A seguito di episodi di microsporidiosi intestinale osservati in spigole (Dicentrarchus labrax) d'allevamento ed alla luce di infezioni similari rilevate in passato in gobidi del Mar Adriatico, nel 2008 si è condotto uno studio parassitologico volto a verificare il possibile ruolo dei gobidi quali ospiti naturali dell‟infezione. Cinque soggetti di Gobius niger e 3 di G. paganellus pescati lungo la costa dell'Emilia Romagna sono stati sottoposti ad esame necroscopico e parassitologico. I microsporidi individuati sono stati sottoposti ad identificazione su base morfologica seguendo le chiavi riportate da Canning & Lom (1986) e Lom & Dyková (1992). Porzioni di intestino positive per microsporidi sono state in parte fissate in formalina tamponata al 10% per l‟esame istologico ed in parte sottoposte a PCR impiegando primers specifici per microsporidi (18F_f: 5‟-CACCAGGTTGATTCTGCC-3‟; 1492_r: 5‟-GGTTACCTTGTTACGACTT-3‟) che amplificano una porzione del 16S rRNA. Il prodotto di PCR è stato sottoposto a sequenziamento e la sequenza ottenuta analizzata mediante BLAST. L'analisi molecolare è stata condotta seguendo la stessa procedura anche su microsporidi isolati dall‟intestino di spigole parassitate. Un soggetto di Gobius niger ed uno di G. paganellus sono risultati positivi per la presenza di microsporidi a livello intestinale. In entrambi i soggetti all'esame stereomicroscopico del tratto intestinale si rilevava la presenza di formazioni biancastre rotondeggianti di diametro compreso tra 300 e 450 μm, all'interno delle quali l‟esame microscopico a forte ingrandimento permetteva di evidenziare la presenza di spore riferibili morfologicamente a microsporidi. Le spore osservate presentavano forma ovoidale con estremità anteriore affusolata ed un vacuolo posteriore cospicuo che raggiungeva la metà del corpo della spora. All'esame istologico le formazioni cistiche osservate a fresco si rilevavano xenomi, che si caratterizzavano per la persistenza del nucleo della cellula ospite che appariva ipertrofico e/o frammentato, dalla presenza di una parete eosinofila, dalla coesistenza di stadi di sviluppo del parassita frammisti a spore mature. Per quanto concerne G. paganellus, gli xenomi apparivano diffusi prevalentemente nella lamina propria, con atrofia dell'epitelio della mucosa ed apparivano ben isolati gli uni dagli altri, mentre in G. niger erano presenti anche nella sottomucosa intestinale e spesso apparivano coalescenti e/o aggregati. La parete dello xenoma si presentava eosinofila e circondata da un sottile strato di cellule appiattite. In corrispondenza degli xenomi, anche quando maturi, non si osservavano reazioni infiammatorie. La morfologia e le dimensioni delle spore, così come la localizzazione e la formazione di xenomi relativamente grandi hanno fatto riferire i microsporidi reperiti al genere Loma. La comparazione mediante BLAST della sequenza ottenuta (1185 bp), ha restituito un'identità del 99,9% con la specie Loma acerinae (Jírovec, 1930) Lom & Pekkarinen, 1999, mentre l'analisi condotta sui microsporidi della spigola ha escluso la loro identità con questa specie, non permettendo in questo caso di confermare il ruolo dei gobidi quale serbatoio dell'infezione. La specie L. acerinae, descritta finora in pesci selvatici dulciacquicoli della famiglia Percidae in Finlandia, rappresenta una nuova segnalazione per quanto concerne i gobidi ed il territorio italiano.

Descrizione di Loma acerinae (microsporidia) in gobidi pescati nel Mar Adriatico

QUAGLIO, FRANCESCO;
2008

Abstract

A seguito di episodi di microsporidiosi intestinale osservati in spigole (Dicentrarchus labrax) d'allevamento ed alla luce di infezioni similari rilevate in passato in gobidi del Mar Adriatico, nel 2008 si è condotto uno studio parassitologico volto a verificare il possibile ruolo dei gobidi quali ospiti naturali dell‟infezione. Cinque soggetti di Gobius niger e 3 di G. paganellus pescati lungo la costa dell'Emilia Romagna sono stati sottoposti ad esame necroscopico e parassitologico. I microsporidi individuati sono stati sottoposti ad identificazione su base morfologica seguendo le chiavi riportate da Canning & Lom (1986) e Lom & Dyková (1992). Porzioni di intestino positive per microsporidi sono state in parte fissate in formalina tamponata al 10% per l‟esame istologico ed in parte sottoposte a PCR impiegando primers specifici per microsporidi (18F_f: 5‟-CACCAGGTTGATTCTGCC-3‟; 1492_r: 5‟-GGTTACCTTGTTACGACTT-3‟) che amplificano una porzione del 16S rRNA. Il prodotto di PCR è stato sottoposto a sequenziamento e la sequenza ottenuta analizzata mediante BLAST. L'analisi molecolare è stata condotta seguendo la stessa procedura anche su microsporidi isolati dall‟intestino di spigole parassitate. Un soggetto di Gobius niger ed uno di G. paganellus sono risultati positivi per la presenza di microsporidi a livello intestinale. In entrambi i soggetti all'esame stereomicroscopico del tratto intestinale si rilevava la presenza di formazioni biancastre rotondeggianti di diametro compreso tra 300 e 450 μm, all'interno delle quali l‟esame microscopico a forte ingrandimento permetteva di evidenziare la presenza di spore riferibili morfologicamente a microsporidi. Le spore osservate presentavano forma ovoidale con estremità anteriore affusolata ed un vacuolo posteriore cospicuo che raggiungeva la metà del corpo della spora. All'esame istologico le formazioni cistiche osservate a fresco si rilevavano xenomi, che si caratterizzavano per la persistenza del nucleo della cellula ospite che appariva ipertrofico e/o frammentato, dalla presenza di una parete eosinofila, dalla coesistenza di stadi di sviluppo del parassita frammisti a spore mature. Per quanto concerne G. paganellus, gli xenomi apparivano diffusi prevalentemente nella lamina propria, con atrofia dell'epitelio della mucosa ed apparivano ben isolati gli uni dagli altri, mentre in G. niger erano presenti anche nella sottomucosa intestinale e spesso apparivano coalescenti e/o aggregati. La parete dello xenoma si presentava eosinofila e circondata da un sottile strato di cellule appiattite. In corrispondenza degli xenomi, anche quando maturi, non si osservavano reazioni infiammatorie. La morfologia e le dimensioni delle spore, così come la localizzazione e la formazione di xenomi relativamente grandi hanno fatto riferire i microsporidi reperiti al genere Loma. La comparazione mediante BLAST della sequenza ottenuta (1185 bp), ha restituito un'identità del 99,9% con la specie Loma acerinae (Jírovec, 1930) Lom & Pekkarinen, 1999, mentre l'analisi condotta sui microsporidi della spigola ha escluso la loro identità con questa specie, non permettendo in questo caso di confermare il ruolo dei gobidi quale serbatoio dell'infezione. La specie L. acerinae, descritta finora in pesci selvatici dulciacquicoli della famiglia Percidae in Finlandia, rappresenta una nuova segnalazione per quanto concerne i gobidi ed il territorio italiano.
2008
Atti del XV Convegno Nazionale della Società  Italiana di Patologia Ittica
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