Il lavoro verte sulle forme che, dall’età illuministica, ha assunto in Italia la tesi di un ruolo decisivo della Chiesa cattolica – e specificamente del suo apparato censorio – nel determinare l’emarginazione del paese dal fronte del progresso scientifico, nel quale si era trovato fino al sec. XVI. Un confronto mostra che la tesi ha avuto uno sviluppo molto maggiore nei casi di Spagna e Portogallo, gli altri due paesi nei quali operò con maggior forza la censura ecclesiastica: per essi, fino ad anni recenti, essa ha fornito una sorta di spiegazione totalizzante ed esaustiva di una marginalità che – in ogni caso – fu molto più accentuata di quella dell’Italia. Anche per il nostro paese, tuttavia, la tesi è stata proposta con frequenza, anche se spesso più in termini generali e allusivi – facendo riferimento a casi “eminenti” come quelli di Bruno o Galileo - che in modo circostanziato e analitico, e sebbene non siano mancate distinzioni e negazioni di vario grado (notevole quella di un laico come B. Croce). Nel saggio sono esaminate alcune delle enunciazioni più rilevanti della tesi, a partire dal primo Settecento, mostrando la loro correlazione nel tempo con stagioni diverse della storia intellettuale del paese. Esso costituisce il punto di inizio di un’indagine collettiva approfondita che è ora in corso da parte di un gruppo di ricercatori di più Atenei, coordinati dallo scrivente e supportati dal finanziamento di un progetto speciale di Ateneo, del quale sono coordinatore.
Il dibattito su religione e scienza, dal secolo XVIII al presente: il caso dell'Italia
BALDINI, UGO
2009
Abstract
Il lavoro verte sulle forme che, dall’età illuministica, ha assunto in Italia la tesi di un ruolo decisivo della Chiesa cattolica – e specificamente del suo apparato censorio – nel determinare l’emarginazione del paese dal fronte del progresso scientifico, nel quale si era trovato fino al sec. XVI. Un confronto mostra che la tesi ha avuto uno sviluppo molto maggiore nei casi di Spagna e Portogallo, gli altri due paesi nei quali operò con maggior forza la censura ecclesiastica: per essi, fino ad anni recenti, essa ha fornito una sorta di spiegazione totalizzante ed esaustiva di una marginalità che – in ogni caso – fu molto più accentuata di quella dell’Italia. Anche per il nostro paese, tuttavia, la tesi è stata proposta con frequenza, anche se spesso più in termini generali e allusivi – facendo riferimento a casi “eminenti” come quelli di Bruno o Galileo - che in modo circostanziato e analitico, e sebbene non siano mancate distinzioni e negazioni di vario grado (notevole quella di un laico come B. Croce). Nel saggio sono esaminate alcune delle enunciazioni più rilevanti della tesi, a partire dal primo Settecento, mostrando la loro correlazione nel tempo con stagioni diverse della storia intellettuale del paese. Esso costituisce il punto di inizio di un’indagine collettiva approfondita che è ora in corso da parte di un gruppo di ricercatori di più Atenei, coordinati dallo scrivente e supportati dal finanziamento di un progetto speciale di Ateneo, del quale sono coordinatore.Pubblicazioni consigliate
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