Il Santuario di Monteortone, sorto ai piedi dei colli Euganei a pochi chilometri da Abano Terme, è dedicato alla Concezione e alla Natività della Beata Vergine Maria e rappresenta una delle espressioni architettoniche, pittoriche e scultoree più significative del Quattrocento padovano. La rapidità con cui fu realizzato può essere compresa riconoscendo la fede e l’operosità dei monaci Agostiniani che vollero dare una prestigiosa collocazione all’icona della Vergine, ritrovata da Pietro Falco (uomo d’arme) in occasione della sua miracolosa guarigione (maggio 1428). Secondo la ricostruzione storica, i lavori furono eseguiti da un eccezionale concorso di fedeli che si insediarono a Monteortone e completarono l’opera in soli sette anni (1428-1435) seguendo le precise e dettagliate direttive di Simone da Camerino e di alcuni suoi valenti collaboratori. Essi dapprima alzarono e spianarono il terreno a ridosso del monte racchiudendo la sorgente di Pietro Falco in una grotta (oggi accessibile dalla zona antistante l’ingresso della chiesa) quindi riposero l’icona sacra nel Sacello, una piccola cappella retrostante l’altare maggiore. Il Santuario è un edificio con pianta a croce latina, costituita da tre navate sostenute da pilastri in mattoni a pianta poligonale e copertura con volte a crociera a sesto acuto. La facciata, è divisa in tre parti da lesene in mattone a vista con al centro due finestre circolari: una grande verso l’alto e l’altra, piccola, sopra il portale. Il campanile, dello stesso secolo (XV), si eleva con spesse lesene e con archetti pensili ripetuti. Le prime notizie di notevoli dissesti per effetto dell’abbassamento e rotazione della facciata e dei pilastri interni (con fuori piombo di circa 20 cm dei pilastri immediatamente a tergo della facciata) risalgono all’agosto del 1902, quando il tempio venne chiuso ai fedeli ed iniziarono importanti lavori di consolidamento fino a tutto il 1903. Successivamente nel 1934 e poi ancora nel 1957 e nel 1966 furono segnalate nuove lesioni che richiesero ulteriori interventi. Nel 1975 la chiesa venne chiusa al culto per evidenti pericoli di crolli e si procedette al consolidamento delle fondazioni e della struttura. Nell’articolo vengono esaminate le diverse situazioni venutesi a creare nel tempo, gli effetti degli interventi eseguiti, i risultati delle indagini sui terreni di fondazione e sugli elementi strutturali e vengono presentati alcuni dati del monitoraggio (temperatura, apertura delle fessurazioni, inclinazioni, tensioni nelle catene) condotto per 12 mesi nel periodo 2004-2005. Tale attività, predisposta per controllare l’evoluzione dello stato di sofferenza, ancora presente in alcuni elementi strutturali, ha consentito l’analisi del comportamento dell’opera nella prospettiva di un intervento di ripristino e consolidamento.

Studi e monitoraggi per la conservazionedel Santuario di Santa Maria Assunta di Monteortone (Abano Terme)

GORI, ROBERTO;
2009

Abstract

Il Santuario di Monteortone, sorto ai piedi dei colli Euganei a pochi chilometri da Abano Terme, è dedicato alla Concezione e alla Natività della Beata Vergine Maria e rappresenta una delle espressioni architettoniche, pittoriche e scultoree più significative del Quattrocento padovano. La rapidità con cui fu realizzato può essere compresa riconoscendo la fede e l’operosità dei monaci Agostiniani che vollero dare una prestigiosa collocazione all’icona della Vergine, ritrovata da Pietro Falco (uomo d’arme) in occasione della sua miracolosa guarigione (maggio 1428). Secondo la ricostruzione storica, i lavori furono eseguiti da un eccezionale concorso di fedeli che si insediarono a Monteortone e completarono l’opera in soli sette anni (1428-1435) seguendo le precise e dettagliate direttive di Simone da Camerino e di alcuni suoi valenti collaboratori. Essi dapprima alzarono e spianarono il terreno a ridosso del monte racchiudendo la sorgente di Pietro Falco in una grotta (oggi accessibile dalla zona antistante l’ingresso della chiesa) quindi riposero l’icona sacra nel Sacello, una piccola cappella retrostante l’altare maggiore. Il Santuario è un edificio con pianta a croce latina, costituita da tre navate sostenute da pilastri in mattoni a pianta poligonale e copertura con volte a crociera a sesto acuto. La facciata, è divisa in tre parti da lesene in mattone a vista con al centro due finestre circolari: una grande verso l’alto e l’altra, piccola, sopra il portale. Il campanile, dello stesso secolo (XV), si eleva con spesse lesene e con archetti pensili ripetuti. Le prime notizie di notevoli dissesti per effetto dell’abbassamento e rotazione della facciata e dei pilastri interni (con fuori piombo di circa 20 cm dei pilastri immediatamente a tergo della facciata) risalgono all’agosto del 1902, quando il tempio venne chiuso ai fedeli ed iniziarono importanti lavori di consolidamento fino a tutto il 1903. Successivamente nel 1934 e poi ancora nel 1957 e nel 1966 furono segnalate nuove lesioni che richiesero ulteriori interventi. Nel 1975 la chiesa venne chiusa al culto per evidenti pericoli di crolli e si procedette al consolidamento delle fondazioni e della struttura. Nell’articolo vengono esaminate le diverse situazioni venutesi a creare nel tempo, gli effetti degli interventi eseguiti, i risultati delle indagini sui terreni di fondazione e sugli elementi strutturali e vengono presentati alcuni dati del monitoraggio (temperatura, apertura delle fessurazioni, inclinazioni, tensioni nelle catene) condotto per 12 mesi nel periodo 2004-2005. Tale attività, predisposta per controllare l’evoluzione dello stato di sofferenza, ancora presente in alcuni elementi strutturali, ha consentito l’analisi del comportamento dell’opera nella prospettiva di un intervento di ripristino e consolidamento.
2009
DIA.CO.MA.ST.2008
9788887998993
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11577/2272962
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