La crisi energetica del 1973-’74 non venne come un fulmine a ciel sereno. Già da tempo erano in corso sui mercati dell’energia dei cambiamenti strutturali importanti. Alla radice di questi cambiamenti vi era la graduale riappropriazione di sovranità da parte dei Paesi esportatori sulle proprie risorse petrolifere. La crescente instabilità dei mercati petroliferi indusse i Paesi consumatori a cercare di difendere la propria sicurezza energetica. Il saggio prende le mosse dalla convinzione che nella prima metà degli anni settanta sia stato messo in atto da parte europea un tentativo di tracciare una autonoma via di uscita dalla crisi, consistente essenzialmente nello sviluppo di un dialogo politico ed economico con i Paesi produttori di petrolio. Questo tentativo seguì una parabola che raggiunse il suo apogeo nei mesi successivi alla fase più acuta di aumento dei prezzi del greggio, tra la fine del 1973 e l’inizio del 1974, e fece registrare il proprio esaurimento nell’ambito della Conferenza di cooperazione economica internazionale tra il 1975 e il 1977. Il saggio si sofferma sulla prima fase della ricerca da parte dei Paesi della Comunità di una via di uscita “europea” dalla crisi energetica, tracciandone origini e primi sviluppi fino alla conferenza di Washington del febbraio 1974. Da parte dei Paesi membri della Comunità il tentativo fu di sottrarsi alla dipendenza dalle grandi compagnie, in gran parte statunitensi, e di raggiungere accordi bilaterali con i produttori, offrendo investimenti industriali in cambio di sicurezza nell’approvvigionamento e stabilità dei prezzi. Era una posizione figlia degli assetti economico-sociali caratterizzanti gran parte degli Stati europei occidentali, in particolare della condizione di dipendenza energetica che li contraddistingueva. Le istituzioni comunitarie, in particolare la Commissione, assecondarono queste esigenze degli Stati membri, tentando di fare leva su di esse per lanciare, con scarso successo, una serie di iniziative miranti a promuovere una qualche forma di politica energetica comune. Il testo prende in considerazione anche la posizione degli Stati Uniti rispetto al tentativo europeo: l’amministrazione Nixon non lesinò sforzi nel tentativo di impedire lo sviluppo di un dialogo diretto tra i produttori arabi e i consumatori europei. Si trattava non tanto e non solo della difesa delle posizioni delle grandi multinazionali petrolifere, quanto di tutelare e ricostruire una posizione di chiara leadership sul blocco dei Paesi occidentali industrializzati.

L'arma del petrolio: lo "shock" petrolifero e il confronto Nord-Sud. Parte prima: L'Europa alla ricerca di un'alternativa: la Comunità  tra dipendenza energetica ed egemonia statunitense

PETRINI, FRANCESCO
2008

Abstract

La crisi energetica del 1973-’74 non venne come un fulmine a ciel sereno. Già da tempo erano in corso sui mercati dell’energia dei cambiamenti strutturali importanti. Alla radice di questi cambiamenti vi era la graduale riappropriazione di sovranità da parte dei Paesi esportatori sulle proprie risorse petrolifere. La crescente instabilità dei mercati petroliferi indusse i Paesi consumatori a cercare di difendere la propria sicurezza energetica. Il saggio prende le mosse dalla convinzione che nella prima metà degli anni settanta sia stato messo in atto da parte europea un tentativo di tracciare una autonoma via di uscita dalla crisi, consistente essenzialmente nello sviluppo di un dialogo politico ed economico con i Paesi produttori di petrolio. Questo tentativo seguì una parabola che raggiunse il suo apogeo nei mesi successivi alla fase più acuta di aumento dei prezzi del greggio, tra la fine del 1973 e l’inizio del 1974, e fece registrare il proprio esaurimento nell’ambito della Conferenza di cooperazione economica internazionale tra il 1975 e il 1977. Il saggio si sofferma sulla prima fase della ricerca da parte dei Paesi della Comunità di una via di uscita “europea” dalla crisi energetica, tracciandone origini e primi sviluppi fino alla conferenza di Washington del febbraio 1974. Da parte dei Paesi membri della Comunità il tentativo fu di sottrarsi alla dipendenza dalle grandi compagnie, in gran parte statunitensi, e di raggiungere accordi bilaterali con i produttori, offrendo investimenti industriali in cambio di sicurezza nell’approvvigionamento e stabilità dei prezzi. Era una posizione figlia degli assetti economico-sociali caratterizzanti gran parte degli Stati europei occidentali, in particolare della condizione di dipendenza energetica che li contraddistingueva. Le istituzioni comunitarie, in particolare la Commissione, assecondarono queste esigenze degli Stati membri, tentando di fare leva su di esse per lanciare, con scarso successo, una serie di iniziative miranti a promuovere una qualche forma di politica energetica comune. Il testo prende in considerazione anche la posizione degli Stati Uniti rispetto al tentativo europeo: l’amministrazione Nixon non lesinò sforzi nel tentativo di impedire lo sviluppo di un dialogo diretto tra i produttori arabi e i consumatori europei. Si trattava non tanto e non solo della difesa delle posizioni delle grandi multinazionali petrolifere, quanto di tutelare e ricostruire una posizione di chiara leadership sul blocco dei Paesi occidentali industrializzati.
2008
Dollari, petrolio, aiuti allo sviluppo
9788846495549
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