La riduzione, su scala globale, della copertura forestale è uno dei problemi ambientali che viene percepito come più grave. Tale percezione è legata agli impatti immediati e facilmente comprensibili della riduzione delle foreste, tra gli ecosistemi più ricchi in termini di biodiversità. I processi di deforestazione sono aggravati dalla pratica di attività illegali. Queste possono anche non essere direttamente associate ad impatti ambientali negativi sulle foreste, ma il rapporto tra illegalità e non sostenibilità è nella realtà molto forte, tanto che i due fenomeni tendono ad essere identificati. Secondo la FAO e diversi altri organismi internazionali, governativi e non, sono molteplici le ragioni per ritenere che l’industria forestale sia molto esposta a fenomeni di corruzione e illegalità, in particolar modo in molti Paesi tropicali e sub-tropicali. Il taglio illegale e l’uso dei profitti da questi derivanti è uno dei più significativi esempi di degenerazione dei processi di gestione della cosa pubblica assommando e integrando in sé problemi connessi a corruzione, conflitti sociali, inefficiente uso delle risorse, distrazione di risorse pubbliche a fini privati. Obiettivo della ricerca è l’analisi del ruolo dell’Italia nell’importazione di legname da Paesi con estesi fenomeni di deforestazione, degrado e corruzione lungo la filiera foresta-legno. Nell’evidenziare nello specifico le responsabilità italiane, si intende dare indicazioni in merito alle linee di politica d’intervento, soprattutto con riferimento al quadro internazionale degli accordi intergovernativi in materia, tra cui il Piano d’Azione Forest Law Enforcement on Governance and Trade (FLEGT), la Convention on International Trade in Endangered Species of Wild Flora and Fauna (CITES), la Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD) ed altre ancora. Nonostante ci sia un ampio riconoscimento delle funzioni positive associate alla conservazione e miglioramento delle foreste, i processi di deforestazione non si sono andati riducendo in questi ultimi anni: in base ai dati della FAO, nel periodo 1990-2000 sono stati persi annualmente 14,6 milioni di ettari di foreste naturali (0,38% della superficie mondiale che è pari a 3,8 miliardi di ettari) e 1,5 milioni di ettari sono stati convertiti a piantagioni, una perdita solo in parte compensata da 3,6 milioni di ettari di espansione naturale del bosco su terreni abbandonati, e da 3,1 milioni di ettari di nuove piantagioni forestali (FAO, 2000). I dati più recenti, sempre di fonte FAO, confermano questi trend. L’Italia è il secondo importatore di prodotti legnosi in Europa e il sesto importatore mondiale. Tale flusso di importazioni alimenta un settore industriale d’importanza strategica per l’Italia, fino al 2004 primo esportatore mondiale di mobili (ora secondo dopo la Cina) e tuttora in una posizione di leadership internazionale in diversi segmenti dell’industria del legno, dei mobili e della carta. L’Italia è il primo partner commerciale per l’importazione di prodotti legnosi da alcuni paesi (Camerun, Costa d’Avorio, Bosnia, Romania, Albania, Serbia, ecc.) e mantiene forti legami commerciali con molti altri paesi del Terzo Mondo noti in sede internazionale per la presenza di seri problemi di deforestazione e illegalità nelle pratiche forestali. Le industrie del legno e della carta sono settori strategici del modello economico italiano: il settore legno-arredo ha un fatturato di 37 miliardi di Euro, occupa oltre 413.000 addetti ed esporta oltre il 32% della produzione; quello cartario lavora 10 milioni di tonnellate e ha un fatturato di 7,4 miliardi di Euro. Le tematiche della Responsabilità Sociale d’Impresa (Corporate Social Responsibility), anche alla luce dell’art. 29 di Agenda 21, e quelle delle politiche di Public Procurement stanno positivamente stimolando le imprese del settore legno ad una assunzione di responsabilità rispetto a queste tematiche. A fronte di questi problemi, a partire dagli anni ’70 le iniziative della società civile organizzata a favore della tutela delle foreste si sono andate moltiplicando e perfezionando passando dalla fase di denuncia a quella dei boicottaggi, fino ad arrivare alla proposta e messa in pratica di strumenti più avanzati ed efficaci: la creazione di sistemi di monitoraggio, la definizione di criteri e indicatori di buona gestione forestale, la certificazione dell’origine del legname e della sua rintracciabilità, le politiche di acquisto responsabile da parte della pubblica amministrazione, ecc. Anche le istituzioni internazionali hanno avviato una serie di programmi basati su accordi vincolanti per i paesi, ma soprattutto su soft law, su impegni generici e non impegnativi sul piano giuridico. Tra questi l’iniziativa più rilevate è certamente il Piano d’azione Forest Law Enforcement Governance and Trade della Commissione Europea e il Regolamento 2173 nel dicembre 2005. L’Unione Europea è ora nella fase di pratica implementazione del Programma, una fase che vede l’Italia, a differenza di altri partner europei, in forte ritardo. Facendo riferimento a questi obiettivi e motivazioni, il presente rapporto mette in evidenza le responsabilità italiane nella commercio internazionale di prodotti forestali, e quindi dei fenomeni di deforestazione e degrado delle foreste, le azioni di contenimento del problema messe in atto dalle istituzioni e dalla società civile e le possibili linee di politica d’intervento, soprattutto con riferimento al quadro internazionale degli accordi intergovernativi in materia (Piano d’Azione FLEGT, CITES, Convenzione sulla Diversità Biologica, convenzione delle Nazioni Unite contro la Criminalità Transnazionale e la Convenzione OCDE sulla Lotta alla Corruzione, ecc.). In particolare il rapporto è organizzato in quattro capitoli: nel primo capitolo viene presentato un sintetico quadro delle risorse forestali a livello mondiale evidenziando le aree dove si concentrano i processi di deforestazione e degrado delle foreste; nel capitolo vengono anche definiti i principali flussi commerciali che interessano materie prime legnose. Il capitolo successivo riporta la discussione intorno ai temi della illegalità e corruzione nel sistema foresta legno. Nel terzo capitolo vengono evidenziate le iniziative internazionale di contrasto del fenomeni di illegalità nel settore forestale. Il ruolo dell’Italia nei commercio internazionale di legname e le iniziative di gestione responsabile dell’approvvigionamento di legname da parte delle imprese italiane sono descritte nei due ultimi capitoli.

Deforestazione e processi di degrado delle foreste globali. La risposta del sistema foresta-legno italiano.

PETTENELLA, DAVIDE MATTEO;MASIERO, MAURO;SECCO, LAURA;
2009

Abstract

La riduzione, su scala globale, della copertura forestale è uno dei problemi ambientali che viene percepito come più grave. Tale percezione è legata agli impatti immediati e facilmente comprensibili della riduzione delle foreste, tra gli ecosistemi più ricchi in termini di biodiversità. I processi di deforestazione sono aggravati dalla pratica di attività illegali. Queste possono anche non essere direttamente associate ad impatti ambientali negativi sulle foreste, ma il rapporto tra illegalità e non sostenibilità è nella realtà molto forte, tanto che i due fenomeni tendono ad essere identificati. Secondo la FAO e diversi altri organismi internazionali, governativi e non, sono molteplici le ragioni per ritenere che l’industria forestale sia molto esposta a fenomeni di corruzione e illegalità, in particolar modo in molti Paesi tropicali e sub-tropicali. Il taglio illegale e l’uso dei profitti da questi derivanti è uno dei più significativi esempi di degenerazione dei processi di gestione della cosa pubblica assommando e integrando in sé problemi connessi a corruzione, conflitti sociali, inefficiente uso delle risorse, distrazione di risorse pubbliche a fini privati. Obiettivo della ricerca è l’analisi del ruolo dell’Italia nell’importazione di legname da Paesi con estesi fenomeni di deforestazione, degrado e corruzione lungo la filiera foresta-legno. Nell’evidenziare nello specifico le responsabilità italiane, si intende dare indicazioni in merito alle linee di politica d’intervento, soprattutto con riferimento al quadro internazionale degli accordi intergovernativi in materia, tra cui il Piano d’Azione Forest Law Enforcement on Governance and Trade (FLEGT), la Convention on International Trade in Endangered Species of Wild Flora and Fauna (CITES), la Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD) ed altre ancora. Nonostante ci sia un ampio riconoscimento delle funzioni positive associate alla conservazione e miglioramento delle foreste, i processi di deforestazione non si sono andati riducendo in questi ultimi anni: in base ai dati della FAO, nel periodo 1990-2000 sono stati persi annualmente 14,6 milioni di ettari di foreste naturali (0,38% della superficie mondiale che è pari a 3,8 miliardi di ettari) e 1,5 milioni di ettari sono stati convertiti a piantagioni, una perdita solo in parte compensata da 3,6 milioni di ettari di espansione naturale del bosco su terreni abbandonati, e da 3,1 milioni di ettari di nuove piantagioni forestali (FAO, 2000). I dati più recenti, sempre di fonte FAO, confermano questi trend. L’Italia è il secondo importatore di prodotti legnosi in Europa e il sesto importatore mondiale. Tale flusso di importazioni alimenta un settore industriale d’importanza strategica per l’Italia, fino al 2004 primo esportatore mondiale di mobili (ora secondo dopo la Cina) e tuttora in una posizione di leadership internazionale in diversi segmenti dell’industria del legno, dei mobili e della carta. L’Italia è il primo partner commerciale per l’importazione di prodotti legnosi da alcuni paesi (Camerun, Costa d’Avorio, Bosnia, Romania, Albania, Serbia, ecc.) e mantiene forti legami commerciali con molti altri paesi del Terzo Mondo noti in sede internazionale per la presenza di seri problemi di deforestazione e illegalità nelle pratiche forestali. Le industrie del legno e della carta sono settori strategici del modello economico italiano: il settore legno-arredo ha un fatturato di 37 miliardi di Euro, occupa oltre 413.000 addetti ed esporta oltre il 32% della produzione; quello cartario lavora 10 milioni di tonnellate e ha un fatturato di 7,4 miliardi di Euro. Le tematiche della Responsabilità Sociale d’Impresa (Corporate Social Responsibility), anche alla luce dell’art. 29 di Agenda 21, e quelle delle politiche di Public Procurement stanno positivamente stimolando le imprese del settore legno ad una assunzione di responsabilità rispetto a queste tematiche. A fronte di questi problemi, a partire dagli anni ’70 le iniziative della società civile organizzata a favore della tutela delle foreste si sono andate moltiplicando e perfezionando passando dalla fase di denuncia a quella dei boicottaggi, fino ad arrivare alla proposta e messa in pratica di strumenti più avanzati ed efficaci: la creazione di sistemi di monitoraggio, la definizione di criteri e indicatori di buona gestione forestale, la certificazione dell’origine del legname e della sua rintracciabilità, le politiche di acquisto responsabile da parte della pubblica amministrazione, ecc. Anche le istituzioni internazionali hanno avviato una serie di programmi basati su accordi vincolanti per i paesi, ma soprattutto su soft law, su impegni generici e non impegnativi sul piano giuridico. Tra questi l’iniziativa più rilevate è certamente il Piano d’azione Forest Law Enforcement Governance and Trade della Commissione Europea e il Regolamento 2173 nel dicembre 2005. L’Unione Europea è ora nella fase di pratica implementazione del Programma, una fase che vede l’Italia, a differenza di altri partner europei, in forte ritardo. Facendo riferimento a questi obiettivi e motivazioni, il presente rapporto mette in evidenza le responsabilità italiane nella commercio internazionale di prodotti forestali, e quindi dei fenomeni di deforestazione e degrado delle foreste, le azioni di contenimento del problema messe in atto dalle istituzioni e dalla società civile e le possibili linee di politica d’intervento, soprattutto con riferimento al quadro internazionale degli accordi intergovernativi in materia (Piano d’Azione FLEGT, CITES, Convenzione sulla Diversità Biologica, convenzione delle Nazioni Unite contro la Criminalità Transnazionale e la Convenzione OCDE sulla Lotta alla Corruzione, ecc.). In particolare il rapporto è organizzato in quattro capitoli: nel primo capitolo viene presentato un sintetico quadro delle risorse forestali a livello mondiale evidenziando le aree dove si concentrano i processi di deforestazione e degrado delle foreste; nel capitolo vengono anche definiti i principali flussi commerciali che interessano materie prime legnose. Il capitolo successivo riporta la discussione intorno ai temi della illegalità e corruzione nel sistema foresta legno. Nel terzo capitolo vengono evidenziate le iniziative internazionale di contrasto del fenomeni di illegalità nel settore forestale. Il ruolo dell’Italia nei commercio internazionale di legname e le iniziative di gestione responsabile dell’approvvigionamento di legname da parte delle imprese italiane sono descritte nei due ultimi capitoli.
2009
9788844804053
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