Prima edizione commentata di un “romanzo” che è l’estrema opera di un autore noto ai suoi tempi specie per la sua ricca produzione teatrale, ma testimone da giovanissimo a Roma della breve stagione corazziniana, questa, che si avvantaggia anche sul piano testuale rispetto all’antecedente curata nel 1974 dal Farinelli, intende ripercorrere nell’introduzione e nei paratesti di corredo modi e forme dell’approccio di Martini al mito del “poeta fanciullo”. Ne risulta in particolare l’alta caratura libresca dell’operazione, spesso pronta a sovrapporre al ricordo personale tratti e indicazioni provenienti dai testi poetici corazziniani, ma anche, almeno a tratti, il riuso e l’adattamento di antecedenti interventi dell’autore su Corazzini, a cominciare dall’antologia ricciardiana, e sino all’anticipazione in rivista (ma con significativa eclissi dello scomodo personaggio di Alberto Tarchiani) di un capitolo centrale del romanzo. Le polemiche di altri sodali del circolo corazziniano a fronte delle libertà o delle incongruenze della testimonianza di Martini (quasi si trattasse di un libro a prevalente valenza memoriale) vanno dunque rapportate e discusse a fronte di un progetto tutt’altro che ingenuo di costruzione del testo, pronto all’esibizione di materiale documentario autentico (le lettere corazziniane: percentualmente in numero rilevante rispetto alle scarse vestigia sopravvissute del carteggio del poeta), ma anche al riversamento sul personaggio Corazzini di tessere e persino di tic caratteristici della sua produzione poetica, nonché all’impiego di filtri selettivi (il “poeta fanciullo”) rispetto a temi intesi come delicati o scabrosi. In questo contesto, anche l’avventura americana dei tre sodali dopo la morte di Sergio, enfatizzata certo per motivi di “lancio” sin dal titolo, intrattiene rapporti assai stretti con le altre due parti del romanzo, sorta di congedo dell’autore da Corazzini, ma anche da se stesso.

Fausto Maria Martini, Si sbarca a New York

BALDASSARRI, GUIDO
2008

Abstract

Prima edizione commentata di un “romanzo” che è l’estrema opera di un autore noto ai suoi tempi specie per la sua ricca produzione teatrale, ma testimone da giovanissimo a Roma della breve stagione corazziniana, questa, che si avvantaggia anche sul piano testuale rispetto all’antecedente curata nel 1974 dal Farinelli, intende ripercorrere nell’introduzione e nei paratesti di corredo modi e forme dell’approccio di Martini al mito del “poeta fanciullo”. Ne risulta in particolare l’alta caratura libresca dell’operazione, spesso pronta a sovrapporre al ricordo personale tratti e indicazioni provenienti dai testi poetici corazziniani, ma anche, almeno a tratti, il riuso e l’adattamento di antecedenti interventi dell’autore su Corazzini, a cominciare dall’antologia ricciardiana, e sino all’anticipazione in rivista (ma con significativa eclissi dello scomodo personaggio di Alberto Tarchiani) di un capitolo centrale del romanzo. Le polemiche di altri sodali del circolo corazziniano a fronte delle libertà o delle incongruenze della testimonianza di Martini (quasi si trattasse di un libro a prevalente valenza memoriale) vanno dunque rapportate e discusse a fronte di un progetto tutt’altro che ingenuo di costruzione del testo, pronto all’esibizione di materiale documentario autentico (le lettere corazziniane: percentualmente in numero rilevante rispetto alle scarse vestigia sopravvissute del carteggio del poeta), ma anche al riversamento sul personaggio Corazzini di tessere e persino di tic caratteristici della sua produzione poetica, nonché all’impiego di filtri selettivi (il “poeta fanciullo”) rispetto a temi intesi come delicati o scabrosi. In questo contesto, anche l’avventura americana dei tre sodali dopo la morte di Sergio, enfatizzata certo per motivi di “lancio” sin dal titolo, intrattiene rapporti assai stretti con le altre due parti del romanzo, sorta di congedo dell’autore da Corazzini, ma anche da se stesso.
2008
9788884026170
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