavoratori rappresentano per l’organizzazione una risorsa particolarmente preziosa, per questo ogni impresa cerca di attrarne il maggior numero possibile. Le politiche retributive standard, incentrate sul salario, non offrono garanzie circa la tipologia di lavoratore, motivato o non motivato, che si riesce a selezionare. Alcuni autori suggeriscono che per selezionare lavoratori motivati sia sufficiente offrire un salario inferiore a quello di equilibrio. Altri, invece, contestano questa posizione sostenendo che una paga troppo bassa determinerebbe l’esclusione di lavoratori motivati che hanno nel reddito da lavoro l’unica fonte di sostentamento. Gli autori discutono un modello che spiega entrambi gli effetti prendendo in considerazione in maniera originale la complessità motivazionale dei lavoratori. Gli autori, infatti, sostengono che le motivazioni intrinseche dei lavoratori non sono immediatamente disponibili all’impresa ma devono essere, da quest’ultima, attivate, per esempio, attraverso scelte e comportamenti socialmente responsabili, che implicano maggiori costi per l’impresa. Si instaura quindi un rapporto di reciprocità tra impresa e lavoratori; se la prima si comporta coerentemente con la propria mission, i secondi saranno disposti a far fruttare la loro dotazione di motivazioni intrinseche.

Un semplice modello del mercato del lavoro con imprese sociali e agenti intrinsecamente motivati

GUI, BENEDETTO;
2008

Abstract

Il capitolo affronta il nodo delle politiche retributive e dei possibili effetti, sia positivi che negativi, che esse possono esercitare sull'autoselezione dei lavoratori. L’idea di fondo è che le imprese sociali, in virtù della loro mission pubblica, riescano ad attirare lavoratori che sono interessati non solo ai benefici strumentali che da essi traggono dal lavoro (il salario, la formazione o l’esperienza, per esempio), ma che derivano soddisfazione intrinseca dal tipo di lavoro e che sono, per così dire, interessati all’impatto sociale dell’attività dell’organizzazione in cui operano. Questi lavoratori rappresentano per l’organizzazione una risorsa particolarmente preziosa, per questo ogni impresa cerca di attrarne il maggior numero possibile. Le politiche retributive standard, incentrate sul salario, non offrono garanzie circa la tipologia di lavoratore, motivato o non motivato, che si riesce a selezionare. Alcuni autori suggeriscono che per selezionare lavoratori motivati sia sufficiente offrire un salario inferiore a quello di equilibrio. Altri, invece, contestano questa posizione sostenendo che una paga troppo bassa determinerebbe l’esclusione di lavoratori motivati che hanno nel reddito da lavoro l’unica fonte di sostentamento. Gli autori discutono un modello che spiega entrambi gli effetti prendendo in considerazione in maniera originale la complessità motivazionale dei lavoratori. Gli autori, infatti, sostengono che le motivazioni intrinseche dei lavoratori non sono immediatamente disponibili all’impresa ma devono essere, da quest’ultima, attivate, per esempio, attraverso scelte e comportamenti socialmente responsabili, che implicano maggiori costi per l’impresa. Si instaura quindi un rapporto di reciprocità tra impresa e lavoratori; se la prima si comporta coerentemente con la propria mission, i secondi saranno disposti a far fruttare la loro dotazione di motivazioni intrinseche.
2008
Imprese sociali. Scelte individuali e interessi comuni
9788861592025
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