Questo studio illustra parte dei risultati ottenuti e dei metodi impiegati nel progetto di Ateneo dell’Università di Padova, ideato, realizzato e coordinato da Valter Zanin, su “Profili e dinamiche della migrazione cinese in Italia e nel Veneto”. Il progetto è stato poi finanziato, oltre che dall’Ateneo, anche dall’Assessorato provinciale del Lavoro di Venezia e dall’Assessorato alle politiche abitative del Comune di Padova. L’analisi intende rappresentare un contributo al dibattito internazionale sugli sweatshops. L’opera è suddivisa in tre parti. La prima parte (pp. 7-64, stesa da V. Zanin) espone e commenta i dati statistici raccolti sui migranti cinesi in Italia e nel Veneto e sui lavoratori e lavoratrici dipendenti cinesi impiegati nel Veneto, mirando a studiare il caso veneto in un’ottica comparativa sia internazionale sia inter-regionale italiana. Oltre a ricostruire la distribuzione spaziale delle imprese gestite da cinesi in Italia, analizzando sistematicamente i dati acquisiti dalle Camere di Commercio e rendendo così disponibile un quadro per la prima volta completo su scala nazionale della diversificazione delle attività produttive cinesi in Italia, si analizzano i profili di 9.096 lavoratori dipendenti cinesi entrati formalmente nel mercato del lavoro veneto tra il 2005 e il 2007, sulla base dei dati dei centri dell’impego regionali. La seconda parte (pp. 65-116, stesa da V. Zanin e B. Wu) è dedicata all’analisi dei risultati della ricerca sul campo condotta nei laboratori terzisti cinesi nelle province di Padova e Venezia, prendendo in considerazione la dimensione organizzativa degli stessi, la natura del subappalto e dei prodotti, l’orario lavorativo e la strutturazione della giornata lavorative per le diverse figure operaie impiegate, la struttura dei salari, le condizioni di lavoro, del vitto e degli alloggi, le relazioni indutriali, il turnover lavorativo. Sono stati visitati 25 laboratori terzisti cinesi situati nelle province di Venezia e di Padova e 5 laboratori gestiti da italiani che occupano lavoratori/trici immigrati cinesi, osservando l’ambiente di lavoro, tramite protocolli di rilevazione etnografica contenenti anche riferimenti concordati con medici del lavoro italiani appositamente consultati, raccogliendo note etnografiche, realizzando interviste individuali e di gruppo con 72 operai e imprenditori cinesi, somministrando un questionario a 96 operai cinesi Nella terza parte (pp.117-207, stesa da V. Zanin) si cerca di rendere conto dei fattori che hanno favorito l’inserimento e la rapida e impetuosa crescita di laboratori terzisti nel sistema moda del Veneto, sulla base di interviste a testimoni privilegiati italiani. In questa parte vengono comparati i modelli organizzativi dei laboratori terzisti italiani e cinesi nel Veneto e si analizzano le percezioni da parte di attori sociali autoctoni delle problematiche organizzative e sociali emerse, soffermandosi anche sugli stereotipi correnti al riguardo. Lo studio è innovativo su tre versanti, in quanto gli studiosi della migrazione cinese in Europa e in Italia non hanno approfondito in modo minuzioso il tema dell’organizzazione del lavoro nelle fabbriche cinesi legate alla migrazione. Non sono solo le analisi delle forme di organizzazione del processo di lavoro e delle effettive condizioni di lavoro nei laboratori cinesi a fare difetto nella letteratura sulla migrazione cinese in Europa – e in buona parte anche in America settentrionale -, ma anche le effettive dinamiche di inserzione nelle reti di subfornitura, quindi gli aspetti inter-organizzativi, che coinvolgono non solo piccoli, medi o grandi imprenditori/trici migranti cinesi e operai/e migranti cinesi, ma anche i committenti – nel caso, italiani. Inoltre, la ricerca mirava a produrre primi elementi di valutazione della possibile incidenza di forme di lavoro degradato o coatto nell’ambito studiato.
Profili e dinamiche della migrazione cinese in Italia e nel Veneto
ZANIN, VALTER;
2009
Abstract
Questo studio illustra parte dei risultati ottenuti e dei metodi impiegati nel progetto di Ateneo dell’Università di Padova, ideato, realizzato e coordinato da Valter Zanin, su “Profili e dinamiche della migrazione cinese in Italia e nel Veneto”. Il progetto è stato poi finanziato, oltre che dall’Ateneo, anche dall’Assessorato provinciale del Lavoro di Venezia e dall’Assessorato alle politiche abitative del Comune di Padova. L’analisi intende rappresentare un contributo al dibattito internazionale sugli sweatshops. L’opera è suddivisa in tre parti. La prima parte (pp. 7-64, stesa da V. Zanin) espone e commenta i dati statistici raccolti sui migranti cinesi in Italia e nel Veneto e sui lavoratori e lavoratrici dipendenti cinesi impiegati nel Veneto, mirando a studiare il caso veneto in un’ottica comparativa sia internazionale sia inter-regionale italiana. Oltre a ricostruire la distribuzione spaziale delle imprese gestite da cinesi in Italia, analizzando sistematicamente i dati acquisiti dalle Camere di Commercio e rendendo così disponibile un quadro per la prima volta completo su scala nazionale della diversificazione delle attività produttive cinesi in Italia, si analizzano i profili di 9.096 lavoratori dipendenti cinesi entrati formalmente nel mercato del lavoro veneto tra il 2005 e il 2007, sulla base dei dati dei centri dell’impego regionali. La seconda parte (pp. 65-116, stesa da V. Zanin e B. Wu) è dedicata all’analisi dei risultati della ricerca sul campo condotta nei laboratori terzisti cinesi nelle province di Padova e Venezia, prendendo in considerazione la dimensione organizzativa degli stessi, la natura del subappalto e dei prodotti, l’orario lavorativo e la strutturazione della giornata lavorative per le diverse figure operaie impiegate, la struttura dei salari, le condizioni di lavoro, del vitto e degli alloggi, le relazioni indutriali, il turnover lavorativo. Sono stati visitati 25 laboratori terzisti cinesi situati nelle province di Venezia e di Padova e 5 laboratori gestiti da italiani che occupano lavoratori/trici immigrati cinesi, osservando l’ambiente di lavoro, tramite protocolli di rilevazione etnografica contenenti anche riferimenti concordati con medici del lavoro italiani appositamente consultati, raccogliendo note etnografiche, realizzando interviste individuali e di gruppo con 72 operai e imprenditori cinesi, somministrando un questionario a 96 operai cinesi Nella terza parte (pp.117-207, stesa da V. Zanin) si cerca di rendere conto dei fattori che hanno favorito l’inserimento e la rapida e impetuosa crescita di laboratori terzisti nel sistema moda del Veneto, sulla base di interviste a testimoni privilegiati italiani. In questa parte vengono comparati i modelli organizzativi dei laboratori terzisti italiani e cinesi nel Veneto e si analizzano le percezioni da parte di attori sociali autoctoni delle problematiche organizzative e sociali emerse, soffermandosi anche sugli stereotipi correnti al riguardo. Lo studio è innovativo su tre versanti, in quanto gli studiosi della migrazione cinese in Europa e in Italia non hanno approfondito in modo minuzioso il tema dell’organizzazione del lavoro nelle fabbriche cinesi legate alla migrazione. Non sono solo le analisi delle forme di organizzazione del processo di lavoro e delle effettive condizioni di lavoro nei laboratori cinesi a fare difetto nella letteratura sulla migrazione cinese in Europa – e in buona parte anche in America settentrionale -, ma anche le effettive dinamiche di inserzione nelle reti di subfornitura, quindi gli aspetti inter-organizzativi, che coinvolgono non solo piccoli, medi o grandi imprenditori/trici migranti cinesi e operai/e migranti cinesi, ma anche i committenti – nel caso, italiani. Inoltre, la ricerca mirava a produrre primi elementi di valutazione della possibile incidenza di forme di lavoro degradato o coatto nell’ambito studiato.Pubblicazioni consigliate
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